Omessi versamenti: niente processo ai Maggi per la Zincofuoco, avanti solo per la 'holding'

La sede calolziese della Zincofuoco
Non doversi procedere per non aver commesso il fatto. Così si è espressa questa mattina il giudice monocratico Giulia Barazzetta in relazione al fascicolo aperto nei confronti di Giuseppe Maggi, Corrado Maggi e Giovanni Maggi, accusati di omesso versamento di ritenute in riferimento all'ultima annualità della vita societaria della Zincofuoco Bergamasca srl. Una decisione giunta ancora prima di iniziare l’istruttoria, in linea con la richiesta avanzata alla scorsa udienza dai legali degli imputati ovvero gli avvocati Mauro Bussani (per Giovanni Maggi, ex presidente di Confindustria Lecco) e Ruggero Panzeri in sostituzione del collega Roberto Tropenscovino (per l’altro fratello e il padre). Secondo la ricostruzione dei difensori, la società con sede a Calolziocorte dal 1969, di cui i tre congiunti erano amministratori, era infatti già da considerarsi estinta al momento della supposta commissione del reato in contestazione. Risale infatti al luglio del 2017 la cancellazione dal registro delle imprese della Zincofuoco, attiva nel settore della zincatura a caldo, per incorporazione nella Maggi Group, riconducibile alla stessa famiglia ma con diverso CdA. La “holding” acquisendo la società calolziese si sarebbe – dunque – dovuta far carico, nella tesi dei legali dei signori Maggi, anche del debito tributario e dunque dei 288.000 euro per le ritenute dei dipendenti che avrebbero dovuto essere versati entro il 31 ottobre 2017, termine ultimo prorogato per DPCM a quella data per quell'anno. Una tesi evidentemente condivisa dal giudice.
Chiuso il “caso” Zincofuoco, andrà avanti – al cospetto del giudice Nora Lisa Passoni – solo il fascicolo, sempre per omesso versamento di ritenute, in relazione alla Maggi Group, dichiara fallita nel 2019. 2.4 milioni di euro la cifra in ballo, in relazione a 4 annualità (tra il 2014 e il 2017) per quanto attiene Giuseppe Maggi affiancato al banco degli imputati – solo per quanto attiene il 2016 – dal figlio Corrado. Il processo, apertosi giusto la settimana scorsa, proseguirà ora il 10 marzo.

B.F.
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