Sono più utili di quanto si pensi e vengono allevati a Mandello: ecco i lombrichi di Luigi Compagnoni

Sono più utili di quanto si possa immaginare e vengono allevati anche sul nostro territorio, nello specifico a Mandello del Lario. Stiamo parlando dei lombrichi, tra i più famosi “anellidi terrestri” ermafroditi, tanto piccoli quanto importanti in natura e in particolare nello smaltimento dei rifiuti, come ha compreso più di 40 anni fa Luigi Compagnoni che proprio su questi animaletti ha deciso di fondare la sua vita lavorativa.


Luigi Compagnoni

Con il suo allevamento, premiato nel 1982 con l’onorificenza del “Mercurio d’oro”, collabora con aziende di tutto il mondo, con istituti di ricerca agraria e docenti per vari progetti (l’ultimo dei quali, dell’Università degli Studi di Milano, riguarda la produzione di farina per l’alimentazione umana), ospitando inoltre numerose scuole per laboratori e visite in loco. È proprio il signor Compagnoni a portarci alla scoperta del mondo dei lombrichi: gli anellidi di questo tipo possono vivere fino a 16 anni raggiungendo una lunghezza di 8 centimetri; possiedono 5 cuori e 6 reni, e mangiano ogni giorno il doppio del proprio peso, nutrendosi di letame di ogni tipo.

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“Il lombrico, che alla vista crea a molti una sensazione di ribrezzo, è tutt'altro che inutile” ci ha spiegato il mandellese. “Il suo primo uso, quello più importante, è legato alla trasformazione ecologica di materiali organici biodegradabili, oltre che allo smaltimento di letami. Viene anche sfruttato come cibo per animali in quanto integratore proteico, come esca e come concime organico, per aumentare la fertilità dei terreni. In Italia sono sempre di più i Comuni che ci contattano per consulenze sullo smaltimento di rifiuti solidi urbani e per i fanghi di depurazione delle acque. Spero che presto anche sul nostro territorio ci si possa affidare a questa tecnica a impatto zero”.



Tra vantaggi più evidenti nell'utilizzo di questi esseri viventi, ci sono il recupero di preziose risorse naturali, il rispetto dell'eco sistema e la produzione di fertilizzante a basso costo: attraverso la costruzione di lettiere per lombrichi, è inoltre possibile servirsi degli scarti per ottenere humus e produrre fiori, ortaggi, foraggio…
“Tutti possono allevarli: il metodo è semplice, non occorrono strutture specifiche, ma bastano lettiere o cumuli di terreno – a qualsiasi dislivello, al sole, all'ombra – oltre che carriola, forca, rastrello e canna dell'acqua” ha proseguito Luigi Compagnoni, che in un metro quadrato “conserva” circa 40 mila lombrichi, in grado di consumare 10 quintali all'anno di letame da cui se ne producono 5 di humus. Humus in merito al quale l’allevatore lariano esprime un’ultima considerazione. “Fino a poco tempo fa si riteneva che i fertilizzanti chimici dovessero sostituire completamente il letame, ma con l'uso indiscriminato di questi prodotti il suolo si è impoverito” ha spiegato. “L'humus sopperisce a questi problemi in maniera definitiva. Un terreno non concimato, se digerito da un lombrico, è almeno cinque volte più fertile!”.
A.G.
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