Ricaduta dei fumi dell'inceneritore di Valmadrera: la mappa presentata dal Coordinamento è diversa da quella di Silea

In tantissimi ieri sera, venerdì 30 novembre, hanno partecipato all'iniziativa promossa dal Coordinamento rifiuti zero di Lecco che ha presentato pubblicamente lo studio epidemiologico indipendente che l'associazione sta portando avanti in autonomia e in alternativa rispetto a quello di Silea, i cui risultati saranno presentati martedì 4 dicembre.

Gianni Gerosa, Barbara Nasatti e Dario Consonni

A spiegare perché il comitato ha ritenuto opportuno realizzare un'analisi a sé stante è stato lo storico portavoce del gruppo Gianni Gerosa, affiancato dal presidente Barbara Nasatti. "Ci occupiamo ormai da quattro anni della questione del forno inceneritore, da quando Silea ha richiesto di portarlo al massimo carico termico" ha detto ma di questioni legate all'impianto di Silea da allora se ne sono susseguite parecchie, fino ad arrivare al controverso teleriscaldamento. "Abbiamo percepito su questo tema segnali preoccupanti e contraddittori: innanzitutto la forte accelerazione delle procedure legate alla nuova opera. Basti pensare alla convenzione sottoscritta il mese scorso dai Comuni di Valmadrera, Malgrate e Lecco per la posa dei tubi nei rispettivi territori. Dovevano esserci altri passaggi in Consiglio comunale, dovevano aspettare gli esiti dell'analisi epidemiologica e invece stiamo assistendo alla partita degli appalti, ma se costruisco oggi il teleriscaldamento il suo ammortamento sarà di decine di anni, bisogna sapere con certezza che impatto ha sulla salute. Infine ci hanno preoccupato le dichiarazioni contraddittorie sulla fine della vita del forno. Fin dall'inizio il coordinamento aveva preso una posizione su questo studio epidemiologico e abbiamo chiesto ai Comuni di prendere parte all'analisi con un nostro esperto che sedesse al tavolo con i soggetti coinvolti, ma non ci hanno nemmeno mai risposto. Questa mancanza di trasparenza e queste incertezze, ci hanno spinto dare il via ad uno studio indipendente". 

E a spiegare il modello di ricaduta dei fumi che utilizzerà per la propria indagine il Coordinamento lecchese rifiuti zero, è stato l'ingegner Daniele Fraternali, presidente di Servizi territorio, un'azienda attiva nella realizzazione, fornitura, installazione e manutenzione di sistemi di monitoraggio metereologico tradizionale e avanzato; negli studi di impatto ambientale, con specializzazione particolare nella modellistica matematica per la dispersione degli inquinanti in atmosfera; nello studio delle tecnologie per l'uso razionale dell'energia e applicazioni nel campo dell'audit energetico, in particolare studi di fattibilità e progettazione. "Noi abbiamo ricevuto la richiesta di uno strumento - il modello di ricaduta dei fumi - e per realizzarlo serviva conoscere l'impianto, localizzarlo, prendere i valori che lo caratterizzano, le sorgenti degli inquinanti, per capire dove questi vanno. Ed essi vanno dove tira il vento: abbiamo fatto 8860 misurazioni, una per ogni ora dell'anno, abbiamo preso i dati della centralina di Valmadrera dell'Apra relativi ai venti a terra e quelli messi a disposizione da Arpa Emilia Romagna, che dà informazioni sulla velocità e la direzione dei venti in quota. Mettendo in relazione quattro punti sul territorio, più quello al centro dell'inceneritore abbiamo relizzato un modello matematico che ricostruisce il campo tridimensionale del vento per ogni ora di un anno e insegue matematicamente i fumi fino a quando toccano il suolo. Nell'incrociare il modello delle ricadute con le emissioni del forno abbiamo inserito i dati effettivi misurati dal camino dell'impianto, quindi abbiamo misurato l'andamento reale delle emissioni. Una volta terminato, il modello restituisce 8860 valori per ogni dominio, cioè per ogni area di ricaduta.

