Lecco: la prematurità nelle testimonianze di chi l'ha vissuta, dove ogni giorno è un traguardo e ogni attimo una scoperta

"La prematurità può avere un duplice significato: dal mio punto di vista essa rappresenta l'emergenza e la necessità di esserci, di venire in questo mondo prima per poterci trasmettere la propria forza. Per questo dobbiamo continuare a costruire le condizioni affinchè questo avvenga". È con queste parole che il direttore sociosanitario dell'ASST di Lecco Enrico Frisone nella mattinata di domenica ha inaugurato la cornice lecchese della Giornata Mondiale della Prematurità, vissuta non come stigma sociale e medico ma come base di riflessioni, progetti e sinergie.

Enrico Frisone

A prendere posto nel cuore dell'Aula Bianca del Manzoni - scelta come location della conferenza aperta a tutta la cittadinanza e proposta dal Dipartimento Materno Infantile dell'Azienda Socio-Sanitaria Territoriale di Lecco, con le sue Strutture di Neonatologia e di Ostetricia e Ginecologia - sono state così decine di medici, infermieri, genitori e volontari, accolti dalle parole di benvenuto del dottor Roberto Bellù.

Roberto Bellù

Anna Riva

Affiancato dal consigliere lecchese Anna Riva - madre di due figli nati prematuri e per molti anni in prima linea nella lotta per la causa - il Direttore del Dipartimento Materno Infantile ha esordito citando due tra i principali traguardi "portati a casa" dall'Azienda Ospedaliera di Via dell'Eremo: in primis il successo della Banca del Latte che, grazie alla partecipazione di moltissime donne, è riuscita a soddisfare uno dei bisogni primari dei neonati prematuri riducendo quasi a zero la necessità di ricorrere a latte in formula; altrettanto significativo, poi, l'accordo stipulato tra l'équipe del Dipartimento di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) dell'Ospedale ed AREU per il trasporto in elicottero di neonati pretermine bisognosi di cure speciali e urgenti, che di recente ha ad esempio garantito efficacemente il trasferimento di un bimbo da Mantova a Torino. Degna di nota, infine, la delibera regionale legata alla possibile creazione di un nuovo reparto, più accogliente e centrato prevalentemente sull'assistenza alla famiglia. "Prima dei soldi e prima delle strutture, quello che noi vogliamo è condividere un'idea forte all'interno e all'esterno, coinvolgendo sia i genitori che l'amministrazione comunale e regionale" ha chiosato Roberto Bellù. "Ci piacerebbe, infatti, che questo nuovo reparto fosse frutto di una condivisione di bisogni, e che non sia voluto solo dal primario o dal direttore generale, ma rispecchi il più possibile le esigenze della popolazione" ha poi concluso, invitando tutta la cittadinanza a fare uno sforzo di immaginazione che possa concretizzarsi in un vero e proprio progetto.

Roberto Tironi

A rappresentare il vero cuore pulsante della conferenza, sono state però le testimonianze sul campo di coloro che la prematurità l'hanno vissuta sulla propria pelle: sia ostetriche come Roberta Tironi - il cui compito è quello di preservare lo stato di benessere dei bambini e della madre durante il parto - sia alcune sue colleghe che hanno affrontato questo delicato tema nel ruolo di "mamme in dolce attesa". Tra queste, c'è ad esempio Luisa che - parlando della nascita pretermine del suo piccolo Massimo - ha descritto alla platea il senso di quel "legame interrotto", o ancora il primo incontro troppo fugace seguito da solitudine, impotenza e senso di colpa, quasi fosse anche la "nascita prematura di una madre".  "Lo so, care mamme, quanto è importante in quei momenti essere prese per mano e accompagnate. So cosa vuol dire guardare quella culletta vuota e non poter stringere tra le braccia il proprio bambino. So cosa vuol dire stimolare il seno ogni tre ore. So cosa vuol dire pendere dalle labbra di infermieri e neonatologi aspettando buone nuove. Ogni giorno un traguardo, un tremore, una scoperta. Si cresce insieme e insieme si esce da quella prematurità" ha ammesso Luisa, la cui testimonianza è stata poi seguita da quella dell'infermiera di neonatologia Lucia e da quella di Silvia, mamma da otto anni di Sofia, anch'ella nata prima del previsto.

Massimo con mamma Luisa

Sofia con mamma Silvia e l'infermiera Lucia

"Prima di partorire ero presuntuosa. Pensavo bastasse aver superato i tre mesi canonici affinchè tutto andasse bene e bastasse partecipare al corso preparto per arrivare pronta alla fine della gravidanza. Che sciocca, mi sento di dire alla me stessa di otto anni fa. Tu puoi preparare mente e cuore ad accogliere un bambino, ma non puoi decidere nulla: è la vita. E così, dall'alto della mia presunzione, mi sono ritrovata con il sacco rotto a 34 settimane e a piangere sul water di casa perché la culla non era pronta. E nemmeno io ero pronta".

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A far da sfondo ai suoi ricordi, oggi, c'è pero anche il supporto tangibile di medici e infermieri, "l'inconfondibile profumo di nido" che ancora conserva racchiuso nel diario di quei giorni, e la difficoltà di "tagliare il cordone" da quella sorta di seconda famiglia: tutti sentimenti di vicinanza e affetto che l'ASST cerca di suscitare con diversi progetti, tra cui il laboratorio di musicoterapia "Canta che ti sento" inaugurato nel 2007 con la collaborazione dei Mauro Galluccio e portato avanti oggi dalla musicoterapista Elisa Torri. Un assaggio - quello dell'iniziativa che sfrutta il battito cardiaco della madre e le vibrazioni della sua voce percepiti dal bambino quando poggia la testa sul suo petto - che il pubblico dell'Aula Bianca ha potuto testare personalmente esibendosi in una ninna nanna scritta a più mani proprio da alcune mamme con l'accompagnamento strumentale della pedagogista musicale.

Il Coordinatore di Terapia Intensiva Neonatale Francesco Monteleone e la musicoterapista Elisa Torri

Laura Frigerio

Dopo la vicinanza emotiva, infine, anche quella fisica, che grazie all'associazione "Cuore di Maglia" rappresentata da Laura Frigerio si concretizza con la realizzazione di capi a scopo terapeutico che aiutino i bimbi: tra questi, il "sacco-nanna" capace di ricreare la temperatura e la sensazione dell'utero materno o il "dudù" che ricorda il cordone ombelicale tagliato prematuramente. Un aiuto, quello del sodalizio lecchese, che oltre a dedicarsi ai piccoli nati da quest'anno estenderà il proprio supporto anche alle mamme con la creazione di alcuni "seni" di stoffa che possano essere usati dagli operatori sanitari per insegnare alle neo-madri la corretta stimolazione.
F.A.
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