Il reato contestato ha fatto "drizzare le orecchie" al pubblico presente nella tarda mattinata odierna in Tribunale a Lecco, al cospetto del giudice monocratico Salvatore Catalano: disastro ferroviario "colposo", ai sensi dell'articolo 430 cp e dell'articolo 450 cp che punisce appunto
"chiunque con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario...". Al banco degli imputati Domenico F., classe 1963, "verificatore" di un treno merci partito da Chiasso la sera del 18 maggio 2013 e "deragliato" a Calolziocorte con una delle 8 ruote del carro 11 di 18 "sviata" rispetto al binario. Nessun ferito. Nessuna perdita di materiale. Fortunatamente. Ma l'apertura di un fascicolo giudiziario non si è potuta evitare, così come le due indagini interne disposte dalle ferrovie per lumeggiare l'accaduto, arrivando a riscontrare la presenza di tracce di ruggine sul cerchione "incriminato", dopo aver rilevato il "comportamento ineccepibile del macchinista" - per usare l'espressione scelta dall'avvocato difensore dell'unico imputato - nonché aver rinunciato, in sede di indagini preliminari, all'assegnazione di una costosa verifica metallurgica che la società francese proprietaria del convoglio si era detta disposta a pagare di tasca propria ma delegando un laboratorio tedesco. E si è così giunti a portare in giudizio esclusivamente colui il quale, quel giorno, ha "controllato" - armato semplicemente di un martelletto per percuotere le ruote, essendo delegato ad una mera ispezione visiva - il treno prima dell'avvio del viaggio. E pacificamente - come ricordato dal legale in sede di discussione - l'uomo ha ammesso la presenza di ruggine sul cerchione finito all'attenzione della magistratura, "ma in quantità tale da non suscitare allarme", come del resto inevitabilmente su buona parte del materiale ferroviario in circolazione, parrebbe. Alla luce di questa considerazione e di quanto emerso dalla veloce istruttoria dibattimentale, lo stesso vice procuratore onorario Mattia Mascaro ha chiesto l'assoluzione dell'imputato, esattamente come il difensore. E l'assoluzione è stata accordata, all'esito di un processo che forse si poteva evitare, da giudice. Perché il fatto non sussiste.
A.M.