UP - Un Percorso/5: da Moggio ai Piani d'Artavaggio per la fioritura dei crochi
Il crocus, o zafferano selvatico, è un particolare e caratteristico fiore di colore bianco o viola che sboccia in primavera, quando la neve si ritira e i prati riemergono dall’inverno. La fioritura - ben visibile sulle nostre montagne - è un vero spettacolo per gli occhi. Complice l’insolito aprile gelido e nevoso di quest’anno, i crochi stanno colorando i prati proprio in queste settimane di inizio maggio. L’escursione che vi proponiamo quest’oggi per la nuova puntata di UP – Un Percorso, parte da Moggio e ci porta ai Piani di Artavaggio proprio per ammirare queste bellissime fioriture.
Partenza: Moggio, loc. Torrente (873m slm)
Arrivo: Piani di Artavaggio (1.649m slm)
Sentiero: 724
Difficoltà CAI: E
Durata: 2h
Dislivello: 776m
Adatto ai bambini: sì
Giunti qui, si aprono tutt’intorno i prati che in questa stagione sono trapuntati di crochi. Siamo ad una quota di 1.649m slm e abbiamo camminato per poco meno di due ore. L’escursione può terminare qui, oppure si può proseguire su una larga strada ben tracciata che in mezz’ora circa di blanda salita porta al Rifugio Nicola (1.870m slm) e al Cazzaniga-Merlini (1.889m slm).
I Piani di Artavaggio possono essere raggiunti tramite altri sentieri e strade anche da altre località, come la Culmine San Pietro o Avolasio (BG), e sono collegati con Moggio dalla funivia. In questo modo possono essere la meta per un pic nic ad alta quota anche per famiglie con bambini piccoli, anziani… e persino per i più pigri!
Partenza: Moggio, loc. Torrente (873m slm)
Arrivo: Piani di Artavaggio (1.649m slm)
Sentiero: 724
Difficoltà CAI: E
Durata: 2h
Dislivello: 776m
Adatto ai bambini: sì
Il sentiero si svolge interamente all’interno di un bel bosco di faggi lungo il corso del torrente Vallone. Le indicazioni sono chiare e numerose, così come ben visibile è sempre la traccia del sentiero 724.

Arrivati a Moggio in auto o con i mezzi, proseguiamo lungo la SP64 verso la Culmine San Pietro. Superata la stazione della funivia e usciti dal paese, dopo un centinaio di metri sulla sinistra si trova un posteggio dove sono presenti numerosi cartelli per tutti i sentieri della zona, compreso il 724 per i Piani di Artavaggio. Si può parcheggiare qui, o in alternativa tornare verso la funivia e andare a piedi.


Il percorso, ben segnalato fin da subito, comincia su una larga strada sterrata che, tra i tavoli da picnic, costeggia il corso del fiume Vallone nel faggeto. In pochi minuti di semplice tragitto si raggiunge e supera la località Pe’ Grosso (986m), dove arrivano anche alcuni sentieri provenienti dal centro di Moggio. Proseguendo sempre sul 724, dopo circa 35/40 minuti dalla partenza ci si trova di fronte a un bivio: a destra è indicato il tracciato 726 per i Piani di Artavaggio – Funivia e Casera d’Artavaggio; a sinistra il 724 per il “Baitello del Vallone”, ancora i Piani di Artavaggio e i numerosi rifugi. Seguiamo proprio quest’ultimo, deviando a sinistra e allontanandoci leggermente dal corso del fiume.


A questo punto il percorso, pur rimanendo sempre estremamente facile, diventa un sentiero vero e proprio, più che una strada sterrata: si fa più stretto e leggermente più pendente. Si prosegue così, sempre nel bosco, per circa un’ora, finché i faggi si diradano lasciando posto alle betulle e ai pini, a testimoniare la quota guadagnata, fino ad arrivare ad una radura dove, tra i prati, sorge il diroccato “Baitello del Vallone”. Siamo quasi arrivati: il sentiero ora rientra nel bosco e si fa un po’ più ripido, ma in pochi minuti si sbuca ai Piani di Artavaggio in mezzo tra il Rifugio Casari e il Sassi Castelli.


La vista dai Piani di Artavaggio è molto bella: ci si trova ai piedi del Monte Sodadura, dalla peculiare forma piramidale, e della Cima di Piazzo; guardandosi intorno, si vedono il Resegone e il Due Mani “da dietro”, oltre che le Grigne. Nelle giornate limpide, compare anche un pezzetto di Brianza in lontananza.



Michele Castelnovo
www.trekkinglecco.com
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