Lecco, ex Leuci e amianto: scoperchiare i tetti può creare un'emergenza ambientale

Altra doccia fredda per chi, da tempo oramai – è trascorso quasi un anno dall’ordinanza sindacale disattese – attende la messa in sicurezza dell’ex area Leuci, nel cuore di Lecco: l'ennesimo piano di bonifica presentato (il quarto) è stato infatti bocciato perché incompleto.

Giovedi sera in Comune si è riunita la commissione ambiente alla presenza di numerosi cittadini residenti in via XI febbraio e dei rappresentanti del Gruppo Aiuto Mesotelioma, da anni in prima fila per combattere la presenza di amianto.
Le notizie emerse sono preoccupanti: "In questo momento - ha spiegato infatti la dirigente all'edilizia Elena Todeschini - l'intervento di rimozione della copertura può essere sconsigliato. All'interno con ogni probabilità è presente altro amianto ma non sappiamo quanto ne’ dove perchè non esiste una mappatura precisa, che deve essere fornita dal privato".
"Non vogliamo spaventare i cittadini - ha sostenuto la dottoressa Sala dell'ATS - ma temiamo che anche all'interno degli edifici possa essere contenuto il materiale. Scoperchiando il pentolone senza avere le necessarie informazioni potrebbe creare un'emergenza ambientale anche peggiore dell'attuale situazione. Il 2 e 3 giugno un'ennesima impresa incaricata dai proprietari ha presentato i piani di lavoro per la rimozione dell'amianto, anche quello friabile presente all'interno, ma sempre con il solito vizio di forma: non hanno predisposto la mappatura dell'amianto senza la quale noi non possiamo autorizzare l'avvio ai lavori di smaltimento. E' una questione di sicurezza fondamentale" ha continuato la funzionaria dell’Agenzia per la tutela della Salute.

E' stato il consigliere Alberto Anghileri a esprimere un pensiero che sta prendendo piede anche tra i cittadini: "Forse ci stanno prendendo in giro. Fanno apposta a presentare un piano incompleto per non procedere con la bonifica. O davvero pensiamo che sono degli sprovveduti?" ha tuonato dai banchi dell'opposizione. "Siamo di fronte a una proprietà che ha già dimostrato di non avere a cuore le tematiche sociali. Non è una questione politica, di destra o di sinistra: in ballo c'è la salute di tutti i cittadini di Lecco".
Durissimo il commento di Cinzia Manzoni, presidente del Gruppo Aiuto Mesotelioma e uno dei volti della lotta all'amianto in Provincia di Lecco: "Siamo sconcertati. E' vero che la rimozione dell'amianto friabile è particolarmente complessa per il rischio che si diffonda nell'atmosfera. Ma è incredibile che lo scopriamo solo oggi! Da 12 mesi stiamo discutendo dell'ex Leuci, come associazione abbiamo organizzato un sit-in e si è persino mosso il ministero dell'ambiente. Eppure basterebbe rivolgersi alle ditte riconosciute da Regione Lombardia per ottenere una bonifica a norma di legge" ha sottolineato. "Non possiamo non porci alcune domande. Oggi ci dicono che nell'edificio è presente l'amianto, ma finora perchè nessuno ha fatto nulla? Questo significa che alla Leuci fino a qualche anno fa i dipendenti lavoravano esposti alle fibre: quanto è successo e sta emergendo è assolutamente preoccupante. Non ci stanchiamo di ripetere che di amianto si muore".

Il nodo dell'ex Leuci si fa sempre più ingarbugliato. "A livello normativo manca una regolamentazione che ci permetta di intervenire efficacemente: c'è un buco nella legislazione ambientale, di fronte a determinate situazioni siamo impotenti. Da parte nostra abbiamo fatto un grande lavoro per fare in modo che i privati si muovessero in prima persona, perchè noi direttamente non possiamo intervenire" ha continuato la dirigente Elena Todeschini.
Parole che alle orecchie dei residenti sono suonate come una resa.
P.V.
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