Lecco: decine di fiocchi rossi in piazza per la giornata contro la violenza sulle donne
Si è vestita di decine di fiocchi rossi, quest'oggi, la Piazza XX settembre di Lecco, addobbata da slogan, immagini ed installazioni lungo le panchine del Lungolago in nome della Giornata Nazionale contro la Violenza sulle Donne. A colorarne il centro antistante il Palazzo delle Paure - gremito da centinaia di lecchesi usciti per godersi la tranquilla mattinata domenicale - sono state però soprattutto le voci delle rappresentanti del Telefono Donna Lecco, armate di volantini e di simbolici rossetti che hanno utilizzato per disegnare una spessa linea rossa all’altezza della guancia, simbolo di quella lotta che “esce allo scoperto” ogni 25 novembre, ma prosegue silenziosamente e con determinazione tutti gli altri giorni dell’anno.
“A livello mondiale una donna su tre subisce violenza fisica, sessuale o psicologica e il 38% degli omicidi sono femminicidi” ha esordito il Presidente del Telefono Donna Lecco, Lella Vitali, snocciolando al pubblico una serie di dati drammatici, i quali ci ricordano come la violenza di genere risulti diffusa a tappeto, ignorando le distinzioni di età, etnia, cultura e ceto sociale. “La violenza, a differenza di quanto si pensa, non è un qualcosa che colpisce solo chi vive in situazioni disagiate o complicate, ma piuttosto si dimostra diffusa in tutti i settori, anche in quelli di alto livello, seppur in questi ultimi casi si venga meno a conoscenza di queste situazioni perché a livelli più alti le persone sanno difendersi meglio”.
Le donne del Telefono Donna Lecco
Il vicesindaco Francesca Bonacina e il Presidente Lella Vitali
Cifre drammatiche, che però ben si inseriscono nel tragico scenario dell’ultimo anno: secondo i dati esibiti dalle statistiche ISTAT, sarebbero infatti oltre cento le donne vittima di femminicidio assassinate negli ultimi dieci mesi, sommandosi agli 8.400 casi di stalking segnalati nel periodo tra gennaio e agosto. Numeri che, al posto di diminuire, aumentano esponenzialmente ogni anno (basti pensare ai 49mila casi totali del 2017), rivelando la forza di questo “mezzo psicologico che limita la possibilità della donna di muoversi in tranquillità, obbligandola a preoccuparsi sempre di dove va e come si muove, perché lo stalker può raggiungerla in tutti i modi”.
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Eppure, ognuno di noi sembra essersi ormai anestetizzato di fronte a questi spaventosi numeri, tanto che - per ricordare quanto dietro ognuno di essi si celi una donna in carne d’ossa con i propri sogni e le proprie ambizioni prematuramente strappate – il Centro antiviolenza lecchese proprio oggi ha deciso di proporre una rappresentazione teatrale capace di incarnare queste crude dinamiche.
Grazie all’aiuto di Francesca Corti e Michele Maggioni – due performer della compagnia teatrale “Albero Blu” – nel cuore della Piazza lecchese hanno infatti preso vita le vicende della dolce ed ingenua Valentina, sottratta alla propria idea di amore romantico dalla gelosia e possessività del marito, e poi ancora quella di Ivana, uccisa per una risposta di troppo, o ancora il monologo anonimo di una donna che, dopo una chiamata disperata al Centro antiviolenza, si rende conto di quanto “l’amore sia fatto di carezze e non di schiaffi”. Una serie di “riferimenti a fatti e persone non puramente casuali”, che hanno catalizzato l’attenzione della platea lecchese, tra i quali spiccava anche il vicesindaco Francesca Bonacina.
Grazie all’aiuto di Francesca Corti e Michele Maggioni – due performer della compagnia teatrale “Albero Blu” – nel cuore della Piazza lecchese hanno infatti preso vita le vicende della dolce ed ingenua Valentina, sottratta alla propria idea di amore romantico dalla gelosia e possessività del marito, e poi ancora quella di Ivana, uccisa per una risposta di troppo, o ancora il monologo anonimo di una donna che, dopo una chiamata disperata al Centro antiviolenza, si rende conto di quanto “l’amore sia fatto di carezze e non di schiaffi”. Una serie di “riferimenti a fatti e persone non puramente casuali”, che hanno catalizzato l’attenzione della platea lecchese, tra i quali spiccava anche il vicesindaco Francesca Bonacina.
“La violenza è un qualcosa di molto subdolo che entra nel quotidiano, eppure noi siamo abituati ad interrogarci su questo fenomeno quando sentiamo di situazioni ormai esplose, dove la prevenzione non è riuscita ad agire” ha chiosato Bonacina, ricordando di come la vera violenza si nasconda non solo nelle azioni fisiche ma anche nel semplice linguaggio comune o in tutte quelle immagini che, nell’era digitale, hanno sostituito la comunicazione verbale. “È importante che impariamo a riconoscere quanta violenza ci sia anche dentro questo tipo di codici, perché altrimenti tale violenza attecchirà e lo farà in modo più potente di quanto possiamo immaginare. Lo sforzo di tutti deve essere quello lavorare sulla quotidianità, affinché le donne – ma anche gli uomini – fin dalla tenera età sviluppino dei modelli famigliari, comportamentali e di gruppo adeguati”.
Un obiettivo che, in una visione a più ampio respiro, si è prefissato anche il Telefono Donna lecchese, impegnandosi a costruirlo ad esempio tramite il Fondo “Carla Zanetti” istituito cinque anni fa con il fine di dare un lavoro stabile alle vittime di abusi fisici e psicologici, permettendo loro di riacquistare sia la fiducia in sé stesse, sia quell’autonomia economica capace di liberarle dal fantasma della violenza. “Quello che noi cerchiamo di fare come Centro antiviolenza è accompagnare le donne che escono dalla violenza, supportandole sia attraverso psicologhe e avvocate, sia durante l’accompagnamento verso la denuncia, e dando un aiuto che permetta loro di ritrovare la forza per affrontare questo periodo molto difficile” ha chiosato la leader del centro “in rosa” lecchese, ricordando però come l’altra faccia della medaglia sia rappresentata dalla prevenzione.

“È necessario che si parta dai giovani, perché quello che osserviamo è che c’è un’alta percentuale di donne di soli 25-30 anni che già vivono episodi di violenza. Anche la gioventù mostra questa modalità di rapportarsi in modo problematico e violento nei confronti della donna e questo è il motivo principale per cui andiamo nelle scuole e parliamo dell’importanza del rispetto”.
Un concetto, quello di rispetto, che - se per le donne del Centro antiviolenza rappresenta il punto di partenza per la costruzione sana di una relazione – per gli attori teatrali esibitisi in Piazza XX settembre ha coinciso con il messaggio conclusivo del loro spettacolo, chiuso dalle parole di Frida Kahlo, che appunto recitano: “ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie, che ti porti il sogno, il caffè e la poesia”.
Un concetto, quello di rispetto, che - se per le donne del Centro antiviolenza rappresenta il punto di partenza per la costruzione sana di una relazione – per gli attori teatrali esibitisi in Piazza XX settembre ha coinciso con il messaggio conclusivo del loro spettacolo, chiuso dalle parole di Frida Kahlo, che appunto recitano: “ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie, che ti porti il sogno, il caffè e la poesia”.
F.A.