Lecco, crack del Tubettificio Europeo: i tre membri del cda 'patteggiano' la bancarotta
A due anni e qualche giorno dalla sentenza di fallimento - datata 3 maggio 2016 - hanno quest'oggi patteggiato, al cospetto del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore, i tre membri del Consiglio di Amministrazione del Tubettificio Europeo spa, storica impresa con sede in via Rosmini a Pescarenico, naufragata fino ad accumulare un passivo di circa 35 milioni di euro a fronte di un attivo di 5.
Bancarotta fraudolenta impropria da false comunicazioni sociali il reato ascritto a Manlio Giorgetti, al figlio Corrado e a Franco Porzio, assistiti rispettivamente dagli avvocati Carlo Galli, Gloria Agostini e Chiara Scavelli dello studio lecchese Galli e Associati.
In udienza, dopo un primo rinvio accordato nei mesi scorsi, il GUP, in fase di patteggiamento, ha dapprima accordato alla difesa la riqualificazione della fattispecie in contestazione, riconducendola ad una bancarotta semplice - come tra l'altro inizialmente proposto al GIP dal sostituto procuratore Nicola Preteroti, titolare del fascicolo - ratificando poi l'accordo trovato tra le parti, con la pubblica accusa oggi sostenuta dal dottor Andrea Figoni, appena subentrato al collega trasferito nei mesi scorsi a Bergamo.
Riconosciute le attenuanti generiche (in considerazione anche del risarcimento versato al fallimento), decurtato lo "sconto" previsto dal rito scelto, la partita si è chiusa a 4 mesi, convertiti in una multa da 30.000 euro. Pena sospesa.
Bancarotta fraudolenta impropria da false comunicazioni sociali il reato ascritto a Manlio Giorgetti, al figlio Corrado e a Franco Porzio, assistiti rispettivamente dagli avvocati Carlo Galli, Gloria Agostini e Chiara Scavelli dello studio lecchese Galli e Associati.
In udienza, dopo un primo rinvio accordato nei mesi scorsi, il GUP, in fase di patteggiamento, ha dapprima accordato alla difesa la riqualificazione della fattispecie in contestazione, riconducendola ad una bancarotta semplice - come tra l'altro inizialmente proposto al GIP dal sostituto procuratore Nicola Preteroti, titolare del fascicolo - ratificando poi l'accordo trovato tra le parti, con la pubblica accusa oggi sostenuta dal dottor Andrea Figoni, appena subentrato al collega trasferito nei mesi scorsi a Bergamo.
Riconosciute le attenuanti generiche (in considerazione anche del risarcimento versato al fallimento), decurtato lo "sconto" previsto dal rito scelto, la partita si è chiusa a 4 mesi, convertiti in una multa da 30.000 euro. Pena sospesa.
A.M.