Lecco: riaprono i negozi di vestiti per bambini ma i clienti restano 'virtuali'. Gli acquisti passano da WhatsApp e social
Parrebbe essere stata una riapertura “surreale” – almeno secondo le testimonianze in presa diretta di alcuni esercenti del centro cittadino – quella di ieri per i titolari di negozi di vestiti e articoli per neonati e bambini. L’ultimo DPCM ha allargato infatti leggermente le maglie rispetto al precedente, allungando la lista delle attività autorizzare a alzare la saracinese in quella che potrebbe essere definita la “fase intermedia” in attesa del 4 maggio quando, salvo sorprese, il lockdown parrebbe essere destinato a cessare, dando avvio alla “fase 2” della gestione dell’emergenza coronavirus.
Tornare “in bottega”, per commesse e commessi, è stato un pò come andare alla ricerca di un’apparenza di quella quotidianità spazzata via ormai settimane fa.
Un altro aspetto evidenziato è la confusione generata dalle restrizioni applicate da Fontana a seguito dell’emanazione del decreto, per cui è possibile che molte persone credano che i negozi per abbigliamento non siano aperti, come le librerie che per il governo avrebbero potuto rialzare la saracinesca ma che la Regione ha lasciato invece chiuse.
“Capiamo la necessità di riaprire i negozi, del resto i bambini, specialmente i neonati, hanno bisogno di cambi di vestiario più frequenti data la crescita veloce”, afferma uno dei due titolari, sottolineando come l’acquisto dei capi è anche incentivato dalla diminuzione dei passaggi di vestitini tra conoscenti, impedito dalle restrizioni.
Ciò che è certo, ad ogni modo, è che la situazione attuale chiama tutti i commercianti ad investire nell’online, facendo, come si suol dire, “di necessità una virtù”.
Tornare “in bottega”, per commesse e commessi, è stato un pò come andare alla ricerca di un’apparenza di quella quotidianità spazzata via ormai settimane fa.
Un altro aspetto evidenziato è la confusione generata dalle restrizioni applicate da Fontana a seguito dell’emanazione del decreto, per cui è possibile che molte persone credano che i negozi per abbigliamento non siano aperti, come le librerie che per il governo avrebbero potuto rialzare la saracinesca ma che la Regione ha lasciato invece chiuse.
“Capiamo la necessità di riaprire i negozi, del resto i bambini, specialmente i neonati, hanno bisogno di cambi di vestiario più frequenti data la crescita veloce”, afferma uno dei due titolari, sottolineando come l’acquisto dei capi è anche incentivato dalla diminuzione dei passaggi di vestitini tra conoscenti, impedito dalle restrizioni.
Ciò che è certo, ad ogni modo, è che la situazione attuale chiama tutti i commercianti ad investire nell’online, facendo, come si suol dire, “di necessità una virtù”.
Anna Airoldi