La mappa del coordinamento

Quella realizzata per lo studio "ufficiale"

L'inquinante che abbiamo indagato nel modello che presentiamo questa sera è l'ossido di azoto: la sostanza emessa in misura maggiore dall'inceneritore, nonché la 'madre' delle polveri sottili, è importante sapere dove questi inquinanti si depositano e le curve del modello ce lo dicono". Nel proprio intervento Fraternali ha chiarito due questioni: "Il modello non è un oracolo, ma uno strumento di calcolo che però deve essere neutrale: un tecnico è in grado far uscire il risultato che vuole, per questo è importante che chi fa il calcolo non sia coinvolto oltre all'elaborazione del modello". Rispetto invece all'altro modello, quello realizzato per conto di Silea dalla società Tecno Habitat, su cui è stata condotta l'indagine epidemiologica, l'ingegnere ha specificato che "abbiamo usato quasi lo stesso modello, ma noi abbiamo eseguito anche il calcolo sulla base dei dati meteorologici che nell'altro manca". Eppure i due modelli ottenuti sono diversi. Se in entrambi il punto di massima ricaduta è il parco del monte Barro, in quello realizzato da Servizi territorio è maggiormente coinvolta la zona dell'oggionese, fino ad arrivare a Dolzago e Annone da una parte e a Paré dall'altra. 

Daniele Fraternali

Differenze evidenziate nella mappa di Silea

A cosa servirà questo modello lo ha spiegato l'epidemiologo Paolo Crosignani: "Dalla mappa vediamo innanzitutto una cosa quasi ovvia, che le ricadute non seguono i confini amministrativi. Quindi tutte le analisi prodotte negli anni dalle Asl che non riscontrano eccessi di mortalità o eventi avversi per Comune o per Provincia non hanno nessun senso: una sorgente puntuale ha ricadute che non seguono i confini amministrativi. Le curve che ci ha mostrato Fraternali sono dei tracciati che ci dicono dove finiscono le ricadute del forno e noi lì dovremo studiare se ci sono più morti, più tumori, più malattie. Per farlo prenderemo i dati usati anche nell'altro studio relativi ai ricoveri, proiettandoli sulla nostra mappa e vedendo cosa esce. L'analisi epidemiologica dà una misura di quanto sia più elevata la probabilità di ammalarsi dove ci sono più ricadute rispetto alle zone in cui non ci sono. Lecco ad esempio non è interessata nella nostra mappa, potrebbe essere usata come zona di controllo, a differenza ad esempio dell'indagine in corso che la considera una zona di ricaduta". A fare una sintesi, mettendo anche in luce alcune contraddizioni, è stato ancora Gianni Gerosa: "Il modello di ricadute elaborato per Silea lo ha realizzato Tecno Habitat, una società che è coinvolta nel progetto del teleriscaldamento. Senza fare polemica, a noi non è sembrato opportuno, tutto qua". Tra i punti che secondo il Coordinamento di sarebbero da chiarire ce n'è però un altro: "Silea alla fine 2010 aveva presentato delle mappe di ricaduta dei fumi nell'ambito dell'iter autorizzativo relativo all'aumento del carico termico del forno (autorizzazione poi concessa sulla base anche di quella mappa): era però diversa da quella di Tecno Habitat. Certo, ci sono stati dei problemi per i dati meteorologici: lo studio di Tecno Habitat si è rifatto solo ai valori dei venti terra della centralina dell'Arpa di Valmadrera, centralina che per un difetto non ha fornito rilevazioni valide per i primi sei mesi del 2017. Tecno Habitat ha costruito un anno virtuale, ricavando i dati facendo la media tra anni diversi. Quello del coordinamento invece si rifà a dati reali dati reali".

  "Sono risultati diversi - ha aggiunto Fraternali - sui valori di massima delle ricadute siamo in linea, sulle zone di ricaduta no. Sulle forme mi permetto di dire che la differenza è sui dati meteorologici e che hanno fatto un pastrocchio con la ricostruzione. Io proporrei di confrontare i risultati ottenuti con i due modelli diversi: se sono positivi entrambi bene, se sono negativi entrambi male, se è uno negativo e uno positivo, ci si concentrerà poi su quello negativo. Il nostro è comunque un po' più preciso e lo mettiamo a disposizione". L'ottica, ha ribadito Dario Consonni dell'Altra via, membro del coordinamento, è quella della trasparenza e della partecipazione dei cittadini. "Per anni il coordinamento ha cercato di dialogare con i vari amministratori della Provincia, che sono i soci di Silea e i responsabili della salute pubbliche dei cittadini; come anche con cittadini per farli interessare e per informarli di quello che succede sul territorio a livello dei rifiuti. Non sempre abbiamo avuto ascolto, ma ci siamo comunque fermati a ragionare sulle possibili e nuove proposte da fare ad amministratori pubblici e a Silea. È quello anche abbiamo fatto con lo studio indipendente: un lavoro che è costato 4mila euro, messi dal coordinamento. Ci aspettiamo un sostegno dai cittadini, perché è una cosa che vediamo che riguarda tutti quelli che vivono sul territorio". 
M.V.
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