Mandello: dalle discoteche di tutto il mondo allo 'stop forzato', intervista al dj Fabrizio Marra
Dai primi passi nelle discoteche locali è approdato con la sua passione e professionalità nei templi della musica a livello internazionale. Il suo è un cammino fatto di trasferimenti, da un volo all'altro: dalla gettonatissima isola delle Baleari - dove è stato collaboratore di "Ibiza Global Radio", "Dance Television", "Amnesia" e "Pacha" - al "Ministry of sound" di Londra, e ancora sempre più avanti al "Pacha" di Dubai fino all'"Aqua Booty" di New York, con un passaggio al "Moon Republic" di Beirut in terra libanese. Stiamo parlando del dj mandellese Fabrizio Marra, uno dei tanti lavoratori dello spettacolo fermati dalla pandemia.

Fabrizio, come sei arrivato a diventare dj e farne una professione?
Il mio è stato un percorso fatto di gavetta e curiosità. Ho iniziato all'Orsa Maggiore di Lecco alla fine degli anni Ottanta. Sono sempre stato affascinato dalla consolle, fin dal primo momento: in quel periodo c'era Gigi Falbo (anch'egli mandellese, ndr.) che nei week-end metteva dischi dispensando la sua grande cultura musicale. Cercava sempre con grande responsabilità e maestria di far ballare la gente con inediti, in un modo di operare che riscuoteva sempre successo. Da quel momento in poi il clubbing e la musica house sono stati parte integrante della mia vita. Questo mondo non si ferma alle due ore della serata: diventa uno stile di vita che ha in sé molte insidie e ostacoli con cui si ha a che fare ogni giorno per cercare di emergere e soprattutto mantenere un certo livello. Ho iniziato a credere che potesse diventare un lavoro, tentando di farmi conoscere all'estero dove questa cultura è molto più presente rispetto a qui.
Dalla consolle nelle discoteche, oltre a lanciare la musica, ti ritrovi anche inconsapevolmente a proiettare dei messaggi?
Il messaggio principale è quello dell'aggregazione, della festa, indipendentemente dalla religione, dalla provenienza sociale, dal sesso. E’ un momento di libertà in cui ognuno ha il diritto di esprimere se stesso, la sua natura. Il compito della musica è quello, è l’unica forma che aggrega e non divide. Come si suol dire, "la musica salverà il mondo".
Dall’Italia all’estero dove lavori trovi una comunanza nel vivere e recepire i pezzi che proponi nella tua scaletta?
Assolutamente no. La situazione, come dicevo prima, tra l’Italia e altri Paesi del Nord Europa - Germania e Olanda in primis - è completamente diversa. In questi territori c’è sempre stata voglia di sperimentare nuove sonorità e i media come le Radio hanno poca influenza sui gusti degli ascoltatori. Quindi il dj propone la musica in base a quello che si sente, senza influenze esterne, è libero di esprimersi come crede cercando sempre di far ballare chi gli sta di fronte. In campo italiano, l'unica a distinguersi è Napoli: da lì sono usciti i più famosi Dj nazionali, monopolizzando con il tempo la scena ad Ibiza, patria per eccellenza dell'elettronica con brand di altissimo livello.

Domanda che non possiamo ignorare. Covid-19. Chiusura delle discoteche, fermo per la tua attività. Tu come avresti gestito questa emergenza?
Ora si ragiona con il senno di poi. Non essendo un virologo posso dire solo che per attenuare la seconda ondata prevista da tutti avrei considerato di allestire nelle aree libere (fiere, campi sportivi e altro) delle strutture sanitarie in grado di accogliere i pazienti, con il supporto dell’Esercito. Avrei cercato di salvaguardare il più possibile le persone anziane. Avrei evitato gli espatri e gli arrivi per le vacanze. Viviamo in un Bel Paese invidiato da tutti, sfruttiamolo. Speriamo solo di uscirne al più presto con le nostre gambe.
Un aneddoto, un fatto divertente che ti porti appresso?
Quello forse più divertente è legato ai primi anni in cui iniziavo a girare tra i vari locali. A Milano ero l'ospite principale della serata, purtroppo non ricordo il nome del posto, in una zona a sud del capoluogo lombardo. Saldo con cinquemila lire la quota del parcheggio e a fine serata scopro di non essere stato nemmeno pagato...
Per il futuro quali ripercussioni vedi alla riapertura delle discoteche?
La voglia di evasione è enorme, ma ritengo che sia altrettanto grande l'incertezza sul futuro. Psicologicamente siamo segnati. L’eccessiva pressione mediatica ci ha spaventati. Sentiamo la mancanza del contatto fisico, della stretta di mano, degli abbracci. Lo step principale sarà un progressivo riadattamento alle abitudini e il superamento di questo scoglio psicologico. Ci vorrà tempo.
Vivi a Mandello, paese tra lago e monti. Quali altri appeal vedi a fini turistici?
Viviamo in uno dei posti più affascinanti e invidiati da tutti. Pecchiamo però di mancanza di mentalità nell’accoglienza del turista, con la carenza di strutture ricettive, nonostante siano sorte negli ultimi anni Case vacanze e B&B. Non ci sono catene di alberghi tipo Rotana, Four Seasons, Ibis con cui chi è abituato a viaggiare si identifica. Vedo un'attenzione al turismo mordi e fuggi, con regole finalizzate ai corretti comportamenti. Credo che occorra uno sviluppo significativo di tour operator locali per ampliare la conoscenza del nostro lago offrendo pacchetti mirati di gite in barca o degustazioni. Spesso il turista arriva e non sa cosa fare. Chissà che non lo faccia io in un futuro prossimo.
Ad un giovane che volesse fare il tuo lavoro cosa consiglieresti?
Di ragazzi che hanno iniziato questa attività come hobby ce ne sono diversi. Si è sempre in bilico tra le soddisfazioni e le delusioni. L'importante è crederci e non abbattersi, andare avanti a testa bassa. I giovani di oggi hanno dalla loro parte anche il vantaggio di essere nati in un'epoca dove i contatti sono più vicini grazie a internet e la tecnologia. Inoltre è molto più semplice ed economico produrre un disco adesso che non vent'anni fa. E poi, come diceva Winston Churcill, "il successo è l’abilità di passare da un fallimento senza perdere il tuo entusiasmo".
Discoteca e nuove tecnologie nella diffusione della musica. Hai nostalgia del vecchio vinile?
Non la chiamerei nostalgia, la musica evolve e con essa la tecnologia. Bisogna essere in grado di aggiornarsi senza dimenticare il passato. Tra l’altro devo dire che il vinile è tornato di gran moda e le nuove tecniche fanno sì che le produzioni si sentano ad altissimo livello, e non come in passato con il fruscio della puntina che comunque ha sempre avuto il suo fascino...
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