I risvolti lecchesi nel libro di Bruno Vespa sul Quirinale

Capita a proposito, nella ricorrenza del 2 giugno, anniversario del referendum istituzionale che decise nella Repubblica la nuova forma dello Stato, il volume “Quirinale – 12 presidenti tra pubblico e privato”, nuova fatica letteraria del notissimo mezzo busto RAI TV Bruno Vespa, con la sua trasmissione “Porta a Porta” in video dal 1996, programma di politica, attualità e di costume più seguito. Nella prefazione Vespa sottolinea che “attraverso i ritratti dei presidenti abbiamo ripercorso l’intera storia repubblicana [...]. Come vedremo in questo libro nessuno dei dodici presidenti è stato un dolce passacarte...".


La senatrice Maria Paola Colombo Svevo apre a Varenna la commemorazione di Tommaso Morlino (Cossiga è sulla sinistra)

Quali sono stati i presidenti che hanno lasciato “tracce” nel territorio lecchese, arrivando nel periodo del settennato o anche in occasioni di cariche diverse? Qual è il capitolo più interessante e vivace sulle vicende al Quirinale? Quello forse di Francesco Cossiga, definito “picconatore della Repubblica”? Quest'ultimo è stato il più presente per visite o soste nel lecchese. Esisteva da tempo un rapporto di vicinanza con Cesare Golfari per la comune militanza nel movimento detto “dei giovani turchi” della corrente di Base della Democrazia Cristiana.


Francesco Cossiga con Cesare Golfari ad un dibattito politico a Lecco

Cossiga arrivò a Lecco nel 1976, quando era Ministro dell’Interno nel Governo Moro e tenne un comizio nella centralissima piazza Garibaldi, nel clima elettorale infuocato del successo “rosso” del PCI nelle amministrative del 1975 e con la previsione che le imminenti politiche segnino lo storico sorpasso sulla DC, che non avverrà. Cossiga intervenne nel pomeriggio, in una città presidiata da forze di polizia con un reparto della Celere di Milano pronto ad intervenire in caso di disordini. Non vi è stato bisogno, perchè lasciò subito Lecco diretto a Varese dove era atteso, in serata, per un altro appuntamento elettorale.


Oscar Luigi Scalfaro a Valmadrera con il sindaco Mauro Panzeri e l'assessore Antonio Rusconi

Nella primavera 1984, poi, quando era presidente del Senato, Cossiga tornò nel lecchese per ricordare il suo predecessore Tommaso Morlino, ad un anno dall’improvvisa scomparsa avvenuta a Roma presso palazzo Giustiniani. La commemorazione si tenne a Villa Cipressi di Varenna, dove arrivò con la senatrice Maria Paola Colombo Svevo che nelle politiche del giugno 1983 era subentrata proprio a Morlino, nel collegio di Lecco. Cossiga sostò poi sulla strada del ritorno raggiungendo il Circolo Amsicora di via Pergola, ritrovo dei sardi presenti nel territorio dell’alta Lombardia. Venne accolto dal sindaco di Lecco Paolo Mauri e da numerosi isolani, fra i quali il magistrato Luciano Deriu e il comandante dei vigili urbani Sebastiano Masia.
L’anno successivo, nel 1985, Cossiga veniva eletto alla presidenza della Repubblica, già con maggioranza assoluta nel primo scrutinio. Nell’estate 1987 sorvolò in elicottero la zona lariana per raggiungere la Valtellina terribilmente alluvionata dalle esondazioni dell’Adda e dalla gigantesca frana del monte Coppetto.


Cronaca di un quotidiano su Sandro Pertini a Lecco il 14 marzo 1976

Altro presidente della Repubblica più volte nel lecchese è stato Oscar Luigi Scalfaro, ministro dell’Interno quando, nel 1986, partecipò a un dibattito negli studi televisivi di TSL, in via Caduti Lecchesi a Fossoli, alla presenza di autorità della città e del territorio. La trasmissione venne dedicata ad un’ampia disamina sui maggiori problemi del momento. Scalfaro era già stato a Valmadrera per incontri sulla Costituzione con gli alunni della terza media e con i giovani della scuola professionale “Bovara”. Nel maggio 1989, sempre a Valmadrera, tenne un incontro riservato ai giovani sulla Costituzione e sulla Repubblica.
Storico è anche l’arrivo a Lecco di Sandro Pertini il 14 marzo 1976. Allora presidente della Camera, è stato l’oratore ufficiale della grande manifestazione di partecipazione popolare per il conferimento alla città della medaglia d’argento al valor militare per la lotta di Liberazione 1943-1945. La cerimonia si svolse allo stadio Rigamonti, dove erano confluiti diversi cortei partiti dal centro. Erano presenti le delegazioni delle località italiane decorate, con i civici gonfaloni. Qualche anno dopo, al Quirinale, quando era presidente della Repubblica, incontrando una delegazione di associazione professionale, ad un cittadino che si presentava ricordando di essere di Lecco Pertini rispose: “Ho bene in mente quel giorno della medaglia della Libertà. Sono sicuro che i lecchesi saranno sempre degni del riconoscimento”.


Sandro Pertini mentre parla allo stadio gremito di lecchesi

Intensa giornata è stata anche quella nel 2004 del presidente Carlo Azeglio Ciampi, che venne particolarmente salutato dalla gente, in piazza Garibaldi, prima di raggiungere l’antistante Teatro della Società, dove tenne un incontro con le autorità e tutti i sindaci della Provincia, presenti con fascia tricolore. Nel suo libro Bruno Vespa scrive: "La signora Franca, nel 2006, appena uscita dal Quirinale mi raccontò: siamo stati in tutte le 103 province italiane perché Carlo voleva ricordare sempre che l’Italia è una, parlava di Patria e voleva che si suonasse l’Inno Nazionale. In tutte le città Carlo voleva che i sindaci della provincia indossassero la fascia tricolore. Un giorno, in una città del nord lo avevano avvertito: guardi, presidente, qui sono tutti leghisti, è difficile che mettano la fascia. Entrammo in Teatro e vedemmo che tutti i sindaci, ma proprio tutti, avevano la fascia tricolore. Mi commossi molto perchè sentivo che l’Italia era davvero unita".


Carlo Azeglio Ciampi salutato dai lecchesi in piazza Garibaldi, affiancato dal sindaco Lorenzo Bodega
Sulla destra, nel Teatro della Società con i sindaci della provincia di Lecco

C’è da aggiungere un “fuori sacco”: a pagina 91 Bruno Vespa scrive: “Il 16 luglio 1964 accadde un fatto ancora più inusuale: un grande amico di Aldo Moro, l’avvocato Tommaso Morlino, ricevette in casa sua, a Roma, il generale De Lorenzo, insieme al presidente del Consiglio Moro, il segretario della DC Mariano Rumor e i presidenti dei gruppi parlamentari del partito cattolico Benigno Zaccagnini e Silvio Gava”. E’ lo stesso incontro che trova cronaca nelle pagine di un’altra recente pubblicazione, “Il colpo di Stato del 1964” di Mario Segni, editore Rubbettino: è stato così importante il ritrovo romano della calda estate 1964 nell’abitazione di Tommaso Morlino che i lecchesi lo hanno eletto quattro volte al Senato della Repubblica, nel 1968, 1972, 1976 e 1979?
A.B.
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