Mafie e imprenditoria. Il magistrato Gratteri a Lecco: 'Il Nord ha perso l’innocenza'
La mafia ci rassomiglia perché si trasforma, cambia con il tempo e con il mercato. La mafia ci rassomiglia perché, come le persone comuni, ha bisogno di continue approvazioni. La mafia, per essere efficiente, ha bisogno di professionisti che si mettano al servizio dei boss per riciclare denaro sporco. La mafia ci rassomiglia perché solo in gruppo i mafiosi si sentono forti e protetti. La mafia è simile a noi perché è disposta a cedere a compromessi.
L’evento è la conclusione di un lungo percorso proposto a undici scuole lecchesi, che ha visto la partecipazione di mille studenti e cento docenti. Durante l’incontro si è parlato soprattutto di ‘ndrangheta, la mafia più ricca e potente del mondo. Ad aprire i lavori, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, che ha subito ricordato come la mafia calabrese sia presente nel territorio lecchese già da diverso tempo. La provincia è infatti considerata feudo dei Coco Trovato. Basti pensare all’operazione “Wall Street”, che prendeva il nome proprio dalla pizzeria-quartier generale del boss calabrese. «Senza ricorrere continuamente alla violenza, le mafie hanno messo le mani sull’Italia più ricca, quella del Nord. Eppure proprio il Nord – scrive Gratteri nel suo ultimo libro “Fiumi d’oro” – si vantava di avere gli anticorpi sociali per resistere alle tentazioni del denaro sporco. Oggi, purtroppo, non c’è regione che sia immune dalla presenza delle mafie. Una presenza che ha portato alla conquista di interi territori, partendo dal movimento terra e dalla gestione di cooperative per la pulizia e per il portierato: scuole, enti pubblici, edifici industriali o civili, uffici, banche, ospedali, condomini; non manca nulla».
Prima dell’intervento del professor Nicaso, hanno preso la parola anche il prefetto di Lecco e il preside del Badoni, una delle scuole del progetto sulla legalità. Nicaso, collegato via Skype dal Canada, ha introdotto l’argomento, cercando di sfatare alcuni pregiudizi. «Si continua a pensare alle mafie come fenomeno culturale. Ormai non è più così. I mafiosi sono non-persone, nel senso che si sentono speciali solo perché appartengono a un gruppo, perdendo la loro dimensione individuale. Commettono delitti efferati, perché a loro volta considerano anche gli altri delle non-persone. Oggi, nonostante una maggiore consapevolezza, le domande di affiliazioni sono in aumento. La ‘ndrangheta è cresciuta nel silenzio, in una colpevole sottovalutazione. La lotta alle mafie deve avere il contributo di tutti e chi denuncia deve essere supportato dallo Stato. Inoltre, l’infiltrazione mafiosa è una freno per l’economia del Paese e porta i giovani onesti a partire. Il Nord ha ormai perso l’innocenza e non si può pensare che queste zone siano immuni a questo fenomeno».
Gratteri ha poi spiegato come la ‘ndrangheta sia presente in Lombardia dal 1975. Ma perché la mafia è in questi territori, si domanda il magistrato. Perché qualcuno gli ha aperto la porta, risponde in modo amaro il procuratore. «Negli ultimi vent’anni tutti gli appalti sono stati realizzati con un ribasso del 40%, una pura follia. Chi ne ha beneficiato? Ci facciamo corrompere facilmente e la mafia è in grado di offrire servizi a basso costo. In Italia abbiamo un Pil inferiore del 9% proprio a causa di questa economia sommersa. La mafia ci assomiglia perché sono proprio le persone per bene a cercare i mafiosi: abbiamo pensato di poter trattare con loro, di poterli sfruttare, ma ci siamo sbagliati».
