Lecco perduta/408: Giovanni Pozzi, garibaldino, diventa presidente del CAI Lecco

La costituzione ufficiale della sezione di Lecco del Club Alpino Italiano è avvenuta il 22 maggio 1874: è stato eletto presidente l’abate Antonio Stoppani, noto geologo nativo nel cuore del vecchio borgo di Lecco, l’antica piazza del Mercato, ora piazza XX Settembre. Alla vice presidenza venne nominato Giovanni Pozzi, noto medico ed appassionato alpinista, residente nell’allora Comune di Acquate. Stoppani era già presidente della sezione milanese del CAI e declinò l’incarico.
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Antonio Stoppani

Il dott. Giovanni Pozzi assunse la presidenza del nuovo gruppo con 15 aderenti. La direzione generale di Torino del CAI riconobbe ufficialmente la sezione di Lecco il 30 giugno 1874. Pozzi sarà presidente per nove anni sino al 1883, quando subentra Attilio Bolla, che rimane però in carica un solo anno; nuovo presidente diviene Guido Ghislanzoni.
La presidenza di quest’ultimo terminerà nel gennaio 1888: nell’assemblea del 29 gennaio dello stesso anno Giovanni Pozzi ritorna alla guida del CAI.
Pozzi era stato rieletto presidente del CAI Lecco dopo 14 anni in quella sezione che lo aveva visto primo responsabile dopo le immediate dimissioni di Antonio Stoppani. Il destino volle, però, che la seconda presidenza Pozzi fosse di brevissima durata: il 20 ottobre 1889, infatti, il medico moriva nella sua casa di Acquate, a soli 39 anni.
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Giovanni Pozzi

La figura del dottore alpinista è rimasta viva nelle pagine di storia locale, non solo come fondatore e presidente della sezione lecchese del CAI, ma come cittadino e patriota, uomo di cultura e di studio. Si era arruolato a 16 anni, nel 1866, come volontario nelle formazioni garibaldine della 3^ guerra di indipendenza. Un fratello maggiore, Ernesto, nato nel 1843 era già stato con Garibaldi. Pozzi si era laureato nell’università di Padova e nell’importante città veneta avrebbe potuto rimanere per la sua carriera professionale. Non volle, però, abbandonare le sue montagne, il suo Resegone, il suo piccolo Comune ricco di memorie manzoniane, il paesaggio di Lecco che tanto ammirava.
E’ stata questa passione, unita a quella dei monti, a spingere Pozzi a scrivere nel 1883 la “Guida delle Prealpi di Lecco” e l’anno successivo “Cenni storici di Lecco e Barra”. Coloro che anche nel secolo Novecento hanno voluto riscoprire un ruolo storico della città, delle sue vicende, dei suoi personaggi più illustri, si sono tante volte richiamati alle pubblicazioni di Giovanni Pozzi.
“Lettore! Non dubitare che abbia sognato o sogni di aver scritto delle grandi novità – sottolineava nell’introduzione – ma invece feci come l’ape che succhia dai vari calici il nettare per fare il miele; feci a mo’ della formica che raccoglie l’alimento pel verso e mi studiai di raggranellare le scarse notizie in un volume, aggiungendo ad esse qualche illustrazione da altri negletta”.
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Le vette del Resegone con la Punta Pozzi

Il ricordo di Pozzi rimane vivo anche sulle montagne. Proprio la sezione lecchese del CAI, a sua memoria, ha voluto dedicare una vetta delle singolari “guglie” lungo la cresta del monte Resegone: guardando alla montagna è la quarta a sinistra, partendo dalla punta Cermenati che è la più alta, dove si trova la grande croce giubilare del 1925 ed il sottostante rifugio Azzoni della SEL.
Con la scomparsa di Pozzi, nel 1889, si concluse praticamente il primo ciclo storico della sezione lecchese CAI, che si era allungata con le presidenze Pozzi, Bolla, Ghislanzoni ed ancora Pozzi.
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I presidenti del CAI Lecco nell'Ottocento

Un ciclo locale terminava mentre l’alpinismo nazionale registrava profonde trasformazioni: le lancette del tempo hanno scandito, ormai, la fine dell’alpinismo classico e segnano lo spuntare di quello moderno. Sono arrivati i “grandi” delle vette, le famose guide alpine che lasciano aloni di leggenda intorno alle loro imprese. In quel periodo è divenuto famoso Emilio Rey di Courmayeur, protagonista di escursioni eccezionali lungo tutta la catena alpina, dal Bianco al Bernina. Troverà tragica fine nel 1895 sul Dente del Gigante.
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Mario Cermenati

Pozzi riposa nel cimitero della sua Acquate. La consorte ed i figli hanno voluto sulla tomba la seguente epigrafe “A Giovanni Pozzi, dottore, fisico, chirurgo valente, strenuo alpinista, difensore dei diritti del popolo con le armi, con la penna, padre, amico, marito insuperabile”.
A.B.
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