I 40 anni della Legge Basaglia: Lecco 'attende' il nuovo CPS e punta sulla prevenzione

Marco Cavallo è tornato a Lecco. Idealmente ma sospinto dal coinvolgimento di quanti ieri pomeriggio - nella stessa data in cui 40 anni fa veniva pubblicata in Gazzetta Ufficiale la così detta Legge Basaglia - si sono alternati al microfono, dinnanzi ad un nutrito ed attento pubblico, nell'ambito dell'iniziativa promossa dal Forum Salute Mentale per riflettere proprio sull'anniversario di quel provvedimento normativo che portò alla chiusura dei manicomi restituendo così libertà e dignità a decine di migliaia di persone con disturbi psichici internate fino a quel momento in strutture definite senza mezzi termini da Guerrino Donegà - primo a prendere la parola, inquadrando il perché di un momento di confronto anche a Lecco - "inumane".

Alcuni alunni del Liceo Musicale Grassi

Al microfono Guerrino Donegà dinnanzi al pubblico presente all'evento

La chiamarono Legge 13 maggio 1978, n. 180  "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori": "un titolo scarno  - ha fatto notare il sindacalista - per un passaggio epocale", in grado di lasciare un segno indelebile anche oltre i confini nazionali, facendo scuola. 100 mila erano allora gli uomini e le donne, letteralmente segregati in spazi tali da rappresentare "discariche umane"; poi il cambio di passo sulla scia dell'esperienza improntata da dr. Franco Basaglia e dai suoi collaboratori a Trieste, con una certezza a fare da filo conduttore: "i manicomi non andavano riformati ma andavano chiusi", ridonando la libertà a quanti vi venivano reclusi più che ricoverati, permettendo altresì loro di tornare a godere dei diritti civili-politici, aspetto assolutamente non secondario legato alla "180".
40 mila i "matti" che transitarono - venendo al nostro territorio - per il San Martino, struttura di riferimento per l'allora provincia di Como, in funzione dal 1882 al 1999, teatro di "indicibili sofferenze" con le mura intrise di "storie struggenti" di cui si trova ancora traccia nelle cartelle cliniche, contenenti anche tutte quelle lettere scritte dai malati e - atrocemente - mai recapitate ai legittimi destinatari.

Antonio Lora e Enrico Frisone

Del resto, come scriveva Alda Merini - con le sue poesie proposte da Giusy Vassena di Teatro Invito, negli intermezzi curati insieme agli alunni del Liceo Musicale Grassi - "Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita".
A quarant'anni di distanza dalla legge cosa resta ora da fare? Chiusi, assai più recentemente, anche gli ospedali psichiatrici giudiziari, rimane ora - nell'analisi proposta da Donegà - da alleggerire ulteriormente il carico delle strutture residenziali, seguendo la scia del Friuli dove già non esistono più nemmeno queste realtà, potenziando i servizi territoriali e allocando risorse per mantenere le persone con disturbo psichico in famiglia, nel loro contesto naturale.
A Lecco, "troppo a lungo si è tollerato di avere un CPS fatiscente e deprimente" è stato detto con convinzione, evidenziando il contributo dato dalle associazioni per disegnare quello che sarà il nuovo Centro, in via Tubi, immaginato come "un luogo aperto alla città", attraversabile "senza avere paura dei matti" ma anche - ha aggiunto il dottor Enrico Frisone, direttore socio-sanitario dell'ASST, "non solo funzionale ma anche modificabile nel futuro", per essere sempre rispondente alle necessità del territorio e dunque degli operatori ma anche e soprattutto di quei soggetti - spesso etichettati come "loro" in contrapposizione con un "noi" in realtà fluido - che "ci auguriamo abbiano sempre più voce".

Thomas Emmenegger. Alle sue spalle l'installazione Marco Cavallo realizzata con i pazienti del manicomio di Trieste

"Adesso ci muoviamo in un terreno completamente diverso: sono cambiati i servizi ma è cambiata anche la società" ha spiegato il dottor Antonio Lora, direttore del Dipartimento Salute Mentale e delle Dipendenze dell'ASST di Lecco, evidenziando come "oggi sono seguite il doppio delle persone seguite negli anni '80" aggiungendo però come ancora vi siano soggetti che arrivano a bussare troppo tardi alle porte delle strutture o non vi arrivino proprio. "Sono cambiate le persone che si rivolgono a noi: 40 anni fa erano persone uscite appunto dagli ospedali psichiatrici, con disturbi anche molto gravi. Oggi hanno altri generi di disturbi". Elevati così ad esempio i problemi legati all'integrazione lamentati dagli immigrati o l'associazione sempre più frequente tra malattia mentale e abuso di sostanze, problematica definita ormai come "epidemica". Ed ancora la necessità di riservare attenzioni particolari ai giovani, fascia della popolazione nella quale il 40% degli acciacchi di salute sono disturbi di salute mentale.
"La 180 ci ha detto cosa non fare. Noi stiamo scrivendo cosa fare" ha dunque rimarcato. "I servizi devono essere orientati sempre più alla prevenzione". Non per nulla, a Lecco si sta lavorando per la creazione di una equipe appositamente dedicata ai giovani mentre da qualche anno è partito un progetto pensato appositamente per le donne in gravidanza, 1 su 10 delle quali, in letteratura, soffre di un disturbo depressivo. L'idea, è evidente, è quella di "andare incontro alle persone", sapendo bene che "lo stigma c'è ancora" e, se da una parte, il paziente ha raggiunto - in generale - una maggiore accettazione del disturbo mentale, dall'altro - quale altra faccia della stessa medaglia - la società chiede un maggiore controllo.
A Thomas Emmenegger, psichiatra che lavorò anche a Trieste nonché presidente della Fabbrica di Olinda, gestore con Arci e Auser della Piazzeria Fiore scelta quale location per l'appuntamento di ieri, il compito di tirare le fila, insieme all'assessore al Welfare Riccardo Mariani, di un evento che indubbiamente ha fatto centro, avendo catalizzato l'attenzione del pubblico presente.
A.M.
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