Lecco, una lettrice: ma era davvero necessario illuminare la cappella sul San Martino?

La cappella sul San Martino
Riceviamo e pubblichiamo

Quando lunedì sera ho visto la chiesetta del San Martino illuminata, il primo sentimento è stato di sorpresa allarmata per il colore rosso della chiesetta: cosa succede? Un po' di attesa e il colore della luce ha cominciato a cambiare: lilla, blu, bianco...
Mi sono informata: il Gruppo Alpini Monte Medale di Rancio e Laorca e una ditta di impianti elettrici hanno donato l'illuminazione.
Inizialmente avevo colto che si trattasse solo di prove generali, ma, sera dopo sera, continua l'illuminazione che ha trasformato in "inquietante chiesetta psichedelica" l'amata e rassicurante Cappelletta della Madonna del Carmine al San Martino. A questa illuminazione, di cui non si sentiva il bisogno, ieri sera si sono aggiunti fari occhi di bue multicolor.
Il disorientamento si fa strada nei pensieri: nel "codice comunicativo" del lecchese, vedere le pareti illuminate a giorno è la scena che ci ha fatto sempre alzare una preghiera per i soccorritori e per il malcapitato rimasto in parete, nella speranza che tutto si risolvesse nel modo migliore...adesso illuminano la parete nuda investendola di colori: è questa la bellezza che salverà il mondo? O è una "bellezza" che sta deturpando la vera bellezza delle nostre montagne che da sempre ammiriamo al naturale in ogni ora del giorno e della notte?
Già in passato qualcuno aveva pensato di proiettare le imprese dei Ragni. Dal 31 maggio u.s. per qualche sera sulla stessa parete abbiamo visto la proiezione del viso di Leonardo, l'uomo vitruviano, il ciclista, la chiesa dei frati.... Figure luminose altrettanto inquietanti, ma, circoscritte agli eventi della festa dell'oratorio e dell'anniversario leonardesco: in essi hanno trovato un senso e soprattutto un limite temporale.
Da lunedì 24 ci sono queste nuove illuminazioni.... Per cosa? Il giugno lecchese? Ma è proprio questa la vetrina che occorre a Lecco?
All'iniziale sorpresa nel vedere tutto ciò, che sottolineo era sorpresa allarmata e non stupore meravigliato, man mano si è aggiunta amarezza per la perdita del "codice comunicativo e tradizionale" di Lecco per cui quella chiesetta si illumina a giorno da decenni per la fiaccolata dell'antiviglia di Natale e, dall'anno scorso, di lilla nella giornata mondiale della prematurità. Un conto è illuminare per una specifica circostanza che richiama i nostri valori e un conto è lasciare sempre acceso facendo così perdere di qualsiasi significato l'illuminazione stessa che diventa consueto scenario del nostro panorama. Già sono illuminate la chiesetta della Rovinata e il Santuario di San Martino in Valmadrera, ma queste, collocate a mezza costa e mai illuminate prima per ricorrenze particolari come la fiaccolata natalizia, non si pongono nel modo inquietante come appare quella del Carmine che sovrasta la Città.
Non dimentico il grande impegno di chi si è adoperato gratuitamente per questa realizzazione e verso loro nutro gratitudine e ammirazione, ma tutto ciò è ottimo se finalizzato a qualcosa di preciso e di breve durata. Il pensiero si rivolge quindi all'inquinamento luminoso. Già la forte luce che da quasi due anni viene dalla Croce dei Pizzetti mi ha fatto sempre interrogare sul senso delle varie iniziative ecologiche come "Mi illumino di meno" così come fanno sorgere la stessa domanda pure tutte le altre croci superilluminate che costellano le nostre montagne. Su tutti i nostri Monti svettano croci che ci danno speranza e ricordano la tradizione religiosa e culturale del lecchese. Illuminate, ci incoraggiano nel pensare che anche nelle notti più buie, si può trovare una Luce che scalda il cuore, ma adesso la potenza dei led superluminosi e variopinti stanno togliendo il senso originario di quelle luci: oggi assistiamo a uno show luminoso che fa sembrare le nostre montagne come enormi alberi di Natale accesi tutto l'anno e che ogni sera "spegne" sempre più le luci delle stelle.
Elvira Gulfo
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