In viaggio a tempo indeterminato/318: la tribù delle montagne

Incontriamo il "Popolo delle montagne" nelle "Terre irraggiungibili".
Sì, credo che potrebbe essere questa la frase perfetta per riassumere quello che sto per raccontare.
Si tratta di una delle ultime avventure che abbiamo vissuto a bordo di Gioconda, la moto che ci ha degnamente accompagnato nei nostri 3 mesi di viaggio in Vietnam.
Parlo di "ultime avventure" perché, pochi giorni dopo aver vissuto in un mondo parallelo, abbiamo venduto la nostra due ruote, in preparazione di una nuova tappa del viaggio.
Ma andiamo con ordine...
Abbiamo raggiunto Mu Cang Chai nel pomeriggio quando il sole stava per scomparire dietro le altissime montagne.
Il viaggio fin lì non era stato semplice ma ci aveva regalato dei paesaggi incredibili.
Mai avrei pensato nella mia vita di superare un passo di montagna con una moto 110cc (che poi io la chiamo moto perché mi sono affezionata, ma direi che è più uno scooter!).
Eppure la nostra fidata Gioconda, lentamente ma costantemente, ci ha portato in alto e con il sole in faccia ci siamo goduti la vista che solo certe altitudini sanno regalare.
Non è difficile capire perché questa zona era chiamata la "terra irraggiungibile". Prima della costruzione della tortuosa strada che porta fino qui, i villaggi di questa zona erano completamente isolati e raggiungerli significava imbarcarsi in giorni di cammino.
Mu Cang Chai, tra i terrazzamenti di risaie e gli alti picchi, si trova proprio qui nel nord ovest del Vietnam e nonostante sia adesso "semplice" raggiungerla, è rimasta rifugio e custode delle tradizioni di una antica popolazione.
Si tratta dei Hmong, una minoranza etnica proveniente dal sud della Cina, che abita queste terre da secoli.
I Hmong hanno una loro lingua, tramandata principalmente per via orale e non scritta, una loro religione e una loro cultura.
Sono chiamati il "popolo della montagna" perché sono esperti conoscitori dei territori montuosi dove si sono insediati.
È a loro che va il merito per i capolavori che si possono ammirare in queste zone: le terrazze di riso.
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Lo ammetto, sono sempre un po' sospettosa quando arriviamo in un villaggio e vedo le persone indossare abiti tradizionali. Sarà che nel corso degli anni in viaggio sono rimasta più volte scottata da situazioni simili. Parlo di quei casi in cui pensi di essere appena capitato in un luogo autentico e reale e invece ti rendi conto che tutto è stato architettato solo per i turisti. Penso, ad esempio, alle "donne giraffa" in Thailandia che indossano degli anelli al collo solo ed esclusivamente per fare spettacolo per i turisti. O, forse peggio ancora, ai bambini in certe zone del Messico che vengono obbligati a vestire con abiti tradizionali solo perché così ricevono più soldi dai turisti. Si tratta di una realtà diffusissima in molte parti del mondo ed è per questo che quando siamo arrivati a Mu Cang Chai, e ho notato le prime donne vestite con abiti tradizionali, ho storto un po' il naso.
Il mio scetticismo, però, è durato davvero molto poco e i motivi sono stati due.
Il primo è che mi sono resa conto che le gonne a plissé e i copricapi con i ciondoli sono venduti al mercato e non come souvenir ma come capi di abbigliamento.
E il secondo motivo è che ho visto moltissime donne indossarli nelle più svariate circostanze: mentre lavorano nei campi, mentre cuciono davanti casa, mentre vendono erbe e verdure al mercato.
È in quei momenti che ho capito che quella che stavo osservando non era una "recita" ma il tentativo di mantenere viva e presente una cultura che la modernità potrebbe facilmente far scomparire.
Sì perché quella dei Hmong non è mai stata una vita semplice. Vivere tra queste montagne, in un ambiente così aspro e duro, è sicuramente un'impresa complessa.
E lo sforzo e la fatica si leggono chiaramente sui volti segnati delle donne più anziane e sulle mani rugose e ruvide delle giovani ragazze che portano i bambini sulle spalle.
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Ma i Hmong nella loro storia sono sempre stati un popolo fiero e combattivo che ha cercato di fare il meglio con le risorse che possedeva.
Un popolo che ha mantenuto vive moltissime delle sue tradizioni, proteggendole gelosamente dal passare del tempo.
Ho letto molto in questi giorni su questa etnia e ci sono alcuni dettagli che mi hanno colpita particolarmente.
Il primo riguarda la religione e la medicina.
La tradizione religiosa affonda le sue radici nel Buddhismo, ma anche nel Taoismo e nel Confucianesimo, mischiate a credenze animiste.
L'uomo più anziano della famiglia è il "sacerdote o sciamano" e guida le cerimonie religiose che in genere prevedono offerte di cibo o sacrifici di animali per tener lontano gli spiriti malvagi.
Anche la medicina è in un certo senso vista come una pratica religiosa. Per via dello stretto legame che i Hmong hanno con la natura, le cure sono basate sull’uso di erbe ed infusi che vengono sapientemente somministrati dallo sciamano.
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Il secondo aspetto che mi ha incuriosita è quello che riguarda la figura della donna. Tra queste montagne, infatti, sono proprio loro a svolgere i lavori più faticosi, tanto che spesso ci siamo trovati a chiederci "ma gli uomini, in questo Paese, cosa fanno?".
Le ragazze sono generalmente molto belle con lineamenti gentili raffinati. Ma la bellezza dura poco, quindi uno dei canoni per la scelta della moglie è quanti secchi d'acqua pieni una ragazza riesce a portare.
Questo è un indicatore di quanto sarà in grado di sopportare le difficoltà della vita nei campi.
Ah tra l'altro il fidanzamento tra i Hmong avviene con un rito molto insolito.
La coppia prima delle nozze scompare per 3 giorni nella foresta. Se quando torna tutto è andato bene, il fidanzato si può presentare alla famiglia della sposa, al contrario invece, non si farà nessun matrimonio.

Lo so, lo so leggendo di queste e altre tradizioni anche io mi sono chiesta: "Ma davvero nel 2024 esistono ancora realtà così?" Oggi si parla di intelligenza artificiale, di viaggi nello spazio come fossero crociere, di macchine che si guidano da sole... e nello stesso identico piccolo Pianeta convivono realtà così diverse.
Non voglio ora dire quale sia meglio e quale sia peggio, credo che ci siano pro e contro in entrambe.
Ma mi affascina moltissimo sapere che in un angolo sperduto tra i monti vietnamiti c'è chi vive in un modo che noi abbiamo dimenticato ma che in fondo fa parte anche delle nostre di origini.

Concludo, lasciando il link al video della nostra esperienza tra questa popolazione a cui abbiamo fatto una domanda, spinti dalla curiosità e per avere un elemento più "terra terra". Non per giudicare ma per conoscere, capire e spiegare meglio certe dinamiche.
Viaggiare in fondo serve a questo,no?
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Angela (e Paolo)
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