Lecco: 45enne a giudizio per diffamazione. Sui ''social'' criticò... uno shampoo lisciante

Il Tribunale di Lecco
Alessandro M., classe 1975, titolare di un negozio con sede a Lecco specializzato nella vendita di accessori e prodotti per capelli, è infatti chiamato a rispondere dell'accusa di diffamazione aggravata (secondo l'articolo 595 comma 3 del codice penale) a seguito di due post pubblicati sulla pagina Facebook della propria attività commerciale attraverso i quali - secondo il quadro accusatorio ancora tutto da provare - avrebbe messo in discussione l'efficacia dello shampoo, in commercio proprio in quel periodo, indicandolo come inefficace e aggressivo.
Messaggi - pubblicati a distanza di un paio di mesi l'uno dall'altro - che gli sono costati una denuncia querela da parte del titolare di una società con sede a Colico che da qualche tempo aveva iniziato a commercializzare in esclusiva il prodotto, conosciuto dopo un'esperienza di vita in Brasile. Avendo potuto testare ed apprezzare le sue qualità, il giovane imprenditore, fatto rientro in Italia, aveva deciso di puntare gran parte della propria esperienza professionale su quel prodotto, avvalendosi anche dell'aiuto di un distributore per poter mettere lo shampoo sul mercato.
Costituitosi parte civile tramite l'avvocato Viviana Bove, l'imprenditore ha riferito stamani in Aula di non aver avuto dubbi: il doppio post a suo dire, si riferiva proprio al suo shampoo, di cui era indicata la marca.
''Sono stato avvertito da un mio collaboratore di quei post. Stava ricevendo telefonate dai distributori, preoccupati per quanto era stato scritto'' ha detto la presunta parte lesa. ''Ma il prodotto che commercializzo, e che è diretto ai soli saloni, quindi è un prodotto professionale, contiene una miscela di cinque acidi, tra cui l’acido glicolico, che non hanno alcuna controindicazione per la salute. Glicolico e non gliossilico, come era stato indicato sulla pagina social, che è sì potenzialmente nocivo in quanto rilascia formaldeide''.
Una percezione identica alla sua l'aveva avuta il distributore del prodotto che stamani è stato escusso in qualità di testimone. Avvertito dello scritto pubblicato sulla pagina social del titolare del negozio di Lecco, il teste ha citato soprattutto il riferimento all'acido gliossilico, un componente chimico - peraltro non contenuto nel prodotto del querelante - che avrebbe potuto mettere in allarme molti parrucchieri ai quali lui stesso aveva venduto lo shampoo.
Decisamente diversa la ricostruzione dei fatti da parte dell'imputato, che ha reso esame sottoponendosi alle domande delle parti. A suo dire i due commenti postati sulla pagina Facebook si riferivano ad un altro prodotto per capelli, messo in commercio da un'altra azienda e peraltro non più in vendita da ben prima del 2018.
Post che il commerciante lecchese avrebbe scritto ''di impulso'' a seguito della visita di una cliente che avrebbe preteso esattamente quello shampoo, ma che al contrario lui si sarebbe sentito di sconsigliarle per la presenza dell'acido già citato in precedenza e per l'inefficacia ai fini di un risultato da ottenere in tempi brevi.
''Il primo post l'ho cancellato perchè mi sono accorto successivamente che quel componente chimico non era in realtà contenuto nel prodotto che la ragazza mi aveva richiesto'' ha detto l'imputato, aggiungendo di averle consigliato successivamente uno shampoo della stessa linea, inserito però in una sequenza di trattamenti poichè altrimenti l'effetto lisciante sarebbe stato impossibile da ottenere.
Nessun riferimento specifico invece, al prodotto del querelante. ''Io non tratto il loro marchio, non lo conosco proprio e quindi non avrei potuto parlare dei componenti'' ha riferito il 45enne, rispondendo alle domande postegli da pubblica accusa, difesa, parte civile.
Chiusa l'istruttoria dibattimentale, l'udienza è stata poi aggiornata al 4 maggio per la discussione, alla quale farà seguito la sentenza.
G.C.