Lecco: l’artista Giansisto Gasparini in mostra, omaggio al pittore delle montagne

Il pittore, incisore e mosaicista Giansisto Gasparini ha compiuto 90 anni. Per l'occasione, il Comune di Lecco e l'Associazione Amici dei Musei del Territorio Lecchese hanno voluto rendere omaggio al grande artista con una serata in suo onore al Palazzo delle Paure di Lecco, sua seconda città. Nato a Casteggio (Pavia) nel 1924, Giansisto è infatti divenuto da poco cittadino benemerito di Lecco, città in cui vive ed è presente in modo partecipe attraverso le sue opere.

Tiziana Rota, Virginio Brivio, Michele Tavola, Giansisto Gasparini

Alla cerimonia, insieme al pittore erano presenti anche il sindaco Virginio Brivio, l'assessore alla Cultura Michele Tavola, la storica dell'arte Tiziana Rota, e il prevosto di Lecco monsignor Franco Cecchin.
“Abbiamo chiesto a Giansisto di condividere questo momento con una rilevanza pubblica, proprio per sottolinearne la grandezza artistica” ha esordito il sindaco. “La cultura è una grande risorsa nei momenti di fatica, sicuramente faticosa da coltivare, ma quando ci sono la volontà e la serenità si riesce a dare senso alle fatiche di tutti i giorni. Il suo dire ci serva come sprono in questo momento difficile, poiché la cultura è un bel lievito dentro la vita di una comunità, un importante momento di crescita collettiva.”
Anche l'assessore Tavola, così come la storica dell'arte Tiziana Rota, ha espresso tutta la sua stima e gratitudine per questo pittore che non solo ha dato tanto alla città di Lecco, ma ha avuto anche un ruolo centrale nella scena artistica della seconda metà del '900. A Lecco, in particolare, ha donato un importante quadro degli anni '50, l'integrale della sua esposizione grafica, una collezione di 60 pezzi che è stata esposta al secondo piano del Palazzo delle Paure, e una selezione permanente a Palazzo Belgioioso.

Se si dovesse farne una breve collocazione storica, sarebbe giusto partire dal 1956. Proprio in quel periodo infatti è nato il movimento del realismo esistenziale. I suoi protagonisti erano artisti che rifiutavano il realismo ideologico socialista, cercavano una dimensione più umana, interiore, profonda, lacerata. Si tratta di artisti che hanno vissuto la guerra da bambini o adolescenti, e che la vedevano come un'esperienza senza speranza e senza ritorno.
Emarginati dalla vita culturale artistica italiana, hanno avuto il coraggio di perseguire le proprie idee, di portarle fino alle estreme conseguenze, di eseguire una raffigurazione violenta e anticonformista che non incontrava il senso e il gusto comune e allontanare con le loro scelte intellettualmente oneste le simpatie della classe culturalmente dirigente. Questi artisti sono esistiti proprio perché pochi anni prima di loro c'è stato qualcuno che gli ha indicato la strada: Franco Francese e Giansisto Gasparini, che per primi hanno saputo portare in Italia il verbo europeo e mondiale di Bacon. Gasparini in particolare, ha introdotto un pubblico più ampio alla figura di Bacon, riportando macellerie, carne lacerata, e altri soggetti che infastidiscono l'occhio dell'osservatore. Negli anni Cinquanta la sua pittura era dunque vicina al realismo esistenziale. Nelle incisioni svolgeva invece temi di impegno politico e sociale, con modalità che rivelavano l’influsso dell’espressionismo tedesco.

Monsignor Cecchin e l'artista

Negli anni Settanta si è dedicato all’illustrazione e alla decorazione (mosaici e vetrate per chiese). Negli anni Ottanta proponeva soggetti naturalistici e ritratti d’artisti, ma anche riflessioni sulla violenza e sulle contraddizioni del nostro tempo. In questi ultimi anni a Lecco l'artista ha avuto un contatto diretto con la montagna, divenuta parte della sua vita. Ha cominciato a disegnarle, prima con schizzi, poi acquerelli e infine incisi. A fine serata le persone presenti alla cerimonia hanno avuto il grande piacere di assistere proprio alla realizzazione di alcune di queste montagne.

“Ho imparato a pensare, poi a disegnare e a dipingere. Scoprii che qualcosa era facile da farsi. Non so cosa voglio esprimere, non lo si sa mai inizialmente, per questo lo si può fare.” ha affermato il pittore prima di far nascere una montagna con le proprie matite.
Pietro Magnani
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