Valmadrera: concerto, film e testimonianza di un istriano per la 'Giornata del Ricordo'
Il coro voci bianche di San Pietro di Civate. La prima da sinistra Ramona Acquistapace, mentre al centro Roberto Stanzione regge il tricolore italiano che ha sempre portato con sè
Autorità civili di Civate e Valmadrera insieme ai coniugi Stanzione e a Ramona Acquistapace del coro voci bianche di San Pietro di Civate
Al termine è seguita la proiezione del film "La città dolente" di Mario Bonnard, una pellicola realizzata nel 1948 - quasi in concomitanza con i fatti storici - che narra il dramma dell'esodo degli italiani dell'Istria, in particolare di Pola, dopo che, al termine del conflitto mondiale, il trattato di pace di Parigi tra l'Italia e le potenze vincitrici aveva decretato la cessione dell'Istria e di parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia.
'Una spina nel cuore chiamata foiba' a cura del gruppo giovani dell'Unione degli Istriani
L'allontanamento dalla propria abitazione, il cambiamento dello stile di vita, dell'idioma linguistico, della bandiera sono gli elementi che più hanno caratterizzato quel periodo storico nelle regioni italiane dell'ovest. Un cambiamento non desiderato, che ha però lasciato una profonda ferita nei cuori e nelle menti di chi ha vissuto in prima persona il dramma dell'esodo. Come nel caso di Roberto Stanzione, cittadino residente a Valmadrera sin dalla gioventù. Era il 1952 e Roberto, oggi arzillo 85enne, aveva 22 anni quando ha vissuto sulla propria pelle il momento "di dover lasciare ad altri quello che si era costruito e che era parte di sé".
Alcune immagini tratte dal film 'La città dolente' di Mario Bonnard
Le persone che avevano deciso di andarsene si portavano via ogni cosa: dal secchio per la fontana ai vari attrezzi tipici dell'artigianato classico. "Noi siamo venuti in Italia pensando di continuare a vivere, invece ci hanno messi in caserme buie abbandonandoci a noi stessi. Ci davano 100 lire al giorno ed è stato un periodo molto duro, di miseria". Roberto Stanzione ha poi raccontato con estremo vigore anche delle offese ricevute dagli istriani una volta giunti in Italia. "Qui ho cercato di inserirmi e di far capire che, se anche venivamo da Oriente, non eravamo 'zingari': avevamo la nostra cultura e il nostri ideale che ci vedeva uniti davanti la tricolore".
Da destra l'esule istriano Roberto Stanzione e gli assessori alla cultura di Valmadrera e Civate, Raffaella Brioni e Angelo Isella
Roberto Stanzione consegna ai sindaci di Valmadrera e Civate un'immagine a ricordo degli esuli dalmati-istriani