Lecco perduta/420: Quando si diceva: Pasqua bagnata...Pasqua fortunata

Le previsioni meteo, ben lontane da essere diffuse come oggi, erano ricercate dai lecchesi di inizio secolo Novecento alla vigilia di Pasqua. Il punto di riferimento era la mole del monte Barro, oltre il lago, che non sbagliava un “colpo” con la sua “gatula”, nube bianca orizzontale che taglia le pendici, avvertendo tempo in peggioramento. Era osservata, ormai più di cento anni or sono, dai lecchesi nelle sere di vigilia pasquale, quando esistevano ancora strascichi di rivalità campanilistica fra Lecco e Castello per la vicenda multisecolare del Perdono di Papa Pio IV.
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Era al centro dell’attenzione popolare un  articolo di Uberto Pozzoli della Pasqua 1925: indicava la vecchia usanza delle lumache come, forse, l’ultima delle rivalità che furono anche aspre ed accese intorno al Perdono. “Una cosa innocente – scriveva Pozzoli – se pioveva durante la Pasqua di un anno dispari i residenti di Castello mandavano ai loro “amici” di Lecco alcune lumache; se invece pioveva in un pari erano i lecchesi ad inviare le lumache a Castello”. Insomma, per essere chiari quest’anno il Perdono spettava, essendo anno pari, a Castello, e, quindi, ai Santi Protaso e Gervaso andavano le lumache menzionate.
Sono passati tanti anni e non è certo il caso di andare a cercare lumache per l’antico Perdono; quest’ultimo non viene più celebrato a Lecco dagli anni ’50 del Novecento, mentre è ancora in vigore a Melegnano, antico feudo di Giangiacomo Medici, detto il Meneghino, fratello di Papa Pio IV.
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Il ricordo del Perdono è, però, occasione per rendere omaggio ad Uberto Pozzoli, nato a Lecco il 6 maggio 1901 e deceduto non ancora trentenne. I suoi scritti maggiori, dal 1924 al 1930,  sono stati raccolti nella pubblicazione “Frammenti di vita lecchese”, uscita nel 1932 a cura di Aristide Gilardi. La vicenda delle lumache è menzionata, appunto, in tale pubblicazione.
Nella prefazione del volume Aristide Gilardi sottolinea “Uberto era nel fervore di tanta attività quando felice della sua famigliola e tutto immerso nella sua arte, venne colto da morte a 29 anni la mattina del 13 novembre 1930. Si è spento abbattuto da una polmonite”. 3_lavandaie_lago.jpg (106 KB)La pubblicazione del ’32 raccoglie articoli scritti da Uberto per il quotidiano cattolico Italia di Milano e per la rivista culturale da lui fondata e diretta “All’ombra del Resegone”. La città di Lecco lo ricorda con l’intitolazione della biblioteca al Vallo delle Mura e nella via esistente in quartiere Castello.
Uberto Pozzoli riposa lungo il viale centrale del Monumentale di via Parini, nel tratto terminale sul lato destro. La tomba si nota con il “sasso” del sepolcro lavorato dalla scuola d’arte cristiana Beato Angelico, fondata dal lecchese mons. Luigi Polvara, nativo di Pescarenico.
Come già ricordato ad Uberto Pozzoli la città di Lecco ha dedicato la sede della biblioteca civica. Venne inaugurata il 2 ottobre 1982 quando era sindaco della città Giuseppe Resinelli. Il taglio del nastro venne effettuato dalla consorte di Pozzoli, Maria Panzeri, che era stata una delle prime donne ad entrare nel Consiglio Comunale di Lecco, nelle elezioni municipali del 1946 con l’introduzione del suffragio universale per tutti coloro con più di 21 anni di età.
Nei vari scritti in tanti anni trascorsi dalla sua scomparsa, merita di essere sottolineato quello dove si afferma “Se c’è oggi un’attualizzazione dell’impegno di Uberto Pozzoli, che diventa atto migliore per la sua deferente memoria, è quello di rammentare che non bisogna dimenticare la propria storia e questo vale in particolare per quel mondo cattolico di cui Uberto fu così valido alfiere in tempi difficili”.
Carlo Erba, vice sindaco di Lecco nel 1960 che aveva conosciuto Pozzoli negli anni di più intensa attività giovanile, ricordava il trentennale della morte scrivendo “Non c’erano cadreghini in vista, allora, né si poteva sperare in un possibile successo. A Lecco città, in sede politica, i cattolici contavano meno di zero. L’ultima amministrazione comunale democratica aveva una maggioranza liberal-radicale ed una minoranza socialista, nel vecchio palazzo civico Ghislanzoni di via Roma”. 
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Il “dispetto” delle lumache che ci riporta ad anni lontani e dimenticati, si accompagna al detto popolare di “Pasqua bagnata”, perché la tradizione voleva che al suono festoso delle campane di San Nicolò per l’annuncio della Resurrezione di Cristo vi fosse l’usanza di bagnare le palpebre con l’acqua del lago, correndo sulla riva nel tratto antistante l’attuale piazza Cermenati, sempre molto frequentato dalle lavandaie
Nei tanti articoli dedicati alla memoria di Uberto Pozzoli si può leggere “Aveva appena ventinove anni, ma ne visse cento”.
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A.B.
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