Lecco: attimo dopo attimo i passaggi che hanno trascinato a giudizio Sorrentino e Castagna raccontati dalla 'GdF' in Aula

L'arrivo in Tribunale di Sorrentino e Castagna
il giorno della convalida del loro arresto
il giorno della convalida del loro arresto
Ad aprire le danze - dando l'impressione al pubblico presente in Aula di aver condotto un'indagine assolutamente accurata con il contenuto delle intercettazioni telefoniche supportato anche da "ambientali" non solo audio ma perfino video nonché da servizio di osservazione - è stato il maresciallo capo Gerardo Fischetti in forza al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecco che, passaggio dopo passaggio, nella sua lunga deposizione, ha ripercorso l'intera inchiesta partita il 17 febbraio 2014 con la denuncia presentata dal lecchese Marco Rota. Quest'ultimo - giudicato a suo tempo dagli operanti assolutamente attendibile in virtù anche di riscontri oggettivi a quanto dallo stesso sostenuto e rivelatosi poi estremamente collaborativo nel corso dell'attività investigativa, integrando per ben tre volte la querela sporta - raccontò dell'incontro avuto con il proprio legale, l'avvocato Giovanni Minervini, già sindaco di Pagnona, membro del direttivo provinciale del PdL e rappresentate legale della Seruso, come precisato dal finanziere, nel corso del quale, in un bar, "lontano da orecchi indiscreti" gli sarebbe stato proposto di "addolcire" l'iter tramite la corresponsione di "cioccolati". L'effettivo passaggio del denaro pattuito - 2.500 euro in 25 banconote da 100 euro - sarebbe avvenuto il 9 aprile all'interno dello studio di via Nazario Sauro, a Lecco, condiviso dal civilista con altri due colleghi e, nello specifico, come documentato dalle microspie con registrazioni audio e video, nel corridoio con Minervini che avrebbe poi detto al proprio cliente: "noi per telefono non ci diciamo niente", ben conscio del terremoto che, proprio in quei giorni, stava già scuotendo la città con i dieci arresti di Metastasi. E di aver intascato i soldi, l'avvocato l'avrebbe riferito anche alla propria segretaria, la signora Barbara Orio: "non sono miei, sono di Marco Rota" avrebbe infatti raccontato alla donna. "Adesso passo da Sorrentino e mi metto in contatto". E ancora - il tutto registrato - "Chiederò a Francesco dimmi tu quanti vanno dati e quanti restano qui".

Giovanni Minervini, Maurizio Castagna e Francesco Sorrentino
Sorrentino, quello stesso giorno rientrerà nella propria abitazione - la villa ora posta sotto sequestro preventivo allargato - solo in serata. "Pensavamo fosse finita e invece no: dal cellulare chiama casa di Castagna". Era la prima volta che ciò avveniva, almeno nel corso dell'attività investigativa. Dall'altro capo della cornetta risponde una delle figlie del geometra, assunto dal comune di Lecco nel 1984 e sempre rimasto all'Ufficio Edilizia Privata fino a diventarne responsabile con potere di firma. Quest'ultima avrebbe asserito che il padre non era presente. "Guarda gli devo consegnare un idropulsore che mi è arrivato" avrebbe sostenuto l'odontotecnico, legato, nella propria attività, anche con l'Azienda Ospedaliera locale tramite un'apposita convenzione. Verso le 20.00 esce poi di nuovo dalla sua dimora e - inconsapevolmente - riesce a seminare anche le due pattuglie dei baschi verdi dispiegate per controllarlo. Lo "riaggancia" però il finanziere posizionato invece dinnanzi alla residenza di Castagna, a Calolziocorte, che lo vede arrivare a bordo di una Renault Clio e entrare poi nel cortile dell'abitazione. "L'incontro tra i due dura una decina di minuti" e, tornando verso Lecco, Sorrentino avrebbe mandato al geometra l'sms che ha poi fatto ritenere agli operanti che la seconda cessione di denaro era avvenuta: "riferisci a tua figlia di usare l'idropulitore a velocità bassa per non massacrare le gengive". Scatta così l'accesso delle Fiamme Gialla a casa Castagna, con il responsabile dell'ufficio tecnico comunale che inizialmente sarebbe apparso "sorpreso e frastornato", esibendo 180 euro conservati nel portafogli alla richiesta degli ufficiali di mostrare loro il denaro contante nelle sue disponibilità. Avvisato poi che sarebbe stato sottoposto a perquisizione personale e domiciliare "infila la mano in tasca e tira fuori un mezzetta da 500 euro composta da 10 banconote da 50 euro, sciolte e piegate a metà". Non si tratta però direttamente dei soldi "segnati" dati da Rota a Minervini (in quel caso si trattava infatti di pezzi da 100 euro). Non trovato infine l'idropulitore di cui l'ex consigliere comunale avrebbe omaggiato il geometra: durante infatti le ricerche vengono "scovati" solo due spazzolini elettrici non nuovi, sottoposti a sequestro.
"Analoga attività viene compiuta poi da Sorrentino" ha proseguito Fischetti precisando come nella villa vennero trovate 9 banconote di quelle "ricercate" unitamente a ulteriori 5.170 euro, circostanza poi confermata dal maresciallo Massimiliano Marelli, tra gli operanti che alle 22.55 bussarono alla porta dell'odontotecnico ora a processo difeso dagli avvocati Stefano Pelizzari e Valentina Ramella. Quest'ultima divisa si è poi occupata anche della perquisizione a palazzo Bovara, rinvenendo in uno dei cassetti della scrivania in uso a Castagna (affidatosi alle sorelle Marilena e Patrizia Guglielmana), una pratica, con 20 euro pinzati, per la regolarizzazione di un filippino risultato essere stato poi un domestico proprio di Sorrentino. Trovati inoltre altri documenti riconducibili allo stesso con anche due file in evidenza sul desktop del pc del tecnico: uno nominato proprio con il nome della società intestata all'ex esponente del Carrocco, l'altro chiamato "Fra dichiarazione inizio attività" in parte già precompilato.
Tornando alla cronistoria dell'indagine, i passaggi successivi agli arresti dei due odierni imputati sono noti: il 6 maggio viene data esecuzione dell'ordinanza di applicazione della misura cautelare disposta dal gip Massimo Mercaldo nei confronti di Giovanni Minervini che già aveva mangiato la foglia, a conoscenza - tra le altre cose - che, a far partire l'attività investigativa era stato proprio il suo cliente, quel Rota di cui avrebbe detto "è un figlio di..., lo voglio morto".
E siamo così ai giorni nostri, con il processo che riprenderà il prossimo 11 giugno, con il controesame del maresciallo capo e probabilmente l'escussione proprio dell'avvocato Minervini, già condannato - dopo il patteggiamento - a una pena definitiva a 2 anni e 8 mesi.
A.M.