Curare i tumori, preservando il cuore. Al 'Manzoni' avviato l'ambulatorio di Cardioncologia. Attesi 200 pazienti l'anno

Sono i numeri a certificarne il bisogno. Dall'avvio, lo scorso settembre, dell'ambulatorio dedicato - due mercoledì al mese - sono stati visti oltre 40 pazienti diversi che già hanno sviluppato un problema o sono considerati a rischio. Nell'arco di un anno, si stima di arrivare a 150-200 persone prese in carico, a fronte di 2.000 nuovi malati oncologici o con patologia onco-ematologica tra i due presidi dell'ASST di Lecco

Del resto il conto è presto fatto: "mediamente il 10% dei nostri pazienti, può necessitare quantomeno di un loro intervento" argomenta il dottor Antonio Ardizzoia, Direttore del Dipartimento Oncologico, in riferimento alla Cardiologia diretta, al Manzoni, dal collega Andrea Farina
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Il dottor Andrea Farina, direttore della Cardiologia dell'Ospedale Manzoni e il dottor Antonio Ardizzoia, direttore del Dipartimento Oncologico dell'ASST di Lecco

Come già in altre realtà ospedaliere, anche in via dell'Eremo si sta strutturando la Cardioncologia, ambito emergente che, per semplificare, si prefigge di proteggere il cuore durante la cura del cancro. Ma anche di mettere a punto terapie preventive - in caso di per esempio di disfunzione ventricolare o aritmie – per ridurre la tossicità dei trattamenti antitumorali e minimizzare così il rischio di sospensione della terapia. 

Ad oggi, il riferimento per l'ambulatorio - che non si occupa chiaramente di esami di screening, per il quale è da sempre attivo un altro percorso - è il cardiologo Giuseppe Uccello. 

Mammella, polmone e "sangue", i tumori prevalentemente affrontati con trattamenti potenzialmente cardiotossici. E non ci si riferisce solo alla (ancora temuta, per i tanti, evidenti, effetti collaterali, a cominciare dalla perdita dei capelli) chemioterapia. Ma anche le terapie biologiche utilizzate per ostacolare la crescita e l'evoluzione di diverse neoplasie, l'immunoterapia o la "target therapy" possono ingenerare problematiche cardiache. Anche in considerazione di un mutamento della popolazione di riferimento. I pazienti oncologici, infatti, hanno una prospettiva di vita più lunga, anche grazie alla sempre maggior efficacia dei trattamenti stessi, convivendo per anni se non con decenni, con la loro patologia, in una presa in carico, da parte dell'Oncologia, che diventa un “avere in cura” per un ampio arco temporale. In tale contesto, spiegano Ardizzoia e Farina, la razionalizzazione del percorso e l'ottimizzazione delle risorse, attraverso la collaborazione tra l'Oncologia e le altre specialità, in questo caso la Cardiologia, va a tutto vantaggio dei clinici, ma anche dei pazienti non lasciati in balia della necessità di provvedere da soli, all'insorgere di un problema “di cuore”, a scegliere a chi rivolgersi e a fissare poi gli appuntamenti. 

Accedono, poi, alle cure pazienti sempre più anziani e dunque anche quella fetta di popolazione over 75 che, fino a qualche anno fa, ne era in qualche modo esclusa, soprattutto in caso di comorbità e dunque in presenza sì di un tumore ma anche di una cardiopatia. Condivisione, sviluppo culturale coordinato e bilanciamento qui fanno dunque la differenza, evitando di perdere chance significative nel trattare pazienti già “della Cardiologia” divenuti poi anche “dell'Oncologia”. Una gestione condivisa che – ambulatorio a parte – diventa essenziale “in acuto”.

Di Cardioncologia, da più punti di vista, si parlerà ora il prossimo 13 aprile in un convegno organizzato proprio dall'ASST di Lecco all'ospedale Manzoni: “Cuore e Tumori: un dialogo possibile” il titolo, dell'incontro che coinvolgerà quali relatori e moderatori svariati professionisti di Cardiologia e Oncologia, due strutture di “peso”, che, da sole, assorbono un buon 70% delle patologie.
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A.M.
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