Lecco: il confronto tra 'Annunciazioni' di Sgarbi congeda il Tintoretto Rivelato

Poco meno di due mesi, 140 volontari coinvolti tra studenti e adulti e un capolavoro della metà del Cinquecento per un totale di 22.000 visitatori: sono questi i numeri registrati per la mostra "Tintoretto Rivelato", che ieri si è conclusa nella soddisfazione generale di organizzatori, amministrazione comunale e un ospite molto atteso.

Poco dopo le 18, infatti, Vittorio Sgarbi è arrivato a Lecco per ammirare "L'Annunciazione del doge Grimani" che aveva esposto, ormai 11 anni fa, in una mostra a Cagliari. Accompagnato, tra gli altri, dal sindaco Virginio Brivio e dall'Assessore alla cultura Simona Piazza, l'ex parlamentare e opinionista ha raggiunto il secondo piano del palazzo delle Paure; qui, una volontaria ha introdotto Sgarbi alla riscoperta dell'opera partendo dall'analisi dell'incisione, compiuta da Pietro Monaco nel 1763, che ricalca il dipinto.
Dopo aver ammirato il capolavoro di Jacopo Robusti, altrimenti detto Tintoretto, e aver scambiato qualche considerazione con Giovanni Valagussa (curatore della mostra) e Laura Polo D'Ambrosio (promotrice dell'iniziativa nonché coordinatrice del progetto didattico), Sgarbi si è diretto presso il Politecnico, dove ad attendere le sue analisi artistiche c'era un gremito pubblico che affollava l'aula magna.

Giorgio Cortella, Giovanni Valagussa, Simona Piazza, Vittorio Sgarbi e don Davide Milani

"Siamo partiti da una provocazione: in occasione del Natale le persone si scambiano regali, i cristiani impongono un proprio calendario che obbliga tanta gente a prendere le ferie; abbiamo deciso di ospitare a Lecco un'opera capace di raccontare la pretesa cristiana, un'opera in cui Dio visita la storia, diventa uomo e ci accompagna": sottolineando come ogni uomo non è mai solo, ma al contrario sempre accompagnato da Dio, don Davide Milani ha preso la parola spiegando nuovamente le motivazione che l'hanno portato, insieme con altre figure cardini dell'organizzazione come Laura Polo D'Ambrosio, Giorgio Cortella e Giovanni Valagussa, ad organizzare la mostra. Proprio il curatore ha poi preso la parola, sottolineando come la provenienza prettamente privata dell'opera - appartenente ad un collezionista milanese - ha reso l'occasione di vedere il dipinto ancora più rara e unica per tutti coloro che sono riusciti ad ammirarlo.

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L'intervento del critico d'arte si è aperto con una polemica piuttosto colorita - e forse inopportuna, come è tipico del "personaggio Sgarbi" - riguardante la decisione presa dall'Università di Yale di cancellare il corso sul Rinascimento (che probabilmente sarà reintrodotto tra qualche anno come corso specialistico dal professore responsabile Tim Barringer) per aprire ad approcci che coinvolgano esperienze artistiche "non esclusivamente occidentali". Dopo aver chiarito il proprio dissenso rispetto all'iniziativa, Sgarbi ha enucleato ed elogiato le 3 figure principali che hanno permesso all'opera di essere ammirata dagli occhi di 22.000 persone, ovvero il sindaco e l'amministrazione comunale, il prevosto Milani e il collezionista la cui figura è stata sollevata, per mezzo delle generose parole di Sgarbi, dalla nomea di colui che vuole fare dell'arte un privilegio di pochi. Al contrario, il critico ha sottolineato come "è proprio grazie a figure come quelle dei collezionisti che è possibile, ancora oggi, poter ammirare delle opere che altrimenti sarebbero andate perdute".

"L'ideale per una mostra sarebbe quello di mettere due opere e non una, perché il confronto serve a far capire meglio ognuna delle due; quand'ero ragazzo il mio professore di storia dell'arte mostrava Piero della Francesca accostato a Mondrian: si capiva l'uno attraverso l'altro, che Mondrian raccontava un ordine del mondo e Piero della Francesca, con le sue linee verticali ed orizzontali richiamava quelle di un pittore astratto": per questa ragione, dunque, Sgarbi ha deciso di incentrare la propria trattazione sul confronto tra "Annunciazioni", artisti e stili diversi tra loro. È allo stesso collezionista che ha prestato il Tintoretto, che appartiene anche l'annunciazione del Perugino (1520), opera quasi contemporanea a quella di Jacopo Robusti (1555) e che Sgarbi ha sfruttato per sottolineare le differenze - e quindi le peculiarità - delle due opere. "Perugino e Tintoretto rappresentano le due grandi scuole italiane, quella umbro-toscana e quella veneziana: il primo è legato al disegno quindi più semplice, puro, devoto, in cui non c'è alcuna concessione al lusso, mentre il secondo si consacra al colore, all'emozione, alla sontuosità"; se nell'annunciazione del Perugino si riscontra sobrietà, linee nette, un interno monacale e claustrale nell'opera esposta a Lecco "è sontuoso pure l'inginocchiatoio, intarsiato, che rimanda ad un interno aristocratico e quindi carico di lusso".
Dall'Annunciazione del Bronzino e quella di Lorenzo Lotto fino ad arrivare alla splendida Annunciata di Antonello da Messina (esposta a Palazzo Reale fino al 2 giugno scorso), il critico d'arte ha preso per mano i presenti accompagnandoli in un viaggio che ha riguardato alcune delle opere più significative del Rinascimento italiano, dove religiosità ed estro artistico si fondono per restituire, a chi si concede, un'eterna bellezza.
A.A.
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