Chiamata da banca e Questura per 'schivare una truffa' finisce per farsi fregare 25.000 euro

Una bellanese ha mangiato la foglia e ha schivato la fregatura. Del resto, era già rimasta scottata lo scorso anno quando si era trovata vittima di un altro raggiro. Ha invece seguito per filo e per segno le istruzione ricevute una doriese, finendo per farsi spillare la bellezza di 25.000 euro. Del resto la truffa in cui è incappata era confezionata ad arte, tanto che chi l'ha orchestrata sembrerebbe essere riuscito ad avere accesso alle sue movimentazioni bancarie e a far credere di telefonare direttamente non solo dall'Istituto di credito “custode” dei risparmi della famiglia della donna ma, anche, poi, dalla Questura di Lecco.  
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La prima chiamata risale alle 9.35 di mercoledì 28 maggio. Le squilla il cellulare ed il numero che appare sullo schermo sembrerebbe essere quello della sede centrale della sua banca. Dall'altro capo un sedicente funzionario che si presenta con nome e cognome. “Mi chiedeva – racconta la vittima stessa - se quella mattina avessi fatto un bonifico da 15.000 euro a tal Massimiliano Parisi. Alla mia risposta negativa mi è stato detto che allora era in corso una truffa sul conto corrente intestato a mio marito ed era necessario mettere i soldi in sicurezza su un altro conto che sarebbe stato aperto appositamente sempre a nome nostro”. 
Per accreditarsi il sedicente funzionario le avrebbe anche “letto” gli ultimi movimenti sul conto, tra pagamenti e accrediti dello stipendio, come se effettivamente avesse a disposizione tali dati, parlando poi anche di una indagine – sia interna, sia della Polizia – su attività illecite presso la filiale di fiducia della doriese. A tal proposito, per rassicurarla circa ciò che stava accadendo, il presunto operatore, le ha poi anche detto che la faceva contattare direttamente dal Commissario che stava seguendo la vicenda. E così è successo, con lo smartphone della vittima tornato a stretto giro a suonare. Sullo schermo, apparentemente, un numero della Questura di Lecco. 
“L’interlocutore si è presentato come il Commissario De Angelis e mi ha spiegato che era necessario spostare i soldi su un conto aperto da loro, intestato a mio marito. Mi ha chiesto di recarmi in banca e mi ha intimato di non parlare però con i dipendenti della sede per non rischiare di incorrere nel reato di favoreggiamento. Mi ha anche detto che per assicurarsene mi avrebbero tenuta sotto controllo via telefono, a cui ero collegata con le cuffie. La telefonata è durata più di tre ore”. Un lasso di tempo nel quale, la donna, seguendo le istruzioni ricevute non solo ha spostato 15.000 euro dal suo conto a quello dei truffatori, pensando di stornare il presunto bonifico fatto a quel Parisi a lei sconosciuto, ma ha anche spostato altri 10.000 euro del figlio, per metterli al sicuro. Solo in un secondo momento, mossa dai dubbi, ha realizzato di essere stata abbindolata, mettendosi in contatto con la Questura... quella vera, dove, tra l'altro, ha scoperto che un De Angelis esiste davvero, ma – chiaramente – non si sta occupando di un'indagine sulla sua filiale bancaria. “Abbiamo preso un avvocato, Michele Cervati, che ora agirà per noi. Prego chiunque abbia subito una truffa simile alla nostra di contattarlo, per riuscire a raccogliere più dettagli possibili” l'appello della doriese, ben conscia di come chi l'ha raggirata ci stia provando ancora, visto appunto il tentativo andato a vuoto con una bellanese...
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