
Il Palazzo di Giustizia di Lecco
“Dopo vedremo le intercettazioni, chiaramente”. Si riassume in questa frase del presidente dr. Enrico Manzi la posizione assunta dal collegio giudicante del Tribunale di Lecco in relazione al “peso” da dare alla testimonianza – durata ben tre udienze – del maresciallo del Gico della Guardia di Finanza Flavio Grassi, chiamato a tracciare una panoramica completa della corposa inchiesta denominata “Metastasi”. A sostenere infatti il quadro accusatorio sembrerebbero esserci quasi esclusivamente ore e ore di intercettazioni telefoniche e ambientali operate nel corso delle indagini ed ancora in fase di trascrizione (l’incarico peritale è stato assegnato nel corso di una delle primissime sedute presso l’Aula bunker di Milano) sebbene il teste, autorizzato dai giudici con l’assenso delle difese passate poi al “contrattacco”, ne abbia già sostanzialmente fornito un sunto – accompagnato da sue deduzioni – leggendo a più riprese nel corso della sua deposizione i passaggi “chiave” estrapolati dai “brogliacci” e inseriti nella relazione inviata alla Procura a chiusura delle attività investigative.
Un’affermazione, quella del dottor Manzi, che – almeno in parte – ha “placato” i difensori ed in modo particolare l’avvocato Marcello Perillo, per Mario Trovato e Antonello Redaelli, abile nel rompere il ghiaccio e dunque, fuor di metafora, a dare il via all’atteso controesame, iniziato questa mattina e destinato ad esaurirsi tra esattamente sette giorni quando si tornerà in Aula. A quel punto la parola passerà alle sorelle Marilena e Patrizia Guglielmana, legali di Claudio Crotta e all’avvocato Vito Zotti per Saverio Lilliu che quest’oggi non hanno potuto interrogare il maresciallo “passato sotto le sgrinfie” dei colleghi Federica Scappaticci per Antonino Romeo e Massimo Nasatti e Enrico Giarda per Marco Rusconi, oltre al già citato Perillo, dirompente con la sua raffica di quesiti volti sostanzialmente a smontare l’ipotizzata associazione per delinquere con a capo Trovato. Non per nulla, la prima domanda posta dal noto penalista lecchese ha avuto per oggetto i presunti ordini impartiti dal “capo Locale”.

L'avvocato Marcello Perillo
Il finanziere ha così riferito come da più di una conversazione sembrerebbe potersi evincere che tutto dovesse essere rendicontato al “boss” elevando ad esempio uno scambio di battute in cui Redaelli e Ernesto Palermo (l’ex consigliere comunale che, con Claudio Bongarzone e Alessandro Nania, ha optato per l’abbreviato) si sarebbero detti “oppressi” da Mario Trovato. “Abbiamo avuto la sensazione che dirigesse” ha poi sostenuto l’operante, parlando anche dei presunti interventi del calabrese per “per sanare eventuali dissidi che avvenivano”, attività per la quale avrebbe ricevuto altre critiche sempre da Redaelli e Palermo con quest’ultimo pronto ad affermare che suo fratello Franco – quel Franco Coco Trovato pluri-ergastolano – non si sarebbe perso così tanto dietro a vicende senza alcun ritorno economico. Citato anche un bacio con cui il pregiudicato Pietro Mollica avrebbe salutato, con atteggiamento reverenziale, Trovato di cui però il maresciallo Grassi, come sottolineato dall’avvocato Perillo, non ha alcuna “prova” diretta se non quanto riportato da un suo sottoposto in una relazione relativa a un servizio di osservazione corredato da foto non particolarmente “leggibili”. La fonte cardine poi, sarebbero, come già rimarcato, le intercettazione telefoniche e ambientali sostenute dai tracciati dei Gps posti sulle vetture degli indagati con quest’ultimi non sufficienti, sempre secondo l’esaminante, in mancanza di altri riscontri, per attestare con sicurezza assoluta – per esempio – la presenza dei controllati alla Pizzeria 046, indicata quale covo del gruppo seppur, come il finanziere si è visto costretto ad asserire incalzato dalle domande della difesa, non vi siano telefonate dirette attraverso le quali Trovato chiama a raccolta i presunti affiliati e le cene “incriminate” si svolgessero a ristorante aperto, alla presenza della normale clientela nonché, allo stesso tavolo, di altri soggetti nei confronti dei quali gli inquirenti, a conclusione delle indagini, non hanno proceduto in alcun senso.

La Pizzeria 046 di via Pasubio a Lecco
Come già emerso, poi, all’interno della Locale ‘Ndraghetista lecchese, i sodali non avrebbero avuto doti né tanto meno le cimici del Gico avrebbero ripreso battesimi o cerimonie per il conferimento di cariche. A parlare di affiliazione, ancora una volta, è solo Ernesto Palermo che – nell’ennesima intercettazione operata sulla sua utenze telefonica – farebbe riferimento al battesimo di Trovato, specificando come un soggetto del suo calibro debba avere una condotta adeguata mentre lui stesso, non sodale, potrebbe anche avere “500 amanti”. Analiticamente, l’avvocato Perillo – protagonista indiscusso della scena quest’oggi – si è poi soffermato sulle presunte estorsioni contestate e sull’episodio relativo all’Old Wild West, senza dimenticare di chiarire anche i rapporti tra Mario e Franco Trovato. In una passata udienza il maresciallo aveva infatti sostenuto che il primo non si recasse a trovare il secondo in carcere su disposizione di quest’ultimo per non attirare sospetti su di sé. Ciò verrebbe però smentito da un documento a firma del direttore del carcere di Terni, prodotto quest’oggi per documentare gli avvenuti incontri tra i due, con cadenza annua. Mancherebbero inoltre riscontri circa i teorizzati ordini impartiti “in codice” da Franco – detenuto in regime di 41bis, è bene precisarlo - tramite inusuali richieste di maglioni in cashmere in piena estate o bigliettini contenuti in libri (filtrati tra l’altro dalla censura carceraria).
Lapidario – e questa è solo una nota di colore – infine l’avvocato Perillo nel “bacchettare” il teste quando dalle evidenze ha provato a spostare il discorso sulle supposizioni: “con i magari e i forse i processi non si fanno”.
Più rapida l’avvocato Federica Scappaticci che – totalmente involontariamente – ha fatto anche emergere il “profilo delinquenziale” (chiamiamolo così) di Massimo Nasatti (si veda, l'articolo a seguire,
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La Lido di Parè srl e il bando di gara per l’aggiudicazione del Pratone sono invece – chiaramente – stati al centro delle domande poste al maresciallo Grassi dall’avvocato Enrico Giarda, difensore di Marco Rusconi, l’ex sindaco di Valmadrera che, secondo l’operante, “non è stato attendibile nei confronti dei dipendenti del comune” in riferimento proprio all’appalto finito sotto la lente del Gico. Affermazione quest’ultima che il penalista milanese ha “rigirato” con le proprie contestazioni.