Lecco: alunni in sciopero della DAD per chiedere 'priorità alla scuola'
Questa volta sono tornati in piazza senza PC e tablet per seguire le lezioni. E' un vero e proprio sciopero con astensione dalla didattica a distanza quello a cui quest'oggi hanno aderito anche gli studenti lecchesi con una piccola rappresentativa dei diversi gruppi spontanei di protesta "accampata" all'ombra della Basilica di San Nicolò, per testimoniare plasticamente, a suon di striscioni, le ragioni che hanno portato, per un giorno, a rinunciare alla scuola da casa per chiedere invece il ritorno effettivo tra i banchi.
Perchè è ancora questa la richiesta avanzata con convinzione dai ragazzi, supportati anche da insegnanti e genitori, alla fine della seconda settimana di zona rossa che ha interdetto la possibilità di accedere alle classi anche ai più piccini, mettendoli nelle stesse condizioni dei "grandi" ciclicamente in DAD da mesi.
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"Siamo qui in piazza per chiedere un rientro ma che non sia un rientro senza che avvengano prima delle modifiche concrete" ha spiegato a nome degli scioperanti Federico, rappresentante d'istituto all'Agnesi di Merate dove, tra i suoi compagni, questa mattina una sola ragazza ha risposto "presente" all'appello virtuale, a riprova di come le ragioni della protesta siano largamente condivise. "Vogliamo un rientro in sicurezza, la certezza che ciò avvenga il 7, dopo Pasqua e che il prossimo anno non sia il terzo di fila in didattica a distanza. Chiediamo che il Governo inizi a investire sulla scuola per risolvere i problemi legati a questo periodo di pandemia e che la DAD ha comportato".
"Rompiamo gli scher(r)mi" perchè "questa casa non è una scuola": questo lo slogan con cui il movimento "Priorità alla scuola" ha invitato studenti e studentesse ad aderire allo sciopero sostenendo quello dei docenti indetto dai COBAS. A Lecco, dove l'iniziativa, come anticipato, è stata condivisa anche dall'Unione Studenti e dalle altre organizzazioni nate per invocato il ritorno alla didattica in presenza - come DAD-Disagio a distanza - sugli striscioni si leggeva: "la scuola si cura non si chiude", "seminare cultura fa generare dissenso", "igienizzatevi le menti", "senza scuola non c'è futuro: rifinanziare istruzione e trasporti", "recoveryAMO la scuola" con chiara allusione alla richiesta di vincolare parte delle risorse del Recovery Found per rilanciare l'istruzione ed in particolare per organizzare classi meno numerose, garantire la continuità didattica e la sicurezza nonché intervenire massicciamente nell'edilizia scolastica per avere spazi idonei a lezioni in presenza senza rischi.