Insoliti a km zero/7: nella vigna di Katia a Primaluna nasce il 'Nisciola'
È iniziato tutto quasi per scherzo, e ora è la sua attività. Era il 2014 quando la valsassinese Katia Maroni, incoraggiata da amici produttori di vino, decise che era arrivato il momento di “provarci”, e nel mese di febbraio mise a dimora ben 2.700 viti, equamente suddivise tra Chardonnay, Sauvignon e Pinot Nero. Ed è proprio "imitando" gli amici dell’azienda agricola Santa Croce di Montevecchia - da cui prende tuttora ispirazione - che nel suo terreno di fronte a casa, a Primaluna, è nata la sua vigna.
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Nel 2018, poi, giunge finalmente il momento della tanto attesa vendemmia, da cui si ottengono 300 bottiglie: nasce così il Nisciola, nome non scelto a caso ma legato alla zona dove viene prodotto. A Primaluna, infatti, si assiste in alcuni giorni a un particolare fenomeno chiamato appunto “Nisciöla”: grazie alla particolare conformità della Grigna, il sole appare per alcuni minuti dopo il primo tramonto attraverso lo Zapel, e attraverso quel "buco" i raggi creano una forma che ricorda una nocciola.![nisciola__5_.jpg (203 KB)](/public/filemanager/pub_files/2023/Novembre/nisciola__5_.jpg)
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La 55enne Katia, che per oltre 30 anni si è occupata di segreteria, prima in uno studio di commercialista e poi nell’azienda di famiglia, è dunque riuscita nel suo intento: quest’anno ha prodotto 800 bottiglie di vino, nonostante un minore quantitativo di uva. Il suo desiderio adesso è quello di aprire una saletta da degustazione, magari diversificando l’offerta dato che attualmente la vinificazione porta a una sola tipologia di bianco. ![nisciola__10_.jpg (86 KB)](/public/filemanager/pub_files/2023/Novembre/nisciola__10_.jpg)
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“Nelle annate favorevoli vorrei puntare su vini in purezza di Chardonnay, Sauvignon e, sarebbe un sogno, Pinot Nero” racconta Katia, sicuramente soddisfatta della sua scelta e certa che tra qualche anno i suoi clienti potranno degustare il Nisciola a Primaluna e, perché no, magari anche ammirare il fenomeno da cui il vino ha preso il nome.
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Katia Maroni
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Il quantitativo di vitacee piantumate può sembrare esagerato, come inizio di una "prova", ma ciò è dovuto “innanzitutto al fatto che per avere un raccolto la pianta ha bisogno di raggiungere almeno i quattro anni di età – spiega Katia -. E poi ho voluto provare "in grande", perché per i primi tempi il raccolto non è mai abbondante, quindi per riuscire a produrre del vino non si poteva fare diversamente". ![nisciola__3_.jpg (227 KB)](/public/filemanager/pub_files/2023/Novembre/nisciola__3_.jpg)
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La Nisciöla
M.A.