Lecco: il depuratore apre le porte per una visita ''guidata'' con illustrazione del ciclo
Una manciata di cittadini ha aderito all'iniziativa promossa dal Comune di Lecco e da Lario reti holding, che hanno organizzato un "open day" del depuratore, durante il quale è stato possibile partecipare ad una visita guidata dell'impianto di via Buozzi. Un modo certo di informare le persone e anche di mostrare il funzionamento della struttura dopo i lavori del valore di 1,5 milioni di euro realizzati dal gestore del servizio idrico negli ultimi due anni.
È stato Fausto Lombardo, responsabile del Servizio depurazione di Lrh, a spiegare al manipolo di persone interessate quale percorso seguono gli 11mila metri cubi di acqua che ogni giorno dalle fogne passano attraverso il depuratore per poi tornare dopo circa 20 ore nel lago. Quello di Lecco è un impianto di depurazione delle acque reflue urbane, che si occupa quindi delle acque civili, industriali e meteoriche, le quali per poter essere re-immesse nell'ambiente devono essere "trattate". E nell'impianto del capoluogo, che è a "fanghi attivi", esse vengono depurate attraverso trattamenti simili a quelli che avvengono in natura, concentrati però in poco tempo e in poco spazio, attraverso l'azione di agenti organici che si "nutrono" delle sostanze inquinanti. Ma partiamo dall'inizio.
Una volta arrivate tramite il sistema fognario all'interno del depuratore le acque vengono immesse in una delle due linee dell'impianto, che rimangono separate dall'inizio alla fine del processo. Processo che comincia dalla "grigliatura grossolana", che serve a rimuovere i rifiuti più grossi che, in particolare attraverso i tombini, si mischiano con le acque reflue. Dopo questo primo step il liquido passa nella stazione di sollevamento, dove viene portato in alto per consentire al resto del processo di sfruttare l'energia generata dalla forza di gravità. La terza fase è una nuova grigliatura, questa volta "fine", che separa dall'acqua i rifiuti più piccoli sfuggiti alla prima scrematura: cerotti, capelli, fazzoletti, tutto ciò che per sbaglio finisce nel water e che qui viene filtrato per essere spedito in discarica e in misura minore all'inceneritore.
Anche il quarto passaggio serve a depurare il liquame da altri agenti fisici: tocca alla sabbia, che dalle strade quando piove finisce attraverso i tombini nel sistema fognario. In questo caso il rifiuto prodotto dalla "dissabbiatura" va a recupero. A questo punto le acqua passano nella vasca di depurazione biologica, dove entra in scena il fango attivo: una miscela di tanti microrganismi che viene messo in contatto con il liquame inquinato sia alla presenza di ossigeno, sia senza, attivando così dei processi chimici di de-nitrificazione e di de-ammonificazione.
Durante poi la "sedimentazione finale" il fango attivo si deposita sul fondo di una sorta di grande imbuto e attraverso un sistema di pompe viene re-immesso nell'impianto, mentre l'acqua ormai depurata fuori esce dall'alto attraverso un sistema di canaline galleggianti, per andare nel "labirinto di clorazione" dove c'è un disinfettante che abbatte la carica batterica ed essere poi immessa nel lago. Come ha spiegato con una battuta Lombardo, "non si tratta di acqua distillata, altrimenti i pesci e le piante lacustri morirebbero, però è acqua adatta a tornare nell'ambiente naturale". E sembra che le nutrie, con buona pace dei question time di consiglieri provinciali e comunali, apprezzino.
M.V.