Amarcord: 6 marzo 1878, il 1° allarme dal monte San Martino

L'abate geologo Antonio Stoppani
La prima paura documentata per i lecchesi dal monte San Martino non è dovuta a frane o sassi vaganti dal pendio, ma ad un devastante ed immenso incendio, un vero rogo, che investì quasi tutta la montagna, dal versante rivolto al lago sino agli speroni rocciosi intorno alla località Castione di Rancio. Era il 6 marzo 1878. La serata n. 32 de “Il Bel Paese”, l’opera maggiore dell’abate geologo lecchese Antonio Stoppani, è dedicata a “L’incendio del San Martino” sviluppatosi, appunto in quell'anno e durato più giorni, con vasti danni e minacce a baite e case rurali isolate.
Le frane del San Martino hanno inizio, invece, con riferimenti storici, nel corso del secolo Novecento. La prima è registrata nella cronaca la sera del 22 ottobre 1922, “con il suo rumoroso precipitare che travolse massi e schiantò alberi annosi”, come scritto da un settimanale locale.
Due frane si susseguirono poi il 25 ed il 27 ottobre 1929 “che ruinarono case agricole e produssero grande spavento”; ma anche in quella circostanza non vi furono vittime. I primi morti sono da registrare il 9 gennaio 1931, con la tragica frana in località Case Verdi, colpendo anche la Casa Rossa, provocando due vittime: una donna ed un bimbo. “Il sordo boato, scrivono i giornali, prodotto dalla frana precipitando lungo le rocce del monte San Martino fu udito da parecchi, sicchè pronto fu anche l’allarme ed altrettanto pronto l’intervento di pompieri, Croce Rossa, Carabinieri, vigili urbani, dell’ufficiale sanitario dott. Carcaterra, dell’ing. Sterzi con tecnici comunali e di volontari”. Le salme vennero composte presso la camera mortuaria del cimitero Monumentale di via Parini.
L’incendio del 1878 arrivava dopo un inverno eccezionale di bel tempo ed un periodo di siccità. Il mese di febbraio aveva registrato giorni di primavera spiegata. Antonio Stoppani ha scritto “Siamo addì 6 marzo, mi avevano detto che il giorno prima si era visto del fumo sul San Martino. Ma il giorno 6, verso le 7 di sera, quando era già buio è apparso verso la cima un singolare chiarore: il fuoco, ecco le fiamme ….”. Nella notte il fuoco si allargò ed il geologo sottolinea che “pareva un vulcano in eruzione”. Le fiamme divamparono per giorni, allungandosi dalle rocce sul lago ai pendii verso la valle del Gerenzone. Il vento calava e cessava, ma riprendeva con raffiche improvvise. L’alba del 10 marzo 1878, sempre Stoppani scrive “Cielo sereno, bello, tranquillo, nemmeno una nuvola nell’aria né una fumaiola sul monte. Dell’incendio non rimane che il danno, che deve essere rilevante”. Il totale dei danni, ai diversi possidenti terrieri, fu calcolato in cento mila lire del tempo, cifra notevolissima. Si mobilitarono per spegnere l’incendio moltissimi uomini, tra cui donne e ragazzi.



Il monte San Martino visto dal lago di Lecco

Un incendio sul San Martino, che può ricordare quello del 1878, avvenne centoventi anni dopo, nei primi giorni del mese di aprile 1997. Il quotidiano La Provincia titolava “Il San Martino a fuoco come un vulcano”. Pronta ed efficace fu la mobilitazione dei reparti antincendio e di gruppi di volontari.
E’ stato, quest’ultimo, un ulteriore capitolo di una lunga storia di inquietudini, drammi (in particolare la tragica frana del 1969) ed opere di difesa. Oggi il monte San Martino è vigilato speciale, con estesa struttura di controllo. Anzi, si può riconoscere come monte “gentile e turistico” da coloro che lo osservano nelle ore notturne. L’antichissima cappelletta bianca, in eccezionale posizione panoramica sul territorio lecchese, si può notare come punto luminoso, che cambia colore con quattro tinte: bianco, blu, rosa e verde. E’ un impianto di illuminazione inaugurato il 21 giugno 2019 ed installato da Meles Elettrici.
E come non ricordare, per il San Martino, “il terremoto tutto da ridere” sulla base di una voce diffusa in città per la data del 15 ottobre 1976. L’epicentro sarebbe stato il monte che, disgregandosi, avrebbe sepolto mezza città di Lecco. Una notizia data, secondo voci popolari, dalla TV svizzera (che smentì), poi da un mago cinese ed, infine, da un futurologo egiziano e confermata da un venditore ambulante di tagliandi delle lotterie milionarie, in piazza del Duomo a Milano. Il centralino del Comune di Lecco venne tempestato di telefonate con richieste di informazioni. Felice Bassani e Germano Campione, nella pubblicazione “Dieci anni di vita lecchese, tra satira ed umorismo – 1968/1978” scrivono “Fatto sta che alcuni pensano seriamente a far fagotto per rifugiarsi presso parenti o amici, o in riviera; altri passano la notte fatidica in macchina; qualcuno sta in casa … ma ….”. La notte passò tranquilla, resa romantica da un delicato cielo di stelle e Lecco si presentò all’alba come era al tramonto precedente, vale a dire con il San Martino al suo posto.
A.B.
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