Maggianico, tentato omicidio al distributore: va a giudizio uno dei due imputati

Si separano le strade dei due Mohammed ritenuti responsabili del violento pestaggio subito lo scorso 20 settembre dal benzinaio di Maggianico. Il più piccolo dei due - 19 anni appena - quest'oggi è stato rinviato a giudizio dal GUP del Tribunale di Lecco Gianluca Piantadosi, mantenendo l'originaria imputazione formulata dalla Procura. Risponderà dunque di tentato omicidio (oltre che del porto, ingiustificato, del coltellino con lama da 5 centrimetri con cui avrebbe ferito l'operatore della stazione di servizio). Il suo difensore - l'avvocato Marilena Guglielmana - in udienza ha provato a ridimensionare il quadro accusatorio, chiedendo la derubricazioni in lesioni, mentre il sostituto procuratore Chiara Stoppioni ha mantenuta salda la propria posizione, con il giudice che ha poi ritenuto di mandare avanti il fascicolo senza modifiche. Il giovanotto comparirà nuovamente in Aula, il prossimo 5 giugno, per l'apertura del dibattimento, al cospetto del collegio giudicante. Sarà solo. Il suo coimputato e omonimo, chiamandosi anche lui Mohammed, invece, al momento rimane nel limbo dell'udienza preliminare. Questa mattina il suo legale, l'avvocato Laura Bosisio, ha infatti aderito all'astensione proclamata dalle toghe, portando il giudice a stralciare la posizione del 28enne, rinviando ad altro momento ogni decisione a suo carico. Ha scelto, infine, di costituirsi parte civile, rappresentato dall'avvocato Stefano Plenzik, il benzinaio o meglio l'ormai ex dipendente dell'area di servizio dopo aver lasciato quel posto di lavoro. 72 i giorni di prognosi che aveva rimediato dopo i fatti del 20 settembre.
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Quella mattina – stando all'impianto accusatorio – i due Mohammed, magrebini entrambi, si sarebbero presentati all'impianto di benzina, rendendosi protagonisti di un alterco con il ragazzo, classe 2003. Il più piccolo dei due aggressori – già gravato da precedenti di polizia risalenti a quando era ancora minorenne – avrebbe iniziato a colpire il pakistano con una serie di sberle, estraendo poi un coltello a serramanico con cui ha raggiunto la coscia della vittima, cercando di sferrare al suo indirizzo altri fendenti. Anche il 28enne avrebbe partecipato al pestaggio, brandendo una scopa usata per picchiare il malcapitato su spalle e braccia nonché per mandare in frantumi il suo cellulare, impedendogli dunque di registrare ciò che stava accadendo e di chiedere aiuto. Riuscito a uscire dall'ufficio, il pakistano, poi, sarebbe stato nuovamente percosso dal 19enne, utilizzando un alzatombino, fino a rimediare ferite anche al volto e contusioni varie. 
Una vicenda che ora, almeno per il più giovane dei due imputati, verrà compiutamente sviscerata in Aula. In attesa del giudizio, resta invariata la posizione dei due Mohammed: ai domiciliari con il braccialetto elettronico il più piccolo, in stato di libertà l'altro.
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