Valmadrera: il 'nero' della Vassena srl torna in Aula al processo per le dichiarazioni dei redditi dei soci

Una foto della sede della Vassena srl tratta nel 2016 dal sito dell'azienda
Il bubbone era scoppiato nel 2016 con l'esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare, una delle quali proprio a carico della legale rappresentante della società sulla quale quest'oggi, in Tribunale a Lecco, sono tornati – incidentalmente – ad accendersi i riflettori nell'ambito di un processo per “dichiarazione infedele”, ai sensi dell'articolo 4 della legge sui reati tributari che punisce “chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti”. Al centro dell'attenzione, come nel filone madre della vicenda originata da una inchiesta della Guardia di Finanza di Como, ancora il materiale ferroso movimentato “in nero” dalla Vassena srl. O meglio, nel caso specifico, gli utili frutto di tale “traffico” che i soci dell'impresa di via 4 Novembre a Valmadrera si sarebbero divisi, in riferimento all'anno d'imposta 2013. Se infatti la presidente del CdA Maria Rita Vassena – patteggiando – ha chiuso il proprio conto con la Giustizia e la società si è ravveduta, sanando la propria posizione fiscale con un versamento plurimilionario, l'Agenzia delle Entrate ha in un secondo momento posato l'attenzione sulle posizione dei singoli soci, presumendo che gli stessi si siano “spartiti la torta”, senza ovviamente inserire nella loro dichiarazione dei redditi le entrate “total black” drenate in loro favore dall'attività di famiglia. A Lecco, all'attenzione del giudice Nora Lisa Passoni, è così arrivato un fascicolo a carico dei fratelli Pasquale Vassena (classe 1963) e Gianfranco Daniele Vassena (classe 1959), difesi dell'avvocato Stefano Pelizzari. Per la sorella, residente in provincia di Como, gli atti sono stati trasmessi invece al Tribunale sull'altro ramo del Lario.
612.895 euro il maggior reddito accertato in capo a ognuno dei tre imprenditori per l'anno 2013, nella ricostruzione del funzionario dell'Agenzia delle Entrate escusso quale primo testimone. Una somma calcolata partendo dagli oltre 3.6 milioni considerati dalla Fiamme Gialle quali maggior reddito della società derivante dall'attività illecita condotta dalla stessa. Pasquale Vassena non avrebbe dunque dovuto dichiarare solo 110.000 euro e spicci, come fatto, bensì 612.895 euro in più per un totale di poco superiore a 720.000 euro. Idem il fratello, versando dunque poi una maggiore imposta quantificata in circa 270.000 euro per ognuno.
Il nodo però si gioca su un aspetto sul quale la stessa GdF non è riuscita a fare luce. Gli eventuali costi derivati dalla compravendita del ferro in nero, sulla cui base i soci hanno provato in sede di accertamento dell'Agenzia delle Entrate a chiedere un abbattimento del reddito non dichiarato, sentendosi rispondere picche perché il ravvedimento operoso del 2016 aveva già cristallizzato la situazione.
Quest'oggi in Aula Maria Rita Vassena, escussa come testimone nel processo a carico dei fratelli, ha parlato di un margine del 10% sul lamierino non lavorato movimentato irregolarmente e del 35% se lavorato, aggiungendo altresì che non tutto l'utile veniva poi ripartito tra i soci ma in buona parte veniva reinvestito in azienda.
A fare i conti della serva, ha provato poi, a ritroso, il dr. Diego Bolis, consulente della difesa, servendosi però delle stesse percentuali prese per buone dall'Agenzia delle Entrate per altre annualità. Il professionista ha così quantificato in massimo 24 mila euro l'Irpef non dichiarata qualora – come sembrerebbe – la Vassena movimentasse lamierino non lavorato e in 68 mila euro massimo qualora avesse trafficato materiale lavorato. Cifre ben al di sotto della soglia dei 100.000 euro di evasione fissata quale paletto dall'articolo 4 della legge tributaria contestata ai due imputati.
Per il completamento dell'istruttoria e la discussione, si torna ora in Aula il prossimo 29 settembre.
A.M.
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