''Penne al vetriolo'': Fortebraccio e il lecchese Ugo Bartesaghi

Non è libro da ombrellone delle vacanze estive “Penne al vetriolo – I grandi giornalisti raccontano la prima Repubblica”, di Alberto Mazzuca (Minerva), ma il corposo volume di quasi 700 pagine consiglia di usufruire anche delle ferie di agosto per completarne l’avvincente lettura. Tra gli autori più menzionati c’è Mario Melloni, il Fortebraccio del quotidiano Unità, che è stato compagno di “avventura” del lecchese Ugo Bartesaghi in eventi politici che hanno avuto negli anni ’50 del Novecento rilevante risonanza nazionale, ma, soprattutto, nel territorio di Lecco e di Sondrio. Mario Melloni era un veterano della politica rispetto ad Ugo Bartesaghi; c’erano 18 anni di differenza. Melloni era già stato candidato nelle storiche elezioni del 18 aprile 1948, nel collegio di Como-Sondrio-Varese, risultando nominato per la Democrazia Cristiana alla Camera dei Deputati.


Mario Melloni, Fortebraccio

Il Resegone, settimanale cattolico, in prima linea a sostenere la DC di Alcide De Gasperi nel voto del 18 aprile, nel numero uscito alla vigilia delle elezioni scrive di Mario Melloni, dottore in legge, direttore del Popolo (quotidiano della DC), che ha tenuto comizi a Lecco, a fianco del ministro della Pubblica Istruzione, Guido Gonella, e poi, da solo, ad Olginate e Valmadrera. Mario Melloni venne riconfermato nel voto del 7 giugno 1953, al 3° posto tra i 9 democristiani eletti nella circoscrizione, preceduto da Mario Martinelli e Luigi Morelli. Nuovo eletto risultava all’8° posto il sindaco di Lecco Ugo Bartesaghi. Il libro di Alberto Mazzuca è occasione, per i lecchesi, ma non solo, di ripercorrere e di scoprire tracce dimenticate o non conosciute di una vicenda politica che prese avvio nel dicembre 1954, quando la Camera dei Deputati fu chiamata a votare la ratifica dell’accordo sull’Unione europea occidentale, che prevedeva anche la riorganizzazione militare della Germania. Mazzuca scrive: “Melloni, richiamandosi di nuovo alla Resistenza, pietra di confine tra tirannia e popolo, che è come dire tra guerra e pace, vota contro, insieme ai socialcomunisti e ad un altro democristiano, Ugo Bartesaghi, un trentacinquenne con baffetti e fronte alta, anche lui deputato DC nel collegio di Como-Sondrio-Varese”. Sempre Mazzuca scrive: “La sera stessa, la direzione della DC esamina il caso dei due ribelli: Moro è per la mano leggera, dichiarando che la loro condotta è stata, in fondo, aperta e leale, mentre altri si servono del segreto; Rumor è, invece, per la linea dura, il loro atteggiamento è stato un rifiuto della linea politica del partito; Fanfani si schiera con Rumor, perché le crisi di coscienza non possono incrinare l’unità del partito. Così i due ribelli sono espulsi. Commenterà Melloni: “Fanfani mi cacciò in venti minuti”. L’accaduto ebbe fortissime ripercussioni a Lecco dove Ugo Bartesaghi era sindaco, eletto una prima volta nell’autunno 1948 e poi riconfermato, trionfalmente, nell’ottobre 1952. Bartesaghi fu invitato dalla DC cittadina a dare le dimissioni; subentrò il vice sindaco Luigi Colombo.


Ugo Bartesaghi

La pagina successiva è stata quella delle elezioni comunali a Lecco del febbraio 1957, quando Bartesaghi si presenta con la novità della lista Torre Civica, che ottiene 9 seggi su 40. La DC, comunque, resiste, perde meno del previsto; Torre Civica sottrae maggiori consensi a sinistra che al centro. Un nuovo colpo di scena avviene nelle politiche della primavera 1958, quando i due ribelli si presentano come indipendenti nel PCI. La candidatura fece sì che l’allora presidente del Consiglio e segretario nazionale DC, Amintore Fanfani, arrivasse a Lecco un sabato pomeriggio per un comizio e che, dopo aver pernottato al Croce di Malta, il giorno successivo raggiungesse la provincia di Sondrio, già fortino elettorale di Melloni. In quelle elezioni del maggio 1958, la Democrazia Cristiana migliorò anche nel collegio di Como-Sondrio-Varese i voti raggiunti nel 1953. Alberto Mazzuca scrive, più avanti, “Il 12 dicembre 1967 nasce Fortebraccio con un corsivo pubblicato sull’Unità, in prima pagina, in basso, incorniciato e con un tondino con scritto Oggi”. E’ Maurizio Ferrara il direttore del quotidiano, da molti anni suo amico, ad attribuire a Mario Melloni il Nom de Plum del cavaliere scespiriano dell’Amleto. Con il nome di Fortebraccio usciranno per 15 anni ogni giorno brevi corsivi, tranne il lunedì e nel periodo delle ferie, ed un articolo più lungo la domenica. Corsivi vivaci, ironici, sarcastici, non volgari. “Fortebraccio – scrive sempre Alberto Mazzuca – ha subito successo nel mondo comunista, finendo per essere comunque accettato (con molti mal di fegato) anche tra i non simpatizzanti: nel dicembre 1970 un liberale come Luigi Barzini jr. scriverà sull’Europeo che tutte le mattine “La prima cosa che molti di noi leggono è il corsivo di Fortebraccio”.


Bartesaghi, a destra, nel salone consiliare di Lecco, in una cerimonia della primavera 1970

Ugo Bartesaghi è scomparso improvvisamente nel marzo 1976 a Roma. Il funerale si svolse a Lecco, partendo dal municipio per la basilica di San Nicolò. Era presente, partecipando con devozione alla cerimonia religiosa, Mario Melloni, Fortebraccio. Melloni è deceduto a Milano nel giugno 1989. Volle che alla sua morte fosse data notizia ad esequie religiose avvenute. L’Unità titolò “Fortebraccio se ne va con discrezione. Funerale cattolico, popolo rosso”. Ugo Bartesaghi era intervenuto per l’ultima volta ad una cerimonia nel salone consiliare del Comune di Lecco nella primavera 1970, con il sindaco Alessandro Rusconi, che era stato suo assessore. Era il conferimento di civici riconoscimenti a parenti di Caduti della Liberazione. Nell’aula consiliare di Lecco Bartesaghi era stato capogruppo di minoranza con la DC dal 1946 al 1948, sindaco democristiano dal 1948 all’inizio 1955, capo gruppo di opposizione con Torre Civica, dal 1957 al 1964. La Repubblica italiana cercava sempre nuovi e maggiori spazi di democrazia e di libertà.
Aloisio Bonfanti
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