La fotografa Vivian Maier anche a Lecco, nel libro di Francesca Diotallevi

Un personaggio complesso, emblematico, ai limiti della contraddittorietà; una donna forte, indipendente e solitaria: Vivian Maier, la fotografa che mai si dichiarò come tale al pubblico, è stata la protagonista della conferenza svoltasi nel tardo pomeriggio di sabato presso la Libreria Volante di via Bovara, a Lecco. “Dai tuoi occhi solamente”: questo il titolo scelto per il nuovissimo libro di Francesca Diotallevi, che, incantata dalle foto e dalla storia particolare, e sotto molti aspetti incompleta, della fotografa ha deciso di dedicarle il suo quarto volume, buttandosi a capofitto in un racconto alimentato molto spesso dalla fantasia.



“Vivian Maier ha scattato un rullino al giorno per quarant'anni, arrivando a collezionare, al termine della sua vita, un numero esorbitante di scatti”; 150.000 sono le foto che portano la sua firma, alcune delle quali (se non la gran parte) ancora mai sviluppate. Bambinaia di professione, si pensa che in tutta la sua vita abbia mostrato i suoi scatti solo ad un paio di persone; emblematico è anche il ritrovamento e la successiva diffusione dei rullini: siamo nel 2007, quando un giovane interessato alla città di Chicago decide di comprare ad un'asta i negativi trovati in un box di cui una donna aveva smesso di pagare l'affitto. John Maloof decide di sviluppare le foto e, notandone la bellezza, le pubblica su Flickr, piattaforma online di condivisione, nel disperato tentativo di rintracciare l'autrice. Ci riuscirà solo nel 2009, alla morte della Maier, attraverso il suo necrologio; da questo momento in poi la diffusione delle foto sarà capillare, raggiungendo perfino il Vecchio Continente.



“Sono scatti di quotidianità, di persone comuni alle prese con le attività più semplici e naturali; i soggetti rappresentano molto spesso le fasce più deboli e indifese della società statunitense: anziani, bambini, persone di colore, senzatetto sono immortalati nella loro immediatezza, ricercando costantemente un'empatia impossibile da raggiungere senza la macchina fotografica”. In particolare, l'autrice ha voluto concentrarsi su un decennio della vita della Maier, tra gli anni '50 e '60: è in questo periodo che la fotografa svilupperà, per la prima e ultima volta in vita sua, alcuni rullini ed è sempre in questo periodo che scompare colei che per prima vide in lei il "genio", dandole in mano la sua prima macchina fotografica. Ed è sempre nel '56 che la protagonista della serata decide di lasciare New York per sempre, partendo per un viaggio che la porterà ad esplorare quasi ogni angolo di mondo, in compagnia della sua RolleiFlex di cui l'autrice ha portato una "gemella" proprio a Lecco, mostrandola ai presenti.



“Schiva al punto da scattare migliaia di fotografie senza svilupparle, morta ottantatreenne nel 2009, sola, senza un soldo e senza fama, Vivian Maier ha alimentato il suo mito con la sua invisibilità”: così la Repubblica parla di lei, cogliendo nel segno il punto centrale, il nodo di questa e di tutte le biografie possibili sul conto della fotografa statunitense. Sono possibili decine di versioni più o meno aderenti alla realtà, fondate su ricerche e conversazioni fatte con chi l'ha conosciuta, ma ognuno, in un modo o nell'altro, si costruirà la “sua” Vivian Maier, quella che più si adegua al suo immaginario personale, proprio perché poco si sa della sua vita. Ed è questo suo anonimato, questo suo stare nell'ombra, forse per insicurezza, forse per scelta volontaria e consapevole, che ha permesso di farla conoscere anche a noi, a quasi dieci anni dalla sua morte.
A.A.
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