Lecco: il Ponte ''Kennedy'' compie 65 anni, condizionò l'inizio del progresso cittadino
Il nuovo ponte sull’Adda (successivamente dedicato alla memoria del presidente USA John Kennedy, assassinato a Dallas nell’autunno 1963) compie 65 anni. Era, infatti, il pomeriggio di domenica 23 ottobre 1955 quando avveniva il taglio del nastro tricolore inaugurale con il sottosegretario Virginio Bertinelli, parlamentare di Como. La benedizione venne impartita dal prevosto di Lecco mons. Giovanni Borsieri. Il tratto terminale di via Leonardo da Vinci, presso l’imbocco del nuovo ponte, era pavesato a festa con le bandiere italiane e i drappi bianco-azzurri dei colori civici della città, che con il suo territorio salutavano quella che era ritenuta la più importante realizzazione della ''grande Lecco'', avviata negli anni ’30 ed interrotta dalle tragiche vicende belliche del secondo conflitto mondiale 1940/1945.
Il palco delle autorità durante la cerimonia inaugurale
Nel 1938 l’allora podestà Dino Cima aveva fatto presente alle autorità competenti la necessità di un nuovo ponte stradale. Cima aveva segnalato che il vecchio visconteo era occupato dal binario tramviario della linea Lecco-Como e sempre più intasato da circolazione veicolare.
Le autorità raggiungono il nastro tricolore dell'inaugurazione
Nel discorso pronunciato all’inaugurazione, il sindaco Luigi Colombo ricordò l’iter di progetti, finanziamenti e cantieri per realizzare il ponte stesso. Già nel 1940 l‘allora Azienda Autonoma Statale della Strada (oggi ANAS) aveva promosso un appalto concorso vinto dall’impresa Ferrobeton. I lavori vennero iniziati nel 1942, ma giunsero solo alle due “spalle” di sostegno sulle rive di Lecco e di Malgrate; vennero interrotti nel 1943 per l’aggravarsi della situazione bellica con l’occupazione nazista dell’Italia e lo sbarco degli alleati in Sicilia. Nel dopoguerra 1945 la situazione complessiva della nazione non consentì subito la ripresa dei lavori. Nel 1949 si ebbero i primi contatti del Comune di Lecco con il ministro Umberto Tupini, tramite il parlamentare Celestino Ferrario, residente in quartiere Olate, eletto nella Costituente nel 1946 e poi nel Parlamento della Repubblica il 18 aprile 1948. Venne sollecitato il rilancio del cantiere e venne abbandonato e rescisso l’appalto Ferrobeton. E’ stato il Comune di Lecco, a sue spese, ad incaricare l’ing. Arturo Danusso di preparare un nuovo progetto che l’ANAS approvò nel 1952. Danusso era stato il progettista nel 1925 dell’ardito ponte della Vittoria, a Cremeno, in Valsassina, dedicato ai Caduti della Grande Guerra 1915/1918.
Il sottosegretario Virginio Bertinelli al momento del taglio inaugurale
Decisivo è stato il ruolo assunto dal Comune di Lecco, con i sindaci Ugo Bartesaghi e Luigi Colombo, a sostegno della realizzazione del nuovo ponte sull’Adda. L’amministrazione comunale si fece carico di un terzo circa della spesa, che nel preventivo iniziale era di 256 milioni. Notevole fu il contributo dello Stato, come il finanziamento della Cassa di risparmio delle province lombarde. Sono state necessarie per completare i lavori 40.000 giornate lavorative con il personale della società Costruzioni Industriali Civili di Milano.
Il ministro Mario Martinelli, parlamentare di Como (secondo da destra),
durante una visita al cantiere di lavoro sulla sponda di Malgrate
Merita di essere ricordato l’espediente usato dal Comune di Lecco quando, nel 1938, venne fissato il primo sopralluogo dei tecnici del’azienda stradale per verificare la necessità di un nuovo ponte. Venne, infatti, organizzata, tramite il partito unico allora esistente e le associazioni di categoria, una massiccia confluenza di passanti, nonché il transito di autoveicoli commerciali e turistici con lo sferragliare di tram. Il ponte apparve ingolfato e la necessità di un secondo viadotto venne indicata opera urgente non solo per il territorio lecchese, ma per tutta la rete stradale da Milano all’alta Lombardia, lungo le direttrici importantissime dello Stelvio e dello Spluga. Sono stati, però, necessari 18 anni a causa della guerra per riuscire a completare l’opera.
La sponda di Malgrate come era all'inizio del cantiere; i binari sono della linea tranviaria Lecco-Como
Mario Magnani, ingegnere capo del Comune di Lecco
Nel 1985, lasciando il Comune di Lecco per la pensione, l’ingegnere capo Mario Magnani rilasciò la seguente dichiarazione: “venni in Comune nel 1951, fresco di laurea. I lavori al nuovo ponte erano iniziati da poco; ho seguito gli stessi da vicino; vi era molto interesse intorno alla realizzazione non solo in città ma in tutto il territorio, ed anche oltre. Frequenti erano i contatti con l’ANAS in quanto il ponte venne costruito dal Comune per conto dell’ANAS che poi stralciò dal tracciato della Statale il Visconteo per inserire il Nuovo. Direttore generale dei lavori – dichiarò sempre Magnani – è stato l’ing. Giuseppe Giubelli, che aveva tra i principali collaboratori il nostro geometra Cesana dell’Ufficio Strade del Comune, distaccato in permanenza al cantiere dell’erigendo ponte. Ricordo le prove di collaudo della costruzione ultimata con numerosi automezzi carichi di ghiaia portati sul ponte e fatti sostare contemporaneamente”.
L’apertura al traffico, a fine ottobre 1955, del nuovo ponte modificò tutta la viabilità cittadina; fece però anche rimpiangere “la serena via Leonardo da Vinci, prima che il movimento automobilistico invadesse l’antica contrada del Lazzaretto lacustre e fluviale sulla riva del Lario e dell’Adda”. Sono stati sacrifici necessari in nome del progresso.
L’apertura al traffico, a fine ottobre 1955, del nuovo ponte modificò tutta la viabilità cittadina; fece però anche rimpiangere “la serena via Leonardo da Vinci, prima che il movimento automobilistico invadesse l’antica contrada del Lazzaretto lacustre e fluviale sulla riva del Lario e dell’Adda”. Sono stati sacrifici necessari in nome del progresso.
A.B.