Bellano: installazioni a cura degli alunni contro la violenza sulle donne

Sono 105 le vittime di genere femminile registrate in Italia dall’inizio dell’anno, pari al 35,8 % degli omicidi: praticamente, una vittima su tre è una donna. Donne che la maggior parte delle volte si fidano ciecamente dei propri compagni che si trasformano nei loro carnefici, abituandosi quotidianamente a sentirsi giudicate, “non all’altezza”, “fuori luogo”, con frasi che spesso vanno a sminuire ciò che sono, il loro essere parte del mondo tanto quanto gli uomini. 
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Proprio su queste frasi, l’Istituto Comprensivo "Mons. L. Vitali" di Bellano, con le classi dell’ultimo anno della Scuola secondaria di primo grado, ha avviato un progetto, prima incontrando alcune volontarie di "Telefono donna Lecco" che hanno spiegato loro come operano all’interno dell'associazione, cercando innanzitutto di prevenire la violenza, divulgando una cultura dell’uguaglianza e successivamente intervenendo a sostegno delle donne maltrattate - e poi realizzando alcuni pannelli informativi che vanno ad analizzare soprattutto le frasi "da non dire", perché possono sminuire una persona.
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I ragazzi hanno poi riportato su alcuni cartelloni espressioni "maschiliste”, ragionando poi, sempre supportati dai docenti, su cosa sia “l’amore, quello vissuto da persone che veramente tengono al bene di chi sta loro accanto”. 
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Le installazioni, terminate questa mattina, sono poi state posizionate all’esterno dell’Istituto, ben visibili al passaggio di quanti transiteranno di fronte alla scuola stessa e potranno percepire in maniera ben chiara il messaggio lanciato da questi giovani, giustamente educati alla non violenza e alla creazione di relazioni positive e paritarie. Messaggi ben chiari, accompagnati anche da un cuore rosso con una crepa profonda, rimarginata solo in parte, a significare che l’amore riposto in una persona è stato deluso da alcuni comportamenti e che solo grazie a un cerotto, che metaforicamente unisce le due zone lacerate, è parzialmente guarito. 
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Ciò che ha destato molto stupore tra le insegnanti, dopo aver visto i lavori degli alunni, è stata una frase, attaccata sui cartelloni, che recita “Era un bravo ragazzo”: l'idea era sorta ancor prima dell’omicidio di Giulia Cecchettin, che ha poi portato alla ribalta questa espressione che già quotidianamente risuona nei telegiornali e che certamente ai giovani bellanesi, capaci di anticipare i tempi, ha fatto pensare come le apparenze alcune volte possano ingannare e il "bravo ragazzo" possa diventare un assassino.
M.A.
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