Lilt vs. Spazio: la Corte d'Appello dà torto a Villa e Maggioni e ordina la resurrezione della vecchia Lega

La querela presentata il 16 maggio 2014 ai Carabinieri di Merate  da Gabriella Maggioni, presidente di Spazio Prevenzione onlus contro Silvia Villa, Presidente della sezione provinciale di Lecco della Lilt in esecuzione della sentenza  973/13 emessa dalla seconda sezione civile della  Corte di Appello di Milano il 5 febbraio 2013, depositata il successivo 5 marzo 2013 e divenuta definitiva il 5 marzo 2014  per acquiescenza di controparte è un atto di "perfidia" tipicamente femminile innescato come si fa con una bomba ad orologeria e teso a danneggiare l'immagine della querelata che tra tre giorni  corre per la elezione a sindaco di Merate. Il che dimostra che la donna non è migliore dell'uomo. Non tutte e non sempre. Gabriella Maggioni ha atteso un anno e due mesi per dare fuoco alla miccia. Poteva attendere ancora 10 giorni e lasciare passare il voto del 25 maggio. Invece ha scelto la schiena anziché il petto. La sua querela si rivelerà un boomerang e tra un attimo capirete il perché.
Ho atteso di conoscere l'opinione dei legali delle parti in causa prima di destarmi dal mio torpore siculo. Scrivo questa nota perché nessuno dei due avvocati - il dott. Notaro di Merate  per la Maggioni e il dott. Gerosa di Lecco  per la Villa - hanno ritenuto di entrare nel merito della sentenza limitandosi ad affermare che i giudici di appello hanno riconosciuto il diritto dell'associazione rappresentata e difesa. Non è così.
La conclusione e la conseguenza sono che nessun lettore, paziente od assistito è posto nella condizione di capire che cosa  sia realmente accaduto. Provo io a spiegare, in termini semplici e mi auguro chiari, che cosa hanno deciso i giudici. Il testo integrale della sentenza è in rete nell' ambito dell'intervista rilasciata dall'avvocato Notaro. Quello che la sentenza non dice - e che proverò a dire io - è quello che si deve fare oggi per darvi attuazione e per mettere la parola fine a una vicenda che data il 6 luglio 2004 e che si è trascinata sino ad oggi perché vi sono stati protagonisti che hanno dato il peggio di sé a dispetto del loro encomiabile passato. Un peggio ulteriormente condito da ingenuità, incertezze, opportunismi e strumentalizzazioni.
La sentenza della Corte di Appello dà torto sia alla Maggioni che alla Villa anche se il ruolo avuto nella vicenda dalle due è lontano anni luce e non può essere in alcun modo e in alcun momento confuso. Il 6 luglio 2004 Gabriella Maggioni ha commesso un illecito trasformando la sezione lecchese di un Ente di Diritto Pubblico in associazione privata con l'aggravante di averlo fatto dopo  che, nel maggio 2004, il Consiglio Nazionale della Lilt le aveva notificato il provvedimento di espulsione. Ha trattenuto e usato sedi, attrezzature e denari che non erano suoi. Sul punto si è formato un giudicato definitivo. E' un fatto, non più un'opinione. Silvia Villa è stata chiamata cinque mesi dopo dalla Lilt Nazionale a rifondare la sezione provinciale la quale, una volta costituita, ha rivendicato a sé il titolo di proprietà di tutti i beni di cui si era appropriata senza titolo Spazio Prevenzione onlus e ne chiesto la restituzione.
In questi otto anni la vicenda sul piano giudiziario è stata trattata da più di un giudice ed ha affrontato tutti i gradi di giudizio, ma mai una sentenza è apparsa chiara, perfettamente motivata e ineccepibile in punto di diritto come quella che oggi la Maggioni pone a base della querela. Delle due l'una: ma sa leggere o confida che altri non sappiano farlo?
Per spiegare al lettore che vuole capire, al di sopra di preconcetti e simpatie personali, perché i giudici di Appello hanno dato torto sia alla Maggioni che alla Villa - anche se è la prima ad avere la peggio, mentre la seconda deve solo compiere un  ultimo passo per avere ragione - mi vedo costretto a fare un esempio un poco esasperato, ma  calzante.
Allora. Immaginate che Gabriella Maggioni nel maggio 2004 fosse il direttore della filiale di Merate della Deutsche Bank. La Direzione Centrale di Francoforte sul Meno le notifica il licenziamento. Il 6 luglio 2004 la Maggioni convoca in assemblea sindacale tutti i colleghi della filiale e anziché salutarli  fa mettere a verbale che dall'indomani la filiale non si chiamerà più DB, ma BPM ( Banca Popolare di Merate ).  Naturalmente mobili, macchine e soprattutto i depositi dei correntisti passano alla nuova banca di cui assume con effetto immediato e plauso incondizionato dei colleghi la direzione. Il giorno dopo i clienti troveranno una nuova insegna e le medesime facce. Cotto e mangiato.
Questo è accaduto in quella notte d'estate del 2004 alla Lilt. La Maggioni se n'è appropriata e l'ha fatta sua sotto l'insegna di Spazio Prevenzione onlus. L'ha fatto come reazione a un'espulsione ritenuta ingiusta, l'ha fatto per tutelare un passato personale e associativo degnissimi di cui tutti le sono ancora grati, ma per farlo ha violato due statuti e la legge. Ha continuato ad usare mezzi e denari altrui e questo la giustizia lo ha definitivamente sentenziato checchè ne dica e ne scriva l'avvocato Matteo Notaro che è  legale elegante, competente e assolutamente stimabile che vive e coltiva  i limiti di ogni avvocato, ovvero quelli di dover  difendere il cliente comunque e dovunque.
A questo punto però accade l'incredibile. I vertici nazionali della Lilt anziché attuare lo statuto, commissariare la sezione, indire una nuova assemblea dei soci  per la elezione del nuovo Presidente e del nuovo Direttivo o per deliberare  lo scioglimento della sezione lecchese che fanno? Lasciano la Maggioni e la sua Spazio Prevenzione al loro destino (ricordo che la Maggioni  minacciò il ricorso ai Carabinieri se si fosse presentato al suo cospetto il Commissario Straordinario della Lilt Nazionale. Magari si fosse presentato e lei l'avesse fatto!) riservandosi le opportune azioni legali e cinque mesi dopo costituiscono una nuova sede provinciale della Lilt e chiamano a presiederla Silvia Villa, noto medico oncologo.
Torniamo un attimo all'esempio della Deutsche Bank filiale di Merate. E' stato come se i manager tedeschi anziché riprendere immediato possesso della sede, diciamo così, "passata di mano senza titolo legale" (sarebbe bastato un ricorso urgente al giudice civile di Lecco ex articolo 700 cpc con ordinanza assumibile in 10/15 giorni)  ne aprono un'altra nello stesso Comune e a breve distanza  con nuovo direttore e nuovo personale. Poi si rivolgono al giudice per riavere attrezzature e denari dell'altra filiale che nel frattempo li usa e li spende.
Morale: nel 2004 la Lilt nazionale sbaglia strategia e Spazio Prevenzione ne approfitta.
Oggi, otto anni dopo, il giudice d' Appello sentenzia una cosa semplice e condivisibile e cioè che beni e denaro non sono mai appartenuti alla Maggioni, ma non appartengono neppure alla Villa perché la sua Lilt è stata costituita successivamente e a parte.  Tutti i beni e tutti i denari sono e rimangono di esclusiva proprietà della sezione provinciale lecchese della Lilt esistente alla data del 3 luglio 2004, ovvero il giorno precedente il "colpo di mano" di Gabriella Maggioni. Quella sezione, scrivono i giudici, non è mai stata sciolta a sensi di statuto e quindi esiste ancora. I giudici la riportano in vita e ne ordinano l'immediata resurrezione.
Ed ecco quello che si deve fare oggi e che si sarebbe dovuto fare immediatamente dopo il 4 luglio 2004 se i dirigenti nazionali della Lilt avessero dato semplice  seguito alle norme statutarie.
Preso atto che l'assemblea "anomala" del 4 luglio 2004 è stata dichiarata dal Tribunale  illegittima e le delibere trasformative ed esautorative annullate, il Consiglio Nazionale della Lega Tumori deve nominare immediatamente un Commissario il quale deve convocare l'assemblea della sezione provinciale lecchese della Lilt quale esistente alla data del 3 luglio 2004. All'assemblea non potrà partecipare Gabriella Maggioni perché espulsa in precedenza. Alla probabile assenza di soci sia in prima che in seconda convocazione il Commissario proporrà la scioglimento della sezione e l'assegnazione gratuita dei beni e delle attrezzature ad altra associazione meritoria. E quale se non l'attuale sede di Lecco della Lilt presieduta da Silvia Villa che ne è la naturale ed indiscussa prosecuzione all'interno dell'Ente di Diritto Pubblico chiamata "Lega Italiana per la lotta  contro i Tumori"?
Ecco, è tutto qua. La querela di Gabriella Maggioni così come platealmente comunicata sotto elezioni verrà silenziosamente ritirata. L'alternativa è la controquerela e altro veleno.
A me, semplice cronista che questa Lega Story ha seguito passo dopo passo dall'inizio ad oggi anticipando in un articolo del 18 agosto 2004 messo in rete alle 15,26 le conclusioni odierne  del giudice di Appello rimane la soddisfazione di avere letto una sentenza ineccepibile in punto di diritto. Sotto l'aspetto sostanziale ha ragione la Villa e torto  la Maggioni, ma in questo caso  è giusto che prevalga la forma  quando è anche diritto. Sarebbe stato sufficiente attuare lo Statuto e tutto sarebbe finito in due mesi. Non lo fa mai nessuno e questi sono i risultati. Le pugnalate però sono altra cosa ed escludo che esistano statuti fondati sui fendenti.
Alberico Fumagalli
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