Calolzio: Fratel Fiorenzo Losa racconta la sua missione, con un nuovo obiettivo

Lo scorso dicembre è stato omaggiato, a distanza, con il Premio per la Pace istituito dai Comuni di Lomagna, Casatenovo e Sirtori alla memoria della dottoressa Graziella Fumagalli, di Madre Erminia Cazzaniga e di Suor Luisa Dell'Orto. Ieri, finalmente, è tornato a casa, nella "sua" Calolzio, dove ha colto l'occasione per ringraziare la sua comunità per il sostegno che negli anni non gli ha mai fatto mancare. In Valle San Martino, però, è solo di passaggio Fratel Fiorenzo Losa.
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Fratel Fiorenzo Losa

C'è tanto da fare a Saaba Ouagadougou, in Burkina Faso, dove si è insediato ormai più di dieci anni fa dopo aver contribuito ad aprire una scuola per bambini e ragazzi sordi, che in quanto tali sono stati abbandonati dalle rispettive famiglie e condannati a un destino di stenti e delinquenza: circa 160 in totale i giovanissimi accolti (di cui oltre un centinaio udenti, ma comunque ai margini della società), per cui è stato progettato un percorso educativo e formativo per aiutarli a recuperare innanzitutto autostima e serenità psicologica, nonchè a trovare un po' di affetto da parte di adulti che, contrariamente alla mentalità africana, sono disposti a mettersi al loro "livello", a giocare con loro e a farli sentire protetti.
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Con i "suoi" bambini

Quinto di otto fratelli, nativo di Torre de' Busi prima del trasferimento a Calolzio, Fiorenzo Losa è missionario della Congregazione dei Pavoniani da oltre vent'anni. "Ho cominciato nel 2001 in Eritrea, che allora si era appena scissa dall'Etiopia. Il mio intento iniziale era quello di aprire una scuola di grafica, sfruttando il mio indirizzo di studi, ma nell'arco di quindici giorni dal mio arrivo vennero chiuse tutte le tipografie private, per via della situazione di incertezza in cui versava il Paese" ci ha raccontato il religioso domenica, prima dell'incontro organizzato all'oratorio di Foppenico a cui sono intervenuti anche il vice sindaco di Calolzio Aldo Valsecchi, l'Arciprete Giancarlo Scarpellini e il parroco don Antonio Vitali.
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"Sul posto, nel mentre, non fu difficile rendersi conto delle condizioni dei ragazzi di strada: dopo alcune esperienze con loro, nel giro di pochi mesi ha quindi avuto inizio il progetto della casa-alloggio, per garantire loro un minimo di formazione. Inizialmente avevamo con noi una quindicina di giovanissimi, divenuti più di 850 in soli sette anni, seguiti da varie "squadre" di educatori e volontari formati ad hoc per coinvolgerli in attività ricreative, sportive e culturali. Quella realtà, inoltre, ci consentiva anche di tenere sotto controllo i ragazzi - non pochi - che uscivano dalla casa senza farvi più ritorno. Il mondo circostante, del resto, parlava di una totale miseria, con i più piccoli in strada a rubare soldi per non correre il rischio di essere maltrattati dalle famiglie".
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Sette, in totale, gli anni trascorsi in Eritrea da Fratel Fiorenzo, poi cacciato dallo Stato per ragioni politiche e sociali. "Il Governo temeva che la gente seguisse troppo i missionari" ha raccontato ancora il calolziese, la cui tappa successiva è stata il Messico. "Anche lì mi sono inserito in una casa-alloggio preesistente per ragazzi di strada, che di fatto erano le "sentinelle" dei narcos, sempre con un progetto educativo e formativo basato sul gioco e lo studio, a cui in estate si affiancava un'attività oratoriana. Se prima alcuni giovani tendevano a scappare, con il passare del tempo non volevano più andare via, trovando un ambiente sempre più rasserenato, reso tale da educatori molto disponibili ed efficienti".
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Nel 2013 poi, per avvicinarci sempre di più al presente, l'approdo in Burkina Faso e la presa in carico, come anticipato, anche di un'utenza diversa, rappresentata da bambini e ragazzi dai 5 ai 18 anni sordi, insieme ad altri udenti. Una sfida importante per Fratel Fiorenzo, che ora - come è stato raccontato lo scorso a dicembre a Lomagna, in occasione della consegna del Premio per la Pace - punta a realizzare un nuovo centro nella zona nord della capitale Ouagadougou che contempli anche laboratori professionalizzanti, al fine di dare ai ragazzi uno sbocco lavorativo che li inserisca nel tessuto socio-economico del Paese.

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Ci lavorerà sicuramente, il calolziese, forte del "carico" di affetto ricevuto in questi giorni e ancora più consapevole che la Valle San Martino continuerà ad essere al suo fianco, anche a distanza. A tal proposito, con tutta probabilità a breve saranno organizzate nuove iniziative ad hoc sul territorio, a cui sarà possibile partecipare per sostenere concretamente, come già in altre occasioni, la sua opera missionaria in Africa.
B.P.
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