Abbadia: alla Festa di San Lorenzo, ospite mons. Fasani che invita ad essere ''altrocentrici''
Ha preso il via come da tradizione - in quella magica notte dell'anno in cui il manto celeste si fa teatro di una cascata di stelle e i nasi sono puntati all'insù - l'immancabile Festa Patronale di San Lorenzo presso il giardino della Parrocchia di Abbadia Lariana.
Monsignor Bruno Fasani
Ad inaugurarla, allo scoccare delle ore 18, è stata la Santa Messa liturgica presieduta da Monsignor Bruno Fasani, scrittore e giornalista professionista, nonché Canonico della Cattedrale di Verona, prefetto della Biblioteca Capitolare e direttore della testata nazionale L'Alpino.
"La nostra vita di preti consiste nel buttare il cuore in mezzo alla gente. Al giorno d'oggi quella fede che ci è stata data è diventata un po' impopolare e ci sembra di essere diventati autonomi, eppure i Santi sono qui per ricordarci che la vita senza Dio finisce per impoverire il cuore dell'uomo. San Lorenzo - il primo dei sette Diaconi di Roma - per primo ci dà una lezione straordinaria, ricordandoci come il vero tesoro non siano le ricchezze materiali, ma piuttosto le altre persone che ci circondano" ha esordito nella sua omelia mons. Fasani, autodefinitosi un "Alpino doc" e grato alle Penne Nere lariane nonché a don Vittorio - da lui definito "un prete che ha il profumo del buon pastore" - per avergli fatto scoprire le bellezze dei nostri luoghi.
Don Vittorio
"Come ci insegna il Vangelo, nella vita se si vuole davvero portare a casa dei risultati si deve essere capaci di svuotare la propria esistenza da sé stessi, smettere di essere prigionieri di sé e riuscire a far posto agli altri. Per natura, tutti noi veniamo al mondo egocentrici: il bambino che strilla non si preoccupa del fatto che i suoi genitori debbano dormire, perché il suo desiderio viene prima di ogni altra cosa" ha proseguito, catalizzando gli sguardi delle decine di fedeli che hanno gremito la chiesa del borgo. "Ma diventare adulti e diventare cristiani significa diventare 'altrocentrici'. Sapete quale patologia associano gli psicologi alla nostra epoca? Il narcisismo. Viviamo nel tempo che ha esaltato i sensi, ma che ha perso i sensi. Viviamo nel tempo in cui lo star bene individuale è stato portato all'eccesso. Il Signore direbbe: 'beati i poveri in spirito'. Noi abbiamo purtroppo banalizzato il concetto di povertà riducendolo all'ambito economico, ma il povero in spirito è in realtà colui che non è pieno di sé stesso e che diventa capace di amore e attenzione verso gli altri. Anche noi sacerdoti dovremmo avere questa visione, perché se il nostro celibato non rappresenta un servizio e una donazione per gli altri, allora finiremo per rinchiuderci nella cultura, nelle celebrazioni, nei pizzi e merletti della Chiesa".
Ad ascoltare le parole del sacerdote veronese, questa volta però non tra le panche della navata centrale ma dall'altare - sono stati anche alcuni rappresentanti dei tredici Diaconi della nostra Diocesi, accorsi su invito di don Vittorio Bianchi per festeggiare il loro patrono, San Lorenzo, il quale fu proprio Arcidiacono della Chiesa di Roma.
"Grazie alla presenza dei nostri Diaconi e ai festeggiamenti per il nostro patrono, oggi siamo qui per ricevere quelle testimonianze di vita che si rivelano sempre attuali: il diaconato, la carità e soprattutto e la fede" ha concluso il sacerdote di Abbadia, ringraziando nuovamente gli ecclesiastici intervenuti per questo significativo momento liturgico, e dando ufficialmente il via ai festeggiamenti che fino a domenica sera animeranno il giardino della Parrocchia affacciato sul lago.
La serata è infatti proseguita alle 19 grazie alla "Cena sotto le stelle", ricca sia di piatti della tradizione lariana - tra cui bavette allo squartone con lavarello alla griglia - sia di immancabili pietanze capaci di soddisfare il palato di tutti, come la polenta taragna, ricchi taglieri di formaggi o salamelle.
Francesca Amato