Nel corso della serata c’è stato anche per parlare di droghe. Gratteri ha espresso con forza il suo parere negativo per il disegno di legge in esame in Parlamento sulla legalizzazione della cannabis. Infine, l’intervento di monsignor Sangalli ha posto l’accento sul concetto di dignità umana, parola presente solo nella Costituzione tedesca. Il suo è un invito a non essere egoisti in un mondo che sta cambiando velocemente fagocitato dalla tecnologia, che molto spesso porta al solipsismo.
L’evento è la conclusione di un lungo percorso proposto a undici scuole lecchesi, che ha visto la partecipazione di mille studenti e cento docenti. Durante l’incontro si è parlato soprattutto di ‘ndrangheta, la mafia più ricca e potente del mondo. Ad aprire i lavori, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, che ha subito ricordato come la mafia calabrese sia presente nel territorio lecchese già da diverso tempo. La provincia è infatti considerata feudo dei Coco Trovato. Basti pensare all’operazione “Wall Street”, che prendeva il nome proprio dalla pizzeria-quartier generale del boss calabrese. «Senza ricorrere continuamente alla violenza, le mafie hanno messo le mani sull’Italia più ricca, quella del Nord. Eppure proprio il Nord – scrive Gratteri nel suo ultimo libro “Fiumi d’oro” – si vantava di avere gli anticorpi sociali per resistere alle tentazioni del denaro sporco. Oggi, purtroppo, non c’è regione che sia immune dalla presenza delle mafie. Una presenza che ha portato alla conquista di interi territori, partendo dal movimento terra e dalla gestione di cooperative per la pulizia e per il portierato: scuole, enti pubblici, edifici industriali o civili, uffici, banche, ospedali, condomini; non manca nulla».
Il dr. Gratteri
Prima dell’intervento del professor Nicaso, hanno preso la parola anche il prefetto di Lecco e il preside del Badoni, una delle scuole del progetto sulla legalità. Nicaso, collegato via Skype dal Canada, ha introdotto l’argomento, cercando di sfatare alcuni pregiudizi. «Si continua a pensare alle mafie come fenomeno culturale. Ormai non è più così. I mafiosi sono non-persone, nel senso che si sentono speciali solo perché appartengono a un gruppo, perdendo la loro dimensione individuale. Commettono delitti efferati, perché a loro volta considerano anche gli altri delle non-persone. Oggi, nonostante una maggiore consapevolezza, le domande di affiliazioni sono in aumento. La ‘ndrangheta è cresciuta nel silenzio, in una colpevole sottovalutazione. La lotta alle mafie deve avere il contributo di tutti e chi denuncia deve essere supportato dallo Stato. Inoltre, l’infiltrazione mafiosa è una freno per l’economia del Paese e porta i giovani onesti a partire. Il Nord ha ormai perso l’innocenza e non si può pensare che queste zone siano immuni a questo fenomeno».
A destra il Prefetto Liliana Baccari
Gratteri ha poi spiegato come la ‘ndrangheta sia presente in Lombardia dal 1975. Ma perché la mafia è in questi territori, si domanda il magistrato. Perché qualcuno gli ha aperto la porta, risponde in modo amaro il procuratore. «Negli ultimi vent’anni tutti gli appalti sono stati realizzati con un ribasso del 40%, una pura follia. Chi ne ha beneficiato? Ci facciamo corrompere facilmente e la mafia è in grado di offrire servizi a basso costo. In Italia abbiamo un Pil inferiore del 9% proprio a causa di questa economia sommersa. La mafia ci assomiglia perché sono proprio le persone per bene a cercare i mafiosi: abbiamo pensato di poter trattare con loro, di poterli sfruttare, ma ci siamo sbagliati».
Nel corso della serata c’è stato anche per parlare di droghe. Gratteri ha espresso con forza il suo parere negativo per il disegno di legge in esame in Parlamento sulla legalizzazione della cannabis. Infine, l’intervento di monsignor Sangalli ha posto l’accento sul concetto di dignità umana, parola presente solo nella Costituzione tedesca. Il suo è un invito a non essere egoisti in un mondo che sta cambiando velocemente fagocitato dalla tecnologia, che molto spesso porta al solipsismo.
Beniamino Valeriano