Omicidio di Olginate: Valsecchi ha fatto tutto da sè, anche costituirsi. Fatti e antefatti di un vero regolamento di conti, dalla rissa tra figli all'appuntamento fino al 'colpo di grazia'

Stefano Valsecchi
“Stefano”. Alfredo De Fazio, una maschera di sangue accasciata nell'androne del palazzo di via al Crotto dove ha trovato rifugio, quel nome l'ha fatto subito al nipote che si è precipitato giù dalle scale per prestargli soccorso. Nessuno dei due, nel primo pomeriggio di domenica 13 settembre, poteva sapere che “Stefano” era riuscito in quello che, evidentemente, era il suo unico intento: “giustiziare” Salvatore De Fazio, fratello di Alfredo e papà di Davide, chiudendo così un conto apertosi la sera prima – ma con antefatto più datato – con il pestaggio di suo figlio Michele.
Oggi, a due giorni dalle esequie della vittima e a otto dalla sparatoria, quello “Stefano” si è costituito, dopo il blitz sostanzialmente a vuoto messo in atto, in forze, dai Carabinieri alle prime luci dell'alba di venerdì, con quaranta uomini entrati in azione a Calolzio, in via alla 'Ca, per “assaltare” l'abitazione del “ricercato numero uno” che lì, non si è fatto attendere. Vi è tornato - probabilmente dopo essere rimasto almeno qualche giorno nascosto nei boschi - questa mattina a scelta fatta: si è consegnato alle forze dell'ordine. Avvisato l'avvocato Marcello Perillo, già contattato dalla famiglia nell'immediatezza dell'accaduto per tutelare gli interessi del 47enne e nominato di fiducia in sostituzione del legale d'ufficio che gli è stato assegnato nei giorni scorsi,  si è presentato al Comando Provinciale dei Carabinieri, dove gli è stato notificata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal Gip del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore, su richiesta del Procuratore facente funzioni Paolo Del Grosso, titolare di un caso dove l'elemento investigativo è oggettivamente minimo. In attesa delle risultanze dell'esame autoptico sulla salma di  Salvatore De Fazio commissionato all'anatomopatologo Paolo Tricomi (che in qualità di medico legale visiterà anche il fratello Alfredo, tutt'ora ricoverato all'ospedale di Varese con una mandibola mandata in frantumi da un proiettile), già le dichiarazioni rese nell'immediatezza dell'accaduto parrebbero sufficienti per cristallizzare il fatto. Del resto ci sono perfino testimoni oculari. Da un balcone affacciato su via Santa Maria La Vite c'è chi ha visto nitidamente un uomo scendere da una Panda vecchio modello chiara per poi fare fuoco. Forse nessuno ha visto il primo colpo, riservato a Alfredo, 50enne, calabrese d'origine come tutti i De Fazio. Ma la scena successiva alla sua fuga verso via Al Crotto parrebbe essere chiara: l'assassino fa fuoco un paio di volte, poi, con Salvatore, 47 anni, frontaliere con un passato da autotrasportatore nell'azienda Parisi, intestata al suocero, già a terra, si avvicina ulteriormente e gli riserva “il colpo di grazia”. In volto. Infine il ritorno all'utilitaria parcheggiata vicina alla chiesetta alla cui ombra, di fatto, secondo la convinzione degli inquirenti, si è consumato un vero e proprio regolamento di conti. Non un incontro casuale.
L'incrocio dove è avvenuta la sparatoria
Stefano Valsecchi aveva chiesto a Salvatore De Fazio di vedersi. Da chiarire – è ormai certo – c'erano le ripetute zuffe tra i rispettivi ragazzi. Il primo round in un pub di Olginate, a fine agosto. A “prendersi” parrebbero essere stati Matteo De Fazio e Michele Valsecchi, figli rispettivamente di assassinato e (presunto) assassino. Poi sabato 12 la ripresa: a farne le spese “Michelino”, 25 anni e una condanna per rissa a scopo estorsivo (almeno in primo grado) sulle spalle. Con lui – o meglio, contro di lui – ci sarebbe stato Davide, minorenne. Lo stesso Davide che l'indomani si è trovato tra le braccia lo zio ferito al viso poco prima di scoprire il corpo del padre – ormai privo di vita nonostante il prodigarsi dei soccorritori – sull'asfalto di via Albegno. Mamma Antonella aveva capito che tirava una brutta aria. Non per nulla aveva chiesto l'intervento – come lui stesso ha raccontato sul luogo della sparatoria domenica pomeriggio – di suo fratello, Benedetto Parisi arrivato di corsa da Mandello a Olginate. Salvatore però all'appuntamento con la morte è voluto andare – inconsapevolmente – da solo, con al fianco solo Alfredo. Omicidio, premeditato, l'ipotesi di reato per la quale è stata chiesta e ottenuta la custodia in carcere per quello “Stefano” che, per quel che ne sappiamo fino ad ora, ha deciso tutto da sé, anche quando farsi prendere.
A.M.
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