Il diorama rievocativo della battaglia di Lecco del 1799, ricordata in un convegno

La recente conferenza storica sulla battaglia di Lecco del 25-26 aprile 1799, svoltasi presso il Palazzo delle Paure di Piazza XX Settembre per iniziativa in larga parte dovuta ai fratelli Fabio e Matteo Possenti, porta a ricordare che un plastico rievocativo del combattimento ebbe un particolare successo nel secondo centenario. Venne realizzato su commissione dei Musei Civici di Lecco, con l’allora direttore Gianluigi Daccò, e realizzato da Giuseppe Abbiati, di Erba, in collaborazione con il WarGames Club di Lecco.


Foto d’archivio del Wargames Lecco durante la realizzazione del diorama

“War games vuol dire giochi di guerra, ma noi preferiamo parlare di giochi di ricostruzione storica in miniatura” dichiarò in un’intervista di allora Paolo Ferraris, agente immobiliare, presidente del Club di Lecco, che ora ha sede a Malgrate in Via San Carlo, 14. E’ stato fondato da dodici pionieri nel 1987, e fra le sue realizzazioni maggiori, dieci anni dopo, vi è stata la battaglia dell’aprile 1799 tra Francesi e Austro-Russi presso il Ponte Azzone Visconti, in Lecco.


Scorci del diorama realizzato con diverse località della battaglia, intorno al Ponte Visconteo

A tal proposito, è tempo di ricordare il plastico rievocativo della battaglia del 1799, che ottenne il primo premio nell’apposito concorso a tema per la ricostruzione di schieramenti e paesaggi durante la rassegna “Militalia”, presso la Fiera di Novegro. I lecchesi di WarGames Club hanno preceduto nella classifica gli Ussari Alati e le Aquile Imperiali, entrambi di Milano, nonché gruppi di Faenza, Vicenza e Ravenna, scesi nella contesa con gli scenari d’arme dei più noti scontri dal Settecento al Novecento.



I lecchesi, ricostruendo il paesaggio intorno all’Adda, nel tratto da Pescarenico (Casa Corti, in Via Previati, dove sulla facciata sono rimasti i segni delle cannonate) sino al Ponte Vecchio, hanno posizionato quattrocento soldatini in divisa d’epoca, appartenenti agli opposti schieramenti francese ed austro-russo. E’ stata già menzionata la realizzazione di Giuseppe Abbiati, di Erba, affiancato dal presidente Paolo Ferraris e da appartenenti al Club di Lecco, con Fabrizio La Marca, Fabio e Matteo Possenti, Stefano Anghileri ed altri.



Il plastico venne esposto alla mostra patrocinata dal Comune di Lecco e dai Civici Musei presso la Torre Viscontea di Piazza XX Settembre. La cerimonia inaugurale ebbe un picchetto d’onore, con comparse di militari francesi in divise d’epoca del gruppo storico-rievocativo di Milano sulla Napoleonica Armata Italiana, fra fine Settecento e inizio Ottocento.



La recente conferenza storica al Palazzo delle Paure, con l’intervento di Marco Baratto, già a Lecco vent’anni or sono per un incontro tenutosi nel salone di Via Caprera dell’Unione Industriali Lecchesi, ha ribadito che i reparti del Genio Francese, per ritardare l’avanzata nemica ormai vicina al ponte e per proteggere il ripiegamento dell’Esercito transalpino, minò le prime due arcate del manufatto verso la sponda lecchese. L’esplosione, che rallentò l’avvicinamento e il successivo passaggio della fanteria austro-russa, minacciava di essere ripetuta nella guerra 1915-18 in caso di sfondamento austriaco sulla linea Stelvio-Valtellina e anche nelle giornate della Liberazione 1945, qualora divenisse indispensabile impedire l’afflusso di reparti della Repubblica di Salò verso quella che doveva essere “l’ultima trincea di difesa” in provincia di Sondrio.



Le foto che pubblichiamo, dovute a Matteo Possenti e risalenti all’esposizione presso la Torre Viscontea del 1999, consentono di osservare il Ponte Visconteo ancora fortificato; la minuscola isola vicina, zattera verde nelle acque dell’Adda; la Casa Corti di Via Previati, dove caddero colpi d’artiglieria; il vecchio nucleo di Pescarenico, con l’ampio verde che lo “distaccava” dall’abitato di Lecco; la chiesa con il convento dei Cappuccini e il suo caratteristico triangolare campaniletto. C’è solo una “licenza” storica: quella del campanile della parrocchiale di San Materno, che risale al 1915 e che, quindi, non ci poteva essere nel panorama del 1799.



E’ un diorama da conservare e da valorizzare, nella conoscenza della storia non solo lecchese. Quale sarebbe il punto migliore dell’esposizione? Se fossi interpellato in proposito, potrei rispondere, senza dubbio: nelle sale manzoniane del rinnovato ex convento dei Cappuccini, a Pescarenico, animato da un gruppo solerte di volontari parrocchiali.
Aloisio Bonfanti
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