Bambini 'davanti agli schermi', quando e come: parola alla pedagogista Mignanelli

La pedagogista Emily Mignanelli
Che cosa succede a un bambino piccolo di fronte a uno schermo? Perchè la "dimensione tecnologica" è diventata così naturale e attira così tanto? Sono numerose le domande che genitori ed educatori si sono posti nell'ultimo anno, in un tempo caratterizzato da un'emergenza sanitaria e sociale senza precedenti che ha costretto, fra le altre cose, a mettere in discussione modelli educativi ritenuti una prassi consolidata, a ricontrattare molti temi, a ripensare il rapporto con un mondo digitale certamente già conosciuto, ma che improvvisamente ha assunto tra luci e ombre un ruolo nuovo, anche positivo in un contesto di distanziamento e isolamento forzato.
La questione è stata al centro del primo dei due incontri formativi promossi in via telematica dal Comune di Lecco in collaborazione con la Fondazione comunitaria del Lecchese Onlus, l'Impresa Sociale Girasole, l'Asilo nido Il Ritrovo, la Federazione Italiana Scuole Materne della provincia e l'Associazione Scuole dell'Infanzia Paritarie. Introdotta dalla Dirigente Marina Panzeri, affiancata a distanza dalla presidente della Fondazione Maria Grazia Nasazzi e dall'assessore alla Famiglia Alessandra Durante, la serata dal titolo "Ancora 5 minuti, dai!" ha visto come ospite la pedagogista Emily Mignanelli, fondatrice della "Scuola Comunità Dinamica" di Osimo e autrice di diverse pubblicazioni, oltre che del blog "Hundreds of Buddhas".
"Neanche a dirlo, con l'arrivo della pandemia questo discorso si è fatto ancora più complesso, perchè la tecnologia è improvvisamente diventata anche strumento di condivisione e relazione, ha aperto nuove porte, ha trasformato in possibilità quelli che prima sembravano solo limiti" ha esordito la professionista, di formazione montessoriana, ricordando come l'educazione sia anche e innanzitutto un atto civico, in grado di modificare l'intera società. ""Ancora 5 minuti dai!": come siamo arrivati a questo punto, a sentirci ripetere sempre più spesso questa frase? Intanto, è giusto sapere che l'esposizione alla tecnologia nasce quando il bambino è ancora nella pancia: da lì sente i "bip" delle notifiche dei nostri cellulari, delle app, stimoli all'apparenza banali che però vanno a modificare la sua percezione della realtà, a creare un paesaggio sonoro. Lo stesso può avvenire durante l'allattamento, se la mamma sfrutta quel momento di intimità per fare anche altro, per guardare i social o leggere le mail. I nostri piccoli fanno associazioni precoci, per esempio tra il nutrimento e una sensazione di ansia, se mentre mangiano sentono urla o rumori di sottofondo. Analogamente, si rischia di creare un collegamento tra schermo e piacere, se si inserisce uno strumento tecnologico quando non serve".
Come chiarito dalla relatrice, la fascia 0-3 anni è cruciale per l'infante, che in quel periodo, grazie agli strumenti di genitori e altre figure di riferimento, mette le fondamenta del suo sviluppo identitario e comportamentale.
"Maria Montessori dice che il bambino ha una mente "assorbente", altri sostengono che "succhia l'universo", altri ancora che possiede una memoria implicita: ciò che è certo è che - a differenza dell'adulto, che tende a selezionare ciò che gli piace - è immersivo nelle sue esperienze sensoriali, "raccoglie" tutto ciò che trova con un'istintualità saggia" ha proseguito la dott.ssa Mignanelli. "È da qui, forse, che nasce l'interesse per il mondo tecnologico, considerando che lo schermo rappresenta un'iperstimolazione sensoriale. Di fronte ad esso, il bambino è solo apparentemente concentrato: più che altro è rapito, catturato, annichilito da quell'esperienza, e per questo sentiamo la responsabilità di capire come, quanto e quando esporlo. Ci chiediamo, qual è la misura? È irreale pensare che non succeda mai, nel mondo in cui viviamo: fondamentale, però, è fare della tecnologia un utilizzo consapevole, graduale e ponderato, con regole e limiti precisi dettati anche dalle fasce d'età".
Alla pedagogista, quindi, il compito di fornire alcuni suggerimenti "pratici" ai numerosi adulti all'ascolto. "Fino ai due anni - magari anche tre - non ritengo opportuna un'esposizione attiva, con i bambini protagonisti" ha sostenuto l'esperta. "In ogni caso, l'attività deve essere relazionale: non possiamo abbandonare i figli davanti agli schermi, che non sono baby sitter nè consentono di acquisire autonomia e indipendenza. Per iniziare, consiglio un'esperienza di massimo mezz'ora, possibilmente di fronte a cartoni animati basati su stimoli quieti e soprattutto sulla realtà, perchè soltanto verso i sei anni il bambino inizia a sviluppare la fantasia. Come punto di partenza funzionano bene anche i documentari, che ampliano le conoscenze senza suscitare emozioni troppo forti e sconvolgenti".
"Quando il bambino si espone agli strumenti digitali, nel suo corpo viene rilasciato l'ormone della dopamina, quello tipico della felicità e delle dipendenze" ha aggiunto ancora Emily Mignanelli, anticipando uno dei temi al centro del prossimo incontro. "È come se sentisse una voce che dice "ancora, ancora", quindi non può essere lasciato libero di scegliere: è necessario imporre un confine di sicurezza, una serie di regole, sapendo accettare la "negazione" che potrebbe derivarne e soprattutto la responsabilità di adulti. Importanti anche gli orari: non consiglio mai di esporre i più piccoli agli schermi prima di andare a dormire, perchè il sonno ne risulterebbe disturbato, nè tantomeno durante i pasti, che devono portare con sè un altro tipo di relazione; la fascia giornaliera più opportuna potrebbe essere quella pomeridiana, dopo la scuola".
L'argomento, come anticipato, sarà ulteriormente approfondito nel corso del secondo appuntamento con la pedagogista, in cui si parlerà anche di cellulari e app, di famiglie "dentro e fuori dagli schermi", con il focus esteso dunque alla fascia di età 3-6 anni e, in parte, alla pre-adolescenza. L'incontro è in programma per martedì 18 maggio alle ore 21.00, sempre da remoto con registrazione obbligatoria a questo LINK.
B.P.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.