Ballabio:al Mercato agricolo la festa della Pecora Brianzola. 50 i piccoli allevamenti

Giornata dedicata alla riscoperta delle tradizioni del territorio, quella di domenica 29 marzo a Ballabio: il Mercato Agricolo ha ospitato la Festa della Pecora Brianzola, razza autoctona ricca di storia e tradizione che per molto tempo ha caratterizzato la vita pastorale locale, rischiando però di scomparire alla fine degli anni '90 del Novecento.

Organizzata dall'Associazione della Pecora Brianzola in collaborazione con l'azienda agricola biologica Monte di Brianza, la festa ha promosso diverse iniziative, tra cui la presentazione di alcuni esemplari tipici e una dimostrazione di tosatura manuale che ha catalizzato l'attenzione dei più piccoli ma anche dei genitori incuriositi. Per tutta la giornata all'interno del Mercato Agricolo sono stati esposti prodotti con marchio esclusivo derivati dalla lavorazione della lana di Pecora Brianzola, mentre presso lo stand dell'Associazione è stato possibile avere notizie storiche sull'origine della razza, sulla situazione attuale dell'allevamento e sull'importante ruolo dell'ovino autoctono per il mantenimento del territorio.

Di alta statura, profilo montonino e vello di purezza quasi assoluta, la Pecora Brianzola si contraddistingue per grande resistenza, robustezza e prolificità, essendo i parti plurigemellari nella norma. Descritta già in alcune riviste settoriali degli anni '30 con le caratteristiche morfologiche che si possono riscontrare negli esemplari di oggi, in un articolo del 1942 veniva considerata meritevole di diffusione per l'allevamento semi-stallino, poiché "in fatto di nobiltà la Brianzola viene subito dopo la Frisona".

Così alla fine degli anni '90 gli esemplari di Pecora Brianzola ammontavano solo a poche decine, allevati principalmente nella zona del Monte Cornizzolo e dell'Erbese: è da questo piccolo numero che ha preso piede l'azione di recupero portata avanti dall'associazione omonima con il sostegno della Comunità Montana del Lario Orientale. "L'"Associazione della Pecora Brianzola" è nata nel 1998 per volontà di alcuni appassionati allevatori e della Comunità Montana con lo scopo di salvare questa razza che era ormai in via d'estinzione. Poi in diverse tappe siamo riusciti a recuperare, reintrodurre e valorizzare la nostra Pecora" ha spiegato il presidente del sodalizio, Pasquale Redaelli, ricordando anche l'attenzione mediatica ricevuta da "Melaverde", la popolare trasmissione televisiva condotta da Edoardo Raspelli che nel 2007 ha dedicato alcune riprese all'operazione di recupero della razza nostrana.

"Al momento siamo arrivati a circa 50 allevamenti, come da tradizione per la maggior parte di piccole dimensioni, per un totale di 1.200 capi tra Monza-Brianza, Como e Lecco. Si tratta però sempre di un animale a bassissima diffusione, se si pensa che 1.200 capi non sono nemmeno la metà di un tipico gregge transumante delle valli bergamasche
- ha continuato il presidente Redaelli - Queste cifre però hanno scongiurato il rischio di estinzione stringente, e la nostra azione è ora improntata alla salvaguardia: lo scopo è tenere vivo questo allevamento unico e irripetibile, legato al territorio della Brianza e alle sue genti."

È questa la sfida raccolta dall'Associazione che, con il progetto "Vivilana", da una decina di anni a questa parte ha messo in piedi una piccola ma completa filiera di lavorazione. Dalla tosatura si passa a raccolta, lavaggio, filatura e tessitura per arrivare alla commercializzazione del prodotto finito con il marchio omonimo.

"La caratteristica di quasi tutte le lane italiane è che, avendo un diametro compreso tra i 30 e i 32 micron rispetto ad esempio ai 20 micron della lana merino, risultano leggermente più "ruvide" - ha commentato Claudio Febelli, socio della cooperativa Rea di Monza e tra i promotori del progetto "Vivilana" - questa è una delle ragioni per cui si è man mano abbandonato questo tipo di allevamento fino al rischio di estinzione. L'industria poi, richiedendo grossi quantitativi, difficilmente valorizza le lane autoctone e di nicchia. Proprio per questo l'Associazione, in collaborazione con la Coop. REA,  si sta impegnando nella valorizzazione di questo prodotto, realizzando articoli al 100% in "lana di Pecora Brianzola".


Il risultato sono cappelli in feltro, plaids, tessuti, abbigliamento con i modelli della tradizione pastorale lombarda come tabarri, giacche e gilet, che si possono trovare in mercati e mercatini di varie località del territorio brianteo e occasionalmente in fiere di settore a livello nazionale


 L'Associazione continuerà la sua opera di salvaguardia e promozione per favorire ulteriormente la diffusione e l'allevamento di questo animale che tramanda tanta parte della tradizione contadina del territorio, ma la difficoltà al momento è quella di trovare nuovi allevamenti e nuove leve. "Sono partito con l'allevamento della pecora brianzola nel '98 e ancora oggi, dopo parecchi anni, sono soddisfatto - ha testimoniato Gaetano Galbusera, allevatore di Suello - è un po' più piccola della bergamasca ma è mansueta e redditizia, partorendo come minimo due gemelli. Essendo una specie registrata, molti potenziali allevatori fanno resistenze credendo di andare incontro a chissà quali difficoltà burocratiche, ma in realtà non ce ne sono di particolari; anzi, si può anche usufruire di un contributo europeo per la salvaguardia della biodiversità."

"Questo la renderebbe appetibile ad esempio per la realtà in espansione degli agriturismi, che dovendo per legge tenere degli animali avrebbero l'occasione di coltivare una razza autoctona rinsaldando il legame con la natura tipica del territorio, che dovrebbe essere il loro punto di forza" ha concluso il presidente Redaelli.

Per approfondire l'argomento e contatti: http://www.pecora-brianzola.it/
Elena Toni
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