Sette ore d'attesa - in compagnia - poi l'arrivederci a Brivio

Virginio Brivio
Con l'inseparabile zainetto in spalla, Virginio Brivio, "scortato" ai consiglieri Antonio Pattarini e Alberto Invernizzi (a sua volta teste) ha fatto ingresso in Tribunale, puntuale, poco prima delle 9.30. Adducendo un impegno di lavoro, il viceprefetto Stefano Simeone, "battendo tutta la concorrenza", ha chiesto e ottenuto di venir escusso per prima, monopolizzando una buona fetta della mattinata. Sono poi sfilati dinnanzi al collegio altri sei testi con Silvia Ghezzi (che ha allontanato da sé ogni sospetto circa l'ipotizzato scambio di voti in favore di Mariolina Maioli, candidata nel 2011 alle elezioni di Milano) ultima ad essere chiamata, intorno alle 16.30 quando il dottor Manzi, guardando l'orologio, ha preferito mandare a casa il sindaco, immaginando che il suo racconto porterà via più tempo di quanto ne rimanesse in coda a una giornata già intensa. Sette ore di attesa, dunque, prima dell'imbarazzato "arrivederci", sette ore nelle quali nell'Aula del primo piano del Palazzo di Giustizia hanno "messo la testa" non solo i già citati Pattarini e Invernizzi ma anche il consigliere democratico Salvatore Rizzolino (stoico nell'essere rimasto dall'inizio alla fine) e quello di Appello per Lecco Giorgio Gualzetti, il portavoce di quest'ultima civica Corrado Valsecchi e il presidente del consiglio comunale Alfredo Marelli che - chi solo per un attimo, chi per ore - hanno trovato posto in fondo all'aula insieme ai - forse meno numerosi del solito - parenti degli imputati e ai ragazzi di Qui Lecco Libera che, come facilmente immaginabile, erano lì anche (e soprattutto) per il sindaco Brivio. "L'evento" è rinviato di tre giorni, stessa ora, stessa sede.
A.M.