Lecco: lutto cittadino nel febbraio 1969 per i funerali delle 7 vittime della frana del San Martino
E’ stata giornata di lutto cittadino per Lecco quella dell’estremo saluto alle sette vittime della tremenda frana precipitata dal monte San Martino, nella notte su una casa lungo Via Stelvio. Il corteo funebre mosse, alle 15, dal Santuario Madonna della Vittoria, dove, nella cripta, era stata allestita la camera ardente. Le esequie, a cura del Comune, videro un’imponente partecipazione popolare. La città si fermò per tutto il pomeriggio della commovente cerimonia. Il corteo, partito da Via Azzone Visconti, passò per Piazza Manzoni e poi per il centro cittadino sino alla Basilica di San Nicolò, tra ali di folla silenziosa e commossa.

Il corteo funebre in piazza Manzoni
La cerimonia funebre era presieduta dal vescovo ausiliare di Milano, mons. Luigi Oldani, che dall’autunno precedente era il vicario episcopale della zona pastorale 3^ di Lecco. Erano presenti sacerdoti di parrocchie cittadine, con il prevosto mons. Enrico Assi. Parteciparono al corteo alunni delle elementari, medie e superiori. I carri funebri, con le bare, erano seguiti da parenti stretti e scortati da fanti della Legnano, di stanza nella Caserma Sirtori di Via Leonardo da Vinci, agli ordini del maresciallo Carmelo Altadonna. Seguivano le autorità, dopo il gonfalone civico, listato a lutto, con un drappello di vigili urbani. Il corteo venne accompagnato dalle note del Corpo musicale cittadino “Alessandro Manzoni”, che vedeva anche il presidente Francesco Bonfanti, con il vice Domenico Canziani.

Le scuole al funerale
Una Messa di suffragio venne celebrata nella Basilica di San Nicolò, gremita di fedeli. Al termine le bare raggiunsero il cimitero monumentale di Via Parini, dove si concluse il funerale con l’ultimo saluto. Avvenne, quindi, la partenza verso i paesi calabresi di origine: le vetture funerarie erano seguite da due appositi bus, organizzati dal Comune di Lecco e riservati ai parenti, con il coordinamento di Tommaso Falbo. Uno era per Petronà, l’altro per Petilia Policastro. I passeggeri erano stati muniti di apposito “pacchetto pranzo” disposto dal Comune, con l’organizzazione dell’assessore Renato Corbetta, sempre con la collaborazione di Tommaso Falbo, calabrese di Petronà, giunto a Lecco giovanissimo, nel 1952.

L’arrivo del funerale sulla scalinata della basilica
La tragedia della grossa frana precipitata a valle dal monte San Martino sconvolse la città e commosse tutti: ebbe eco nazionale, con ampi servizi nel telegiornale RAI TV e con l’arrivo degli inviati dei maggiori quotidiani italiani, ad iniziare dal Corriere della Sera, che dedicò all'accaduto ampio spazio, con gli articoli di Franco Rho. La tragedia ebbe anche pesanti ripercussioni politiche. Il gruppo consiliare PCI al Comune di Lecco chiese le dimissioni della Giunta, in quanto era stata concessa la residenza in un zona dichiarata, nel 1935, dal Podestà Vinceslao Pizzorno, pericolosa ed inabitabile per una frana precedente, caduta poco distante nel 1931, con due vittime. Vi furono sedute consiliari burrascose ed accese intorno al San Martino; il Comune era guidato da una Giunta di centro-sinistra DC-PSI-PSDI, con il sindaco democristiano Alessandro Rusconi.

L’interno della basilica durante la cerimonia funebre
La frana fu l’inizio di una lunga e complessa vicenda intorno al San Martino, con giganteschi lavori di consolidamento e protezione dell’abitato, anche nella vallata del Gerenzone, da Laorca a Caviate-Pradello. Venne varata una legge speciale dello Stato per la difesa della città dai movimenti franosi del San Martino, che vide impegnato in sede parlamentare il lecchese Vittorio Calvetti. Gli interventi del vallo paramassi hanno sconvolto la geografia del territorio, in particolare sul fronte più esposto della località di Santo Stefano. La zona investita dal movimento franoso è oggi coperta da fitta vegetazione, dove regna un silenzio di abbandono e di desolazione.

L’uscita dalla basilica della piccola bara bianca di Filomena Carpino, 3 anni
Numerosi telegrammi di cordoglio erano pervenuti al Comune di Lecco, tra i quali quello del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, e del presidente del Consiglio dei Ministri, Mariano Rumor, di ministri e parlamentari di vari gruppi politici. Il ministro Athos Valsecchi, già sindaco di Chiavenna, atteso a Roma da inderogabili impegni di Governo, aveva reso omaggio alle vittime, giungendo nella mattinata del funerale presso la cripta della Vittoria.
Aloisio Bonfanti