Lecco,Wall Street: alla scoperta del bunker sotterraneo dove si rifugiava Coco Trovato
Pochi metri quadrati di cemento armato proprio al di sotto del cortile interno della pizzeria Wall Street.
Un piccolo bagno cieco, un lucernario sul soffitto, un condotto per avere sempre a disposizione aria fresca. Tutto qui.
E’ questo il bunker sotterraneo di Franco Coco Trovato, sancta sanctorum della pizzeria, vero centro operativo degli affari malavitosi del boss calabrese.
Qui, proprio al di sotto del cortile all’aperto che immaginiamo frequentati da famiglie, coppie di fidanzatini, uomini d’affari e turisti, si decisero anche una serie di omicidi, che costarono l’ergastolo – più di uno - a Franco.
Sabato pomeriggio abbiamo potuto visitare - insieme a Rita Borsellino e ai responsabili di Aler che si stanno occupando della ristrutturazione dell’immobile che diventerà una pizzeria della legalità - i locali da dove il boss comandava tutti gli affiliati.
Siamo cosi potuti scendere lungo le strette scalinate sulla sinistra del fabbricato che portano ad una pesante porta blindata di colore nero. Al di là si cela l’impenetrabile covo del clan.
Due minuscoli locali: un bagnetto arredato con sanitari economici e una piccola stanza, grande una decina di metri quadrati, che costituiva il rifugio vero e proprio. Un cubo cieco e buio, quasi claustrofobico, senza finestre, più simile a una cella che ad altro. Non c’è altro. A vederla oggi sembrerebbe un ripostiglio, un comunissimo magazzino di una comunissima pizzeria
Se non fosse per quei dettagli che ne rivelano la storia.
La grossa porta blindata nera anzitutto. Ma anche il condotto di areazione che permetteva al boss di avere un continuo ricambio d’aria con l’esterno. O le tracce di quello che era il lucernario sul soffitto, che oggi è stato chiuso dai lavori di ristrutturazione ma che sorgeva proprio al centro del cortile di fronte alla grossa colonna che divide gli ambienti esterni da quello che era il parcheggio.
23 anni dopo in quegli stessi locali un tempo off-limits lavorano i muratori che stanno effettuando per conto di Aler i lavori di ristrutturazione, che - hanno confermato l’architetto Valter Teruzzi e il presidente Luigi Mendolicchio - “stanno procedendo senza intoppi, anzi siamo in anticipo di una settimana sulla tabella di marcia”.
Se si troverà il gestore (il bando per presentare le candidature scadrà venerdì) dunque entro maggio sarà possibile inaugurare la nuova pizzeria delle legalità.
L’ingresso di via Belfiore porta infatti nel cortile alberato e subito, a metà dello stesso, si trova la prima cinta di mura. Poi il secondo ingresso, con delle grandi vetrate, che porta all’interno del locale vero e proprio.
Qui a dominare è il grigio del cemento armato a vista con cui è costruita l’intera pizzeria. Sembra quasi impossibile che questo un tempo fosse un ristorante alla moda. Qui si tornerà a consumare pizza. Il grigio e il cemento armato rimarranno, la struttura non verrà modificata, ma le tinteggiature saranno sulle tonalità del giallo, per dare più colore all’ambiente.
Oggi intorno alle 16, come dicevamo, ha fatto una visita lampo (durata pochi minuti) anche Rita Borsellino: “Ricordo quando si negava che ci fosse la mafia al Nord. Poi però arrivarono le prime inchieste anche a Milano e in Lombardia, che resero evidente la presenza delle infiltrazioni anche fuori dal meridione” ha commentato la sorella del magistrato ucciso in via d’Amelio a Palermo nel 1992. “Oggi è importante che la società civile continui ad averne coscienza, e che tutti facciano la propria parte, anche nel proprio piccolo, ad esempio rispettando le regole e le leggi”.
Un piccolo bagno cieco, un lucernario sul soffitto, un condotto per avere sempre a disposizione aria fresca. Tutto qui.
E’ questo il bunker sotterraneo di Franco Coco Trovato, sancta sanctorum della pizzeria, vero centro operativo degli affari malavitosi del boss calabrese.
A centro Rita Borsellino
La pizzeria dei vip di via Belfiore, ai tempi locale “in” della città, dietro i muri grigi in cemento armato nascondeva infatti i traffici del clan: qui, al riparo da sguardi indiscreti, Trovato pianificò le guerre di mafia, il riciclaggio di denaro sporco, le attività criminose.Qui, proprio al di sotto del cortile all’aperto che immaginiamo frequentati da famiglie, coppie di fidanzatini, uomini d’affari e turisti, si decisero anche una serie di omicidi, che costarono l’ergastolo – più di uno - a Franco.
Sabato pomeriggio abbiamo potuto visitare - insieme a Rita Borsellino e ai responsabili di Aler che si stanno occupando della ristrutturazione dell’immobile che diventerà una pizzeria della legalità - i locali da dove il boss comandava tutti gli affiliati.
Siamo cosi potuti scendere lungo le strette scalinate sulla sinistra del fabbricato che portano ad una pesante porta blindata di colore nero. Al di là si cela l’impenetrabile covo del clan.
Due minuscoli locali: un bagnetto arredato con sanitari economici e una piccola stanza, grande una decina di metri quadrati, che costituiva il rifugio vero e proprio. Un cubo cieco e buio, quasi claustrofobico, senza finestre, più simile a una cella che ad altro. Non c’è altro. A vederla oggi sembrerebbe un ripostiglio, un comunissimo magazzino di una comunissima pizzeria
Se non fosse per quei dettagli che ne rivelano la storia.
La grossa porta blindata nera anzitutto. Ma anche il condotto di areazione che permetteva al boss di avere un continuo ricambio d’aria con l’esterno. O le tracce di quello che era il lucernario sul soffitto, che oggi è stato chiuso dai lavori di ristrutturazione ma che sorgeva proprio al centro del cortile di fronte alla grossa colonna che divide gli ambienti esterni da quello che era il parcheggio.
23 anni dopo in quegli stessi locali un tempo off-limits lavorano i muratori che stanno effettuando per conto di Aler i lavori di ristrutturazione, che - hanno confermato l’architetto Valter Teruzzi e il presidente Luigi Mendolicchio - “stanno procedendo senza intoppi, anzi siamo in anticipo di una settimana sulla tabella di marcia”.
Se si troverà il gestore (il bando per presentare le candidature scadrà venerdì) dunque entro maggio sarà possibile inaugurare la nuova pizzeria delle legalità.
L’ingresso di via Belfiore porta infatti nel cortile alberato e subito, a metà dello stesso, si trova la prima cinta di mura. Poi il secondo ingresso, con delle grandi vetrate, che porta all’interno del locale vero e proprio.
Qui a dominare è il grigio del cemento armato a vista con cui è costruita l’intera pizzeria. Sembra quasi impossibile che questo un tempo fosse un ristorante alla moda. Qui si tornerà a consumare pizza. Il grigio e il cemento armato rimarranno, la struttura non verrà modificata, ma le tinteggiature saranno sulle tonalità del giallo, per dare più colore all’ambiente.
Oggi intorno alle 16, come dicevamo, ha fatto una visita lampo (durata pochi minuti) anche Rita Borsellino: “Ricordo quando si negava che ci fosse la mafia al Nord. Poi però arrivarono le prime inchieste anche a Milano e in Lombardia, che resero evidente la presenza delle infiltrazioni anche fuori dal meridione” ha commentato la sorella del magistrato ucciso in via d’Amelio a Palermo nel 1992. “Oggi è importante che la società civile continui ad averne coscienza, e che tutti facciano la propria parte, anche nel proprio piccolo, ad esempio rispettando le regole e le leggi”.
P.V.