Lecco, studenti delusi per la chiusura delle scuole superiori: 'DAD non perfetta ma la situazione trasporti era insostenibile'
Ultima campanella, questa mattina, anche per le scuole superiori lecchesi. Nessuna vacanza in vista, a dettare la "serrata" è lo spettro incombente del Covid-19, che ha spinto il Governatore della Lombardia Attilio Fontana ad adottare la "linea dura" chiedendo un ulteriore sacrificio agli alunni più grandi ripristinando la didattica a distanza, proprio come a marzo.




Le criticità, a detta loro e di molti altri adolescenti che abbiamo incontrato in stazione, si sono verificate tanto sugli autobus quanto sui treni, e in particolare sui mezzi provenienti dalla Valsassina e dalla Brianza, più che dai paesi del circondario, un po' meglio forniti in termini di corse e quindi meno a rischio assembramenti.




"Certamente perderemo molto da questo punto di vista, ma dato il quadro attuale credo sia meglio così" ha commentato - quasi rassegnato - uno studente del Badoni prossimo al diploma, amareggiato per una situazione che si preannuncia altrettanto spiacevole, a Lecco come altrove, per i "nuovi arrivati" di prima, costretti a casa senza neanche avere avuto il tempo di ambientarsi nella nuova scuola dopo aver concluso le Medie in un modo a dir poco insolito. "Finora mi ero trovata davvero bene, si era creato un bel clima con docenti e compagni: nonostante il distanziamento, era sempre meglio che restare per cinque ore davanti a un computer" ci ha confidato, ancora, un'alunna dell'Istituto Parini.
E almeno quest'oggi i ragazzi lecchesi, con le mascherine sul volto, non hanno rinunciato a un rapido abbraccio con gli amici, nella speranza che tutto passi presto o che almeno chi di dovere pensi a riaprire le loro scuole.
Una scelta che non ha convinto molti studenti lecchesi, nuovamente costretti a lasciare le proprie aule dove erano tornati soltanto un mese e mezzo fa, consapevoli che le difficoltà non sarebbero mancate ma altrettanto disposti ad accettare le (numerose) regole anti contagio pur di occupare ancora i propri banchi e rivedere - almeno senza la mediazione di uno schermo - compagni e insegnanti. E questo vale soprattutto per chi ormai inizia a scorgere il traguardo del proprio percorso di studi, con l'esame di maturità previsto solo tra pochi mesi.

Alcuni studenti intervistati fuori dalle scuole lecchesi e in stazione

"Avremmo preferito andare avanti così, senza "rovinare" anche quest'ultimo anno" ci hanno detto alcuni studenti di quinta dell'Istituto Parini di Lecco all'uscita da quella scuola in cui non metteranno piede almeno fino al prossimo 13 novembre, già sicuri che sentiranno la mancanza di quegli "scampoli" di normalità ritrovata nelle ultime settimane. "È un peccato non poter vivere la socialità, nonostante le restrizioni: questo primo periodo era andato bene, il vero problema era quello dei trasporti, che di certo non sono stati organizzati al meglio".


"Era un disastro, con una situazione simile - e con i contagi in aumento - forse è meglio per tutti stare a casa" hanno commentato all'unisono diversi ragazzi in attesa del pullman per Premana e zone limitrofe, quasi sollevati all'idea di non dover più tornare, almeno in questi giorni delicati, tra la folla dei pendolari, beneficiando delle lezioni online che per molti di loro sono anche sinonimo di un notevole risparmio in termini di tempo, sia per il mattino - con la sveglia puntata alle 7.30 invece che alle 6.00 - sia per il pomeriggio.


"Dopo l'esperienza della scorsa primavera possiamo dire che è sicuramente più comodo, anche se non è tutto rose e fiori, anzi" hanno aggiunto altri studenti, portando a galla i problemi riscontrati durante il lockdown con la didattica a distanza, "un sistema ancora da migliorare che non sempre ci aiuta a imparare, perché spesso le lezioni non "rendono" come quelle realizzate in classe, ma poi le richieste degli insegnanti sono sempre le stesse". Un'opinione, anche quest'ultima, condivisa da molti giovani, specie da quelli iscritti a indirizzi - per esempio all'Istituto Bovara e al Fiocchi - che prevedono lo svolgimento di attività pratiche e/o in gruppi, quindi necessariamente in presenza.


E almeno quest'oggi i ragazzi lecchesi, con le mascherine sul volto, non hanno rinunciato a un rapido abbraccio con gli amici, nella speranza che tutto passi presto o che almeno chi di dovere pensi a riaprire le loro scuole.
B.P.