Garlate: il centro massaggi 'hot' rimane in sequestro, la titolare è però un'altra cinese

Il centro massaggi di Garlate
Rimane sotto sequestro il centro massaggi "Tuina", affacciato sulla statale a Garlate. Il collegio giudicante del Foro di Lecco - presieduto dal dottor Enrico Manzi con a latere i colleghi Gian Marco De Vincenzi e Salvatore Catalano - ha infatti rigettato la richiesta di revoca del provvedimento presentata dall'avvocato Fhaima Maria Ghali Armanus, legale di una donna - anch'ella cinese - subentrata nella titolarità dell'azienda al connazionale agli arresti domiciliari dallo scorso 30 dicembre, quando i Carabinieri del Norm della Compagnia di Lecco hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare disposta il giorno precedente dal Gip Massimo Mercaldo su richiesta del sostituto procuratore Silvia Zannini in riferimento ad un'inchiesta su presunte prestazioni di carattere sessuale erogate all'interno dell'esercizio commerciale nonché presso un'analoga struttura a Vercurago. Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione le ipotesi di reato contestate al 44enne residente a Merate con la moglie anch'egli raggiunta - al rientro da un viaggio in Cina - della misura cautelare dell'obbligo di dimora in quanto ritenuta coinvolta nell'attività illecita condotta dal marito in quanto gestore del centro di Garlate. Indagate infine anche altre due donne.
Il Gip, a cui in prima battuta era stato richiesto il dissequestro, aveva motivato il mantenimento del provvedimento con il rischio della ripresa dell'attività di meretricio, indicando tra l'altro la ricorrente come non legittimata alla presentazione dell'istanza in mancanza di documenti che attestassero il suo subentro all'indagato. Tali atti - come ricordato quest'oggi in sede di riesame - dal dottor Enrico Manzi - sono poi stati prodotti dal legale della donna. La cessione d'azienda - non della proprietà dell'immobile, in mano a un soggetto terzo - sarebbe avvenuta il 12 dicembre dinnanzi ad un notaio e divenuta effettiva il 16, prima dunque dell'ordinanza del Gip. Come fatto notare dal Pm, però, non vi sarebbe traccia dell'avvenuto pagamento da parte delle ricorrente del dovuto all'indagato. Tra l'altro, nel contratto, si farebbe riferimento ad un determinato valore di avviamento, riconducibile - secondo la dottoressa Zannini - non alle lavoratrici, già allontanate, ma ad un pacchetto clienti fidelizzato proprio in quanto a conoscenza delle prestazione "hot" erogate presso il centro. Una visione, quella della Procura, lontana da quanto sostenuto dal legale della nuova titolare dell'attività che ha spiegato come ritenere che le nuove massaggiatrici che saranno assunte dalla sua assistita eserciteranno anch'esse il mestiere più antico al mondo sia solo un'interpretazione fantasiosa, non supportata. Ha inoltre spiegato come nei 5.000 euro inseriti alla voce "avviamento" siano comprensivi del valore delle attrezzature presenti all'interno del negozio. Elementi questi che non hanno però convinto i giudici che, seppur ormai le indagini siano chiese, hanno optato per rigettare l'istanza di dissequestro del bene.
A.M.
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