PAROLE CHE PARLANO/153

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Bucato

Una parola dai diversi significati, ma che scopriremo agiscono nella stessa area semantica.

Se facciamo riferimento ai panni che necessitano di essere lavati, ecco che fare il bucato è l’espressione che usiamo più spesso. Tuttavia, anche i panni stessi vengono definiti bucato, sia prima sia dopo il lavaggio. Un termine davvero strano, la cui probabile origine è dal francone būkōn, fare il bucato, immergere in particolare in lisciva di faggio.

D’altra parte, bucato è il participio passato del verbo bucare, per cui un oggetto che presenta dei fori è decisamente bucato. Ho una gomma bucata afferma chi si ritrova con una ruota sgonfia; purtroppo, viene definito così il drogato e bucarsi è l’atto di chi si inietta la droga. Il suo significato è chiaro, ma la sua etimologia è incerta.

Ma come è possibile che esista affinità fra due termini, identici, ma con significati così differenti? Di certo, salvo incidenti, i panni non si bucano durante il lavaggio, tuttavia esisteva nel passato una pratica a cui possiamo far risalire la spiegazione. Abbiamo parlato della lisciva, derivata dalla cenere della legna; ebbene, era uso mettere i panni in un mastello che possedeva un buco sul fondo chiuso con un tappo. Al di sopra, si stendeva una stoffa bucherellata, attraverso la quale veniva fatta colare lentamente la lisciva già disciolta nell’acqua. Passato il giusto tempo, si toglieva il tappo e veniva eliminata l’acqua. Dal mastello e dalla stoffa bucati, il termine è passato direttamente alla biancheria che veniva lavata in questo modo.

Rubrica a cura di Dino Ticli
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