Lecco: non più 'solo' Casa museo, a Villa Manzoni un 'museo letterario'... moderno. 'Risultato collettivo'

"Questo è uno dei giorni più belli di questa mia amministrazione che sta svolgendo al termine. Centriamo un altro risultato, non l'unico, ma uno di quelli che ti riempiono non solo gli occhi ma anche il cuore": così nella serata odierna il sindaco Virginio Brivio ha salutato il taglio del nastro del nuovo museo manzoniano allestito all'interno della Villa che fu della famiglia dello scrittore, al Caleotto, dinnanzi ad una selezionata platea di autorità, cittadini e collaboratori che - a vario titolo - hanno reso possibile la restituzione alla città di un ambiente completamente rinnovato e decisamente "svecchiato", pur senza venir snaturato.

Simona Piazza e Virginio Brivio

Circa un milione di euro - come argomentato da una radiosa Simona Piazza - la cifra complessivamente investita con la compartecipazione alla spesa del Ministero dei Beni Culturali e della Fondazione Cariplo a supporto de Comune per il consolidamento prima e il restauro poi del pian terreno dello storico immobile nonché ovviamente per il nuovo allestimento, studiato per coniuguare le due tipologie museali espresse della Villa e dunque la classica Casa Museo e il concetto di Museo Letterario, come ci ha spiegato la dottoressa Barbara Cattaneo, Direttore scientifico delle Gallerie d'Arte del S.I.M.U.L, nostra guida nel tour di stanza in stanza, dove "antico" e "moderno" si fondono per regalare al visitatore un'esperienza che nulla ha da invidiare ne' alle dimore di una volta né alle sale espositive di oggi.

"Ci sono ambienti che sono stati ricreati secondo la storia della Villa - alcuni prettamente ottocenteschi, quelli appartenenti alla famiglia Scola successa ai Manzoni quali acquirenti dell'immobile, altri prettamente settecenteschi, realizzati da don Pietro, padre di Alessandro - ma dall'altro lato invece c'è tutta la parte del Museo Letterario dedicato alla produzione del Manzoni e dunque di tutte le sue opere che vanno dagli Inni Sacri alla tragedie, dall'Adelchi a In morte di Carlo Imbonati fino ad arrivare alle varie edizioni dei Promessi Sposi, con quella finale del 1840. L'aspetto innovativo è il recupero di questi ambienti - operato grazie anche a lavori della Soprintendenza - rendendo fruibili quelli che prima non erano aperti come la reception (ora spostata da tutt'altra parte) e il primo locale completamente ristruttutturato con il recupero delle originali decorazioni. Abbiamo poi introdotto - secondo le tecniche attuali - tutta la parte informatica (ed è solo il primo step!). Nella prima sala c'è un'animazione realizzata con la collaborazione dello studio Carmachina con un testo - molto bello, molto lirico - che lo scrittore Andrea Vitali ci ha donato, montato con immagini di molte opere, diverse di nostra proprietà, altre di altri. A seguire tutta la parte dedicata alla diffusione del Promessi Sposi a livello popolare: nelle nostre collezioni avevamo già tutto questo appartato, con fumetti, volumi, figurine, cartoline per arrivare infine alla filmologia. Nell'ultima sala - l'abbiamo definita Cinema Manzoni - è proiettato il primo film dedicato ai Promessi Sposi di Mario Bonnard del 1922: è un film in bianco e nero, muto di cui abbiamo scelto alcune sequenze in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, inserendo poi la musica di sottofondo".

Insomma si entra al tempo di don Lisander e si esce ai giorni nostri, con la visita che presto si candida a diventare ancor più immersiva. "La sfida - ha proseguito infatti la dottoressa Cattaneo, usando un'espressione usata anche dall'assessore Piazza - è fare di questo punto di arrivo un punto di partenza per continuare a implementare la parte didattica, didascalica e di diffusione al pubblico di tutti questi contenuti. Allo stato attuale ci sono dei totem con le spiegazioni, a seguire pensiamo di realizzare dei tablet, più innovativi delle vecchie audioguide: l'utente potrà scegliere sullo schermo il tipo di percorso che intende fare, se quello più legato all'immagine, quello più legato ai libri o quello che racconta la storia della Villa...". La "passeggiata" per Villa Manzoni potrà diventare in qualche modo un'esperienza "personalizzata" e "personalizzabile", seguendo il proprio interesse.

Riaperte altresì anche le cantine, mentre la cappella - chiosa la dottoressa Cattaneo - verrà restaurata entro fine anno. "Nei prossimi mesi avremo altre piccole inaugurazioni" ha confermato la delegata alla Cultura della Giunta Brivio, raccontando del lavoro svolto per reperire le risorse necessarie per quello che avrebbe voluto essere il recupero dell'intero edificio, divenuto poi il primo - significativo - lotto di interventi che, nei prossimi anni, dovranno interessare anche le scuderie, il primo piano e il parco. Questo è un "risultato collettivo della città" ha sottolineato però - come già fatto dal sindaco - Simona Piazza ricordando come "lavorare per lasciare una traccia concreta nel quotidiano permette di riconoscersi", concetto poi ripreso tanto dal rappresentante del Soprintendente Luca Rinaldi tanto da Mario Romano Negri, della Fondazione Comunitaria del Lecchese.

Mario Romano Negri, Luca Rinaldi e Massimo Gatti (Dirigente  Area Educativa e Culturale del Comune di Lecco)

Il primo - tra le altre cose - dopo aver parlato di un "risultato ottenuto con eleganza e misura" ha inserito Villa Manzoni in quei luoghi che "possono vivere se gestiti da una comunità". Il secondo - già membro della Commissione Arte Cultura di Fondazione Cariplo - ha definito la stessa Villa "elemento identitario e emblematico della città di Lecco. Se già oggi nelle condizioni in cui è attira 50.000 persone in ambito culturale-scolastico, merita indubbiamente attenzione per attirare anche altri che già vengono da turisti in.città" annunciando, dopo il successo riscosso dal primo festival della lingua italiana in Italia, "un seminare per nuovi progetti. Villa Manzoni ancora deve crescere per ricordare il tanto che ha fatto Manzoni per la lingua italiana".

Serve il contributo di tutto, come rimarcato dall'assessore Piazza, ricordando ancora una volta come alla grande tradizione industriale sia tempo di associare anche una nuova concezione del tempo libero, della cultura e del turismo. "La storia siamo noi, tutti noi cittadini lecchesi. Nessuno si senta escluso".

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A.M.
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