Lecco: riaprono i negozi di vestiti per bambini ma i clienti restano 'virtuali'. Gli acquisti passano da WhatsApp e social

Parrebbe essere stata una riapertura “surreale” – almeno secondo le testimonianze in presa diretta di alcuni esercenti del centro cittadino – quella di ieri per i titolari di negozi di vestiti e articoli per neonati e bambini. L’ultimo DPCM ha allargato infatti leggermente le maglie rispetto al precedente, allungando la lista delle attività autorizzare a alzare la saracinese in quella che potrebbe essere definita la “fase intermedia” in attesa del 4 maggio quando, salvo sorprese, il lockdown parrebbe essere destinato a cessare, dando avvio alla “fase 2” della gestione dell’emergenza coronavirus.
Tornare “in bottega”, per commesse e commessi, è stato un pò come andare  alla ricerca di un’apparenza di quella quotidianità spazzata via ormai settimane fa.

Come nel caso dei titolari del negozio Chicco, in via Roma, che hanno spalancato le porte del proprio negozio pur con qualche perplessità. “Siamo stati aperti ieri e oggi per poi riaprire sabato: l’idea è quella di esserci per tutti due giorni alla settimana e poi andare per appuntamento perché capiamo la necessità della nostra tipologia di clientela - i bambini crescono, naturalmente - ma percepiamo che c’è ancora tanta paura”. Una paura presente sia da una parte che dall’altra del bancone, alla quale si cerca di far fronte con modalità del tutto originali di vendita, come quella “assistita via whatsapp”: il cliente chiama, vede i capi sullo schermo del proprio smartphone, arriva in negozio e ritira semplicemente il sacchetto già pronto. Una modalità che lascia ben poco spazio alla relazione e un po’ di amaro in bocca, perché “si perde il contatto con il cliente e non è così che siamo abituati” ci viene spiegato non negando la perplessità rimasta sulle tempistiche con cui è stata autorizzata la riapertura delle attività per bimbi. “Non è possibile che ci venga detto il venerdì per il martedì con di mezzo la Pasqua: ho passato le giornate a cercare i guanti, il gel e le mascherine perché non stando in casa è necessario cambiarli più spesso e poterli fornire alla clientela che ne è sprovvista”.

Su Facebook e Instagram ha invece deciso di puntare la titolare del negozio For Kids, in via Carlo Cattaneo, offrendo la possibilità di consegnare a domicilio l’abbigliamento. “Credo ci sia molta paura in giro e la gente esce poco, quindi per ora di clienti se ne sono visti ben pochi” afferma l’esercente che, però, non teme per la propria salute: “le precauzioni le prendiamo, stiamo attenti, non siamo una categoria a rischio”.
Un altro aspetto evidenziato è la confusione generata dalle restrizioni applicate da Fontana a seguito dell’emanazione del decreto, per cui è possibile che molte persone credano che i negozi per abbigliamento non siano aperti, come le librerie che per il governo avrebbero potuto rialzare la saracinesca ma che la Regione ha lasciato invece chiuse.

Già da tre settimane, poi, i titolari del negozio Petit Bateau all’Isolago si sono attrezzati per poter consegnare a domicilio la merce, avviando così un vero e proprio canale di vendita alternativo, con una decina di consegne al giorno a Lecco e provincia. In particolare, il negozio consegna i capi in città e nei comuni limitrofi spingendosi perfino “a Bormio, Chiavenna e Madesimo”.
“Capiamo la necessità di riaprire i negozi, del resto i bambini, specialmente i neonati, hanno bisogno di cambi di vestiario più frequenti data la crescita veloce”, afferma uno dei due titolari, sottolineando come l’acquisto dei capi è anche incentivato dalla diminuzione dei passaggi di vestitini tra conoscenti, impedito dalle restrizioni.

Poche persone “fisiche” anche nel caso del negozio Brums, sempre all’Isolago, che ieri ha contato solo due acquirenti, puntando però sulle consegne a domicilio. “I clienti consultano la pagina online della Brums, poi mi chiamano o scrivono su Whatsapp. Io controllo se c’è la taglia richiesta e, in caso positivo, consegno la merce a casa”. Con questo sistema la titolare si è rimboccata le maniche e ha deciso di provvedere, da sola, alla consegna dei capi: “dopo un mese senza entrate è difficile potersi permettere un corriere”. In particolare, la commerciante sottolinea come tutta la collezione primaverile “elegante” rimarrà invenduta a causa dell’annullamento di tutte le cerimonie (comunioni, cresime ma anche matrimoni) che in tempi ordinari si svolgono in questo periodo. Contenta invece, compatibilmente con la situazione, per la possibilità di riaprire e potersi “guadagnare la giornata”: “invece di far arricchire sempre Amazon, H&M o i grandi colossi delle vendite preferisco spendere qualcosa in più in benzina ma poter portare a casa qualcosa, anche solo per pagare mezzo stipendio alla mia dipendente”.

Anche nel caso del negozio Hola Bebé di via Cairoli la situazione ha spinto i titolari a sviluppare le “vendite tecnologiche” attraverso Facebook, Instagram e Whatsapp a partire da una settimana fa, accusando comunque una grande diminuzione del fatturato. Gli articoli più gettonati, infatti, riguardano sempre le taglie “mini”, da neonati: “i clienti sono principalmente chi aspetta figli o chi ne ha appena avuti, mentre chi ha bambini di 10 anni cerca di gestirsi con quello che ha nell’armadio, mentre prima veniva a comprare”.

Ciò che è certo, ad ogni modo, è che la situazione attuale chiama tutti i commercianti ad investire nell’online, facendo, come si suol dire, “di necessità una virtù”.
Anna Airoldi